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Ora è dura: servono 9 punti per provare a salvare la stagione e trattenere Kean

Ora è dura: servono 9 punti per provare a salvare la stagione e trattenere Kean - immagine 1
Il consueto parere del nostro Enzo Bucchioni dopo l'uscita dalla Conference League da parte della Fiorentina di Raffaele Palladino
Enzo Bucchioni Editorialista 

Ora servono nove punti in campionato per provare a salvare la stagione. Non sarà facile. La Fiorentina ieri sera ci ha provato, ci ha creduto con l’orgoglio e il carattere che non mancano mai, ma non sono bastati. La terza finale di Conference, il sogno della Grande Rivincita dopo le due perse, evapora ai supplementari, ma diciamolo senza rimpianti e con onestà intellettuali: nelle due partite il Betis ha meritato, ha fatto meglio.

Dalla Fiorentina, invece, era logico aspettarsi qualcosa di più. Del resto se il tuo portiere è il migliore in campo sia all’andata che al ritorno, significa che non tutto è andato per il verso giusto, comincio da una considerazione banale, ma sintetica. E quando Moise Kean per una volta non trasforma tutto in oro è molto dura. Ieri sera s’è visto un ritorno al passato, l’organizzazione di gioco, la manovra collettiva che sembravano cresciute nelle ultime gare di campionato, sono tornate ad essere sterili solo tentativi individuali con poche idee. La Fiorentina ha segnato due gol, ma soltanto da calcio d’angolo, in fotocopia, per due disattenzione degli spagnoli e poi nient’altro. Il loro portiere, che non sembrava un’aquila, non è mai stato impegnato in una parata vera.


Il gioco non c’è, i conti tornano in rosso. E se giustamente metti in campo contemporaneamente la qualità di Fagioli e Adli, servirebbero movimenti dei compagni, soluzioni di gioco, per esaltare il loro estro. Con una squadra bloccata, con i registi impegnati a marcare a uomo gli avversari (Adli su Isco), cosa si pretende?

Ma questo 3-5-2 quando manca Pablo Mari nasce monco già dalla difesa, è inefficace. Con questo modulo il centrale deve diventare il primo centrocampista, deve impostare per alzare la difesa e cercare la superiorità numerica in mezzo al campo. Comuzzo non lo fa, ha altre caratteristiche, gioca sempre in orizzontale, rallenta e fa piazzare gli avversari. Non ha neppure i tempi, ha perso il duello nel secondo gol, frittata completata dal ritardo di Pongracic.

Ma il 3-5-2 non funziona neppure in attacco se chiedi a Gudmundsson di tornare a prendere palla in mezzo al campo e nessuno si inserisce o non lo va a sostituire nello spazio per affiancare Kean nell’uno-due. Oppure se gli esterni non aiutano puntando il fondo senza palla o entrando dentro al campo. La Fiorentina non ha automatismi, diventa pericolosa solo se Dodò salta l’avversario o se Mandragora trova spazio per andare. 

Ieri sera quali e quante azioni manovrate sono state create?  Quanto pressing s’è visto pr recuperare la palla e ripartire?  Quanti cambi di gioco? L’eliminazione nasce da qui, da una squadra che non riesce a essere dominante, a imporre il suo gioco. E l’eliminazione fa rabbia se penso alla modestia dei difensori del Betis Siviglia. La qualità degli spagnoli è tutta in attacco, quando muove palla Isco, gioca Antony, si muove Ezzalzouli. E così contro la prima squadra forte incontrata in dieci mesi di Conference, la Fiorentina ha mostrato i limiti tattici e un gioco precario. 

A certi livelli il carattere, la grinta, la voglia di non mollare mai, qualità encomiabili che la Fiorentina ha sempre, spesso non bastano. Ma anche le sostituzioni non le ho capite. Non è stata una buona idea mettere in campo Adli per poi fargli marcare a uomo Isco. Ha perso il duello e Palladino l’ha tolto. Tanto valeva far giocare Folorunsho dall’inizio.

Non è stata una bella idea neppure togliere anche Fagioli quando il ritmo s’era abbassato e lui poteva fare la differenza. La Fiorentina non ha più trovato un’idea, nei supplementari s’è visto solo la disperazione nel buttare la palla in mezzo all’area per vedere se succedeva qualcosa. Palladino ha appena incassato la fiducia di Rocco Commisso e il prolungamento del contratto, ora deve dimostrare di meritarla quella fiducia. La decisione del presidente ha una logica, pensa che l’apprendistato sia finito, crede di avere in casa un allenatore giovane, di talento, che sta crescendo.

In società hanno preso una decisione indubbiamente coraggiosa che sarà dura da difendere se la Fiorentina già fuori agli ottavi di coppa Italia e ora dalla Conference, non dovesse conquistare un posto in Europa. Con uno dei due migliori portieri del campionato (l’altro è Svilar), con il vice capocannoniere (Kean) e complessivamente la miglior Fiorentina degli ultimi dieci anni, se dovesse andare tutto male sarebbe difficile riuscire a non parlare di stagione fallimentare. Restano tre partite da vincere assolutamente per salvare la stagione come detto, ma anche per provare a trattenere i migliori.

Faccio fatica a pensare che senza uno straccio d’Europa, anche un’altra volta la Conference, uno come Kean possa serenamente rimanere un altro anno a Firenze. Ma spero di sbagliare. Nove punti sono imprescindibili e poi con diversi scontri diretti e cinque squadre in quattro punti, tutto può ancora succedere. La Fiorentina deve battere il Venezia lunedì a Venezia, poi il Bologna reduce dalla finale della Coppa Italia in casa e infine l’Udinese fuori. Impresa difficile, ma non impossibile.

Se Palladino merita davvero la fiducia di Commisso, ora deve rifarsi, può dimostrare che è cresciuto in questo finale nel quale non deve più sbagliare nulla.  Altrimenti sarà dura convincere i tifosi che questo è l’allenatore giusto per i prossimi due anni e per guidare quel progetto ambizioso sempre dichiarato.

Unica consolazione, molto amara. In finale con il Chelsea forse è meglio non esserci andati. E’ vero che la palla è rotonda, se vogliamo banalizzare, ma chi ha visto costantemente la Premier e conosce il valore della rosa da Champions del Chelsea di Maresca (un ex) sa benissimo che perdere la terza finale consecutiva di Conference sarebbe stata più che un’ipotesi insopportabile. Lo temo anche per il Betis che, visti i valori, sembra una vittima designata. Ma per loro è la prima finale europea in assoluto e il discorso cambia.