Non fraintendeteci, non stiamo qui a recriminare sui secondi. La nostra analisi vorrebbe vertere sull'applicazione di un regolamento uniforme. Quante volte abbiamo visto in Serie A la stessa dinamica, con un esito diverso? Calcio d'angolo, palla dentro, liberata da un difensore, e fischiata la fine senza possibilità di continuare l'azione, anche se il pallone fosse finito sui piedi della squadra in attacco. Oppure l'arbitro che dice prima della battuta: "questa è l'ultima azione".
Cosa dice il regolamento
—Il regolamento ufficiale non fa riferimento specifico all'esempio di Roma-Fiorentina, per questo tutto va a discrezione dell'arbitro. Viene trattato solamente il caso del calcio di rigore: "Se un calcio di rigore deve essere eseguito o ripetuto, la durata del periodo di gioco deve essere prolungata fino a che l’esecuzione del calcio di rigore non venga completata". Il caso menzionato prima, con l'arbitro che annuncia "l'ultima azione" sul calcio di rigore viene quasi sempre applicato, vale a dire che in caso di ribattuta, la partita o il tempo di gioco finisce lì, senza che l'attaccante possa ribadire a rete. D'altro canto, il regolamento dice anche: "Il quarto ufficiale indica il recupero minimo deciso dall’arbitro al termine dell’ultimo minuto di ciascun periodo di gioco. Il recupero può essere aumentato dall’arbitro, ma non può essere ridotto". Quindi non c'è una regola che dice quando fischiare e quando no, tutto è a discrezione dell'arbitro. Per ciò non era obbligatorio terminare il primo tempo sullo 0-0.
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