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L'analisi tattica

Palladino: errare è umano, perseverare no!

Palladino: errare è umano, perseverare no! - immagine 1
A Verona arriva un'altra sconfitta inattesa con l'ennesima prestazione incolore. E' giunto il momento di cambiare qualcosa
Saverio Pestuggia Direttore responsabile 

Como, Verona e Lecce dovevano essere tre tappe per riportare la Fiorentina verso posizioni più interessanti tanto da lottare per un posto in Champions League che il prossimo anno con tutta probabilità saranno quattro e non cinque come in questa stagione. Adesso, dopo i tonfi clamorosi contro Como e Lecce, la situazione è diversa: per molti giornali la posizione di Palladino sarebbe appesa ad una vittoria venerdì sera contro il Lecce. Non vorrei soffermarmi su questo punto ma vorrei invece guardare in faccia la realtà di una squadra spaesata, senza nerbo che gioca al massimo 5/10 minuti e poi vivacchia aspettando gli avversari, ma senza pungere più di tanto vuoi per l'assenza prolungata di Adli, unico in rosa capace di lanci in profondità efficaci, vuoi per l'assenza totale e parziale di Kean.

Lo status quo

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Dopo il clamoroso 3-0 contro l'Inter la squadra si è afflosciata perdendo (ci sta) contro l'Inter a Milano per venire matata dal Como di Fabregas e poi da un modesto Verona che non vinceva in casa da novembre 2024. E qui Palladino e i dirigenti dovrebbero fare un ragionamento: se il gruppo deve restare questo, allenatore compreso, forse è il caso di rivedere qualcosa nel modo di scendere in campo (giocare per questa Fiorentina è un eufemismo).


L'allenatore insiste con questo 4-2-3-1 mascherato con Folorunsho che dovrebbe fare le veci di Bove ma che chiaramente ha caratteristiche fisiche e di gioco diverse da Edo. Insiste anche sulla coppia Cataldi-Mandragora con il primo che non ha ancora recuperato la forma fisica di inizio stagione e il secondo che è un buon gregario, ma non incide quasi mai in avanti cercando quasi sempre il passaggino facile facile. Fino a dicembre le alternative senza Adli erano rappresentate da un Richardson impalpabile che non aggiunge niente ai due suddetti, ma adesso è arrivato (fortemente voluto) Nicolò Fagioli che ha dinamismo e ricerca della profondità. Allora perché non impiegarlo soprattutto se devi costruire contro un Verona arroccato in difesa? E' fuori forma o c'è qualcosa di altro?

In avanti perso Kean non si incide. Beltran sta sempre più annegando in una pozza d'acqua e francamente non si capisce più che giocatore sia. Non è una punta, non è un esterno, come trequartista non segna mai e il centrocampista non lo ha mai fatto e non é il suo ruolo. Lotta, si impegna questo sì, ma poi? Il buio. Zaniolo potrebbe dare di più ma per ora ha mostrato di essere un po' arrugginito, ma possiamo e dobbiamo aspettarlo così come dovremo attendersi un Gudmundsson finalmente decisivo. Ma per l'islandese dovremo avere un bel po' di pazienza ammesso poi che ritorni quello di Genova e non il gemello sbiadito visto a Firenze.

E adesso?

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Sì, ma allora che facciamo? O meglio cosa dovrebbe fare Palladino. A mio avviso visto che con questo 4-2-3-1 non si va avanti, la soluzione è di passare ad un centrocampo a tre con un regista e due mezzali capaci volendo anche di inserirsi in avanti. In avanti due trequartisti e poi ovviamente Kean. Insomma il famoso albero di Natale 4-3-2-1 con il quale i due laterali Dodò e Gosens potrebbero essere coperti dalla mezzala di riferimento dando più sostanza alle corsie che altrimenti resterebbero un po' sguarnite. In alternativa la difesa a tre con il  3-4-2-1 o meglio  il 3-5-2 che valorizzerebbe soprattutto Gosens (Dodò non ha mai brillato da esterno unico). Nel primo caso il modulo lascerebbe la parte centrale un po' debole, invece con il 3-5-2 Zaniolo o Beltran potrebbero, in attesa di Gud, giocare vicino a Kean e cercare di non lasciarlo solo in balia di 2 o 3 difensori avversari.

Infine, per chiudere nel mercato di gennaio la Fiorentina ha sguarnito il comparto degli esterni offensivi (via Sottil, Kouamé e Ikoné), ma perché Palladino continua ad impiegarne due di cui uno sicuramente fuori ruolo, se non due come quando ha fatto giocare lì anche Beltran. Sciascia scrisse un bel libro dal titolo "A ciascuno il suo" e noi con estrema deferenza davanti ad un grande scrittore aggiungiamo il termine "ruolo". Caro Raffaele, sbagliare è umano e capita a tutti, ma perseverare è diabolico e non è concesso. A nessuno.