E se "Bombe nell'aria" tornasse "Pioli is on fire" tingendosi di viola? Gli ultimi giorni ci hanno regalato (avremmo fatto pure a meno, ma possiamo solo raccontare quello che succede) un vero e proprio turbinio di eventi, risultato nella necessità, per la Fiorentina, di trovare un nuovo allenatore per la stagione 2025/26.


ERA IL 2019...
Pioli is on… Fiore? I motivi del riavvicinamento e cosa ostacola il ritorno
Dopo le dimissioni di Raffaele Palladino, era logico aspettarsi una raffica di nomi, dal meno esperto (De Rossi) al più scafato e bramato dalla piazza anche per la sua vicinanza a Firenze e alla Fiorentina (Sarri). La sensazione è che, in un clima teso come quello che si sta vivendo attorno alla società gigliata, non si opti né per un estremo, né per l'altro. Serve una figura che sappia calmare le acque, magari che abbia già un'idea di cosa si possa trovare a gestire nel primissimo periodo, possibilmente con esperienza e auspicabilmente con un palmarès non vuoto.
Tutte caselle che Stefano Pioli è in grado di spuntare presentando la propria candidatura. Il tecnico emiliano, già allenatore della Fiorentina dal 2017 al 2019, ha vissuto il dramma dell'indimenticato capitano Astori e l'agitazione della contestazione ai Della Valle prima di salutare, anche lui attraverso dimissioni, poco prima dell'avvento della gestione Commisso. Il suo legame con Firenze è rimasto ben saldo, spesso lo abbiamo visto ricordare Davide e dialogare con le istituzioni locali e con i tifosi. Ma non solo: Pioli, nel frattempo, ha vinto uno Scudetto leggendario con il Milan, rimontando la prima Inter di Inzaghi e consegnando ai rossoneri quello che ancora oggi è il loro ultimo titolo italiano, il numero 19. Ha lavorato con personalità del calibro di Zlatan Ibrahimovic e Cristiano Ronaldo, che ha gestito all'Al-Nassr in Arabia in quello che rimane il suo incarico attuale.
Un ostacolo fiscale
—Quello di Pioli è un nome circolato anche in ottica Atalanta, una voce per il dopo Gasperini che nelle scorse ore non ha trovato però molte conferme, anche in ragione dello scarso feeling con De Ketelaere al Milan. Invece, nessuna smentita o indicazione contraria sta arrivando circa la direzione del ritorno a Firenze, che rimane una possibilità. L'ingaggio garantito dagli arabi, 12 milioni di euro netti, andrebbe ovviamente rivisto, ma il primo ad essere consapevole della necessità di limare ampiamente il salario, per tornare su una qualsiasi panchina italiana, è lo stesso tecnico. Un ostacolo reale, anche se non insormontabile, è rappresentato dalla tassazione sul suo stipendio in caso di risoluzione del contratto prima di luglio: infatti, come fatto notare da La Nazione, la tassazione araba sugli stipendi scende dal 22% al 2% al raggiungimento dei 6 mesi di residenza fiscale nel Paese saudita da parte degli stranieri. Pioli ha pagato le tasse al regime italiano fino a dicembre, poi da gennaio è passato a versarle a quello arabo: tornare in Italia prima di luglio, come dovrebbe fare se accettasse un ritorno alla Fiorentina, gli costerebbe un bel po' di soldi. Occhio allora alla Juventus, che fino a luglio è a posto grazie alla disputa del Mondiale per Club con Tudor e poi può cambiare guida tecnica...
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