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Pioli, pronto un contratto per tre anni. Continuano le contestazioni, Pradè riflette

Pioli, pronto un contratto per tre anni. Continuano le contestazioni, Pradè riflette - immagine 1
I viola vogliono riportare a Firenze il tecnico emiliano, ma vanno risolti vari aspetti. Intanto Pradè...
Enzo Bucchioni Editorialista 

Proseguono i contatti fra Stefano Pioli e la Fiorentina, la sensazione è che sia l’allenatore che la società viola abbiano trovato una base sulla quale costruire l’accordo, ma ci vorrà tempo. Tempo e pazienza. Alla Fiorentina non resta che tenere aperto il canale con il tecnico emiliano, continuare a sviluppare la trattativa e aspettare l’evoluzione delle cose anche in un grande giro di tecnici che non si è ancora completato. La Juventus e l’Atalanta, tanto per dirne due, sono senza panchina, anche loro hanno Pioli fra i nomi che stanno valutando e il valzer è tutt’altro che semplice. Pioli, comunque, ha detto fin dalla prima telefonata che a Firenze tornerebbe molto volentieri, l’idea lo intriga e lo stimola. Da Firenze ha avuto tanto e dato tanto, da giocatore prima e da allenatore poi. C’è un grande legame calcistico, ma anche affettivo, cementato dal dramma vissuto per la scomparsa di Astori. Sei anni dopo Pioli tornerebbe volentieri a Firenze per riallacciare un discorso e provare ad alzare l’asticella delle ambizioni che nella sua prima esperienza coincisa con l’eclissi dei Della Valle, era molto bassa. Ci sono le condizioni giuste? Si tratta di crearle, appunto. E’ quello che si sta cercando di fare in questi giorni, ragionando a 360 gradi, trattando tutti i temi e chiarendo tutti i particolari per mettere Pioli nelle condizioni di accettare. Lui vuole lavorare al meglio, ovviamente. Vuole certezze. Da quando ha lasciato Firenze è cresciuto moltissimo, ha vinto uno scudetto, è arrivato secondo, ha fatto una semifinale di Champions. In Arabia ha allenato Cristiano Ronaldo, tanto per dirne uno. Stefano Pioli oggi è nella lista dei top-allenatori e la Fiorentina da questa base di lavoro deve partire. Gli è stato proposto un contratto triennale, la possibilità di gestire un mini ciclo. Sulle cifre si tratta. In Arabia guadagna dodici milioni, nelle ultime esperienze italiane fra i sei e i sette. Ragionevolmente si discute fra i tre e i quattro. Dopo aver sbagliato l’ultimo allenatore, la Fiorentina è consapevole che la scelta del tecnico diventa centrale, non si possono più commettere errori. Serve una persona esperta e carismatica, che conosca il calcio in tutte le sue sfaccettature, che sappia anche essere una stampella per una società in questo momento già debole di suo per la lontananza di Rocco Commisso e la scomparsa di Joe Barone, ulteriormente indebolita dagli ultimi eventi che hanno portato alle dimissioni di Palladino. Pioli è tutto questo.

In attesa di novità dall'Arabia

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Al di là del contratto si stanno prendendo in esame anche l’organico attuale, quali ruoli andare a coprire, quali giocatori confermare e quali no. Si parla pure di aspetti organizzativi, come fanno tutti gli allenatori, anche Pioli ama lavorare con un team di sua completa fiducia e qualche figura nuova la starebbe suggerendo. Come detto, il contatto è aperto e si lavora a una soluzione condivisa. Serve tempo, lo ripeto. Forse anche per un problema burocratico-fiscale legato al contratto di Pioli in Arabia. Ma non credo sia un problema se dovesse liberarsi solo all’inizio di luglio, in ritiro si va di solito verso il dieci, sui giocatori e l’organizzazioni si può parlare. La Fiorentina, ovviamente, sta monitorando anche altre situazioni nel caso in cui (e ci auguriamo di no) con Pioli non si trovasse l’accordo. Sarri alla Lazio e Baroni quasi sicuramente al Toro, sono due depennati. Chi scrive di Thiago Motta trascura la situazione ambientale e anche l’organico viola con gente come Kean e Fagioli bocciati dall’ex Juve. Restano gli “stranieri” Tedesco e Farioli, allenatori italiani che hanno fatto molto bene all’estero. O i giovani come Gilardino che potrebbe però andare al Pisa per continuare la sua crescita, o De Rossi che da sempre piace a Pradè. Però con l’attuale debolezza del d.s., mi sento di escluderlo. Stiamo su Pioli e non aggiungo “sereni” solo per scaramanzia.


La posizione del d.s.

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Nel frattempo, sull’altro fronte aperto, quello del direttore sportivo, non si placano le contestazioni contro Daniele Pradè. Nella notte è apparso un altro striscione. Le volgarità non ci piacciono, ma il senso è sempre lo stesso e i tifosi non cambiano opinione nella loro dura richiesta di un futuro tecnico diverso per la Fiorentina. Mi sono già espresso. Parlando di calcio in senso stretto, con un presidente diverso che non tratti i manager come familiari, Daniele Pradè sarebbe già stato silurato. Sei anni adesso, più quattro con i Della Valle, anni con momenti belli, ma spesso pure brutti e senza centrare gli obiettivi prefissi, servono a far passare il messaggio della continua mediocrità. Grigiore e stanchezza quando i tifosi amano sognare. A un certo momento, la di là dei meriti, certe situazioni vanno tagliate. Servono nuove energie, anche facce diverse per cercare di ridare entusiasmo. Questo non vuol dire dare la testa di Pradè in pasto ai tifosi, l’analisi avrebbe dovuto essere fatta a prescindere. Pure il confronto aspro con Palladino durato tutto l’anno, per certi versi inaccettabile anche se con forti motivazioni tecniche, non racconta di una gestione ottimale. Non so se si dimetterà, farebbe il bene della Fiorentina. Ad amici ha manifestato solo la sua amarezza, sta vivendo giornate pesanti e umanamente dispiace, ma i cicli finiscono anche per i dirigenti. Fra l’altro, a testimoniare di una gestione tecnica con molti interrogativi, sulla quale riflettere, in questi giorni stanno rientrando dai prestiti una quindicina di giocatori: da Barak a Nzola e compagni, gente senza futuro. Un bel “pacco” che sarà un altro bel problema da gestire nel prossimo mercato.