Dicesi “tappabuchi”: persona a cui si ricorre per rimediare alla momentanea assenza di altri. Questa definizione può essere applicata anche al calcio e, soprattutto, alla disastrosa situazione della Fiorentina di Rocco Commisso. Una squadra ultima in classifica, con un futuro segnato da una possibile retrocessione che, a oggi, appare lo scenario più probabile.

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Ora è chiaro: Italiano e Palladino non erano allenatori, ma “tappabuchi”
Questa stagione, prima con Stefano Pioli e poi con Paolo Vanoli, ha dato conferma di quanto la Fiorentina sia stata fortunata in passato. Non che ce ne fosse bisogno, sia chiaro, ma l’incubo che sta vivendo Firenze è l’ennesima dimostrazione dell’importanza del lavoro svolto dagli allenatori precedenti: Vincenzo Italiano prima e Raffaele Palladino poi.
No, non è una questione di rimpiangere qualcuno, ma semplicemente di constatare che i problemi attuali ci sono sempre stati, nascosti sotto il tappeto di allenatori capaci e promettenti. La dirigenza viola ha sempre mostrato forti limiti, anche con la presenza di Joe Barone e Daniele Pradè. La mossa più azzeccata, però, è stata quella di scegliere due allenatori bravi. Non perfetti, per carità, ma parliamo di due tra i tecnici più promettenti della Serie A.
Non è un caso, infatti, che quando la scelta è ricaduta su allenatori non di prima fascia, la Fiorentina abbia più volte evitato il disastro per pochissimo.
È successo con il ritorno di Vincenzo Montella, che dopo Firenze non ha più allenato club di rilevanza europea e ha cominciato un nuovo capitolo da ct della Turchia. Lo stesso vale per Beppe Iachini e Cesare Prandelli. Il primo, dopo la Fiorentina, ha allenato in Serie B al Parma per poi fermarsi dopo la deludente esperienza al Bari. Prandelli, invece, dopo la burrascosa separazione dal club di Rocco Commisso, non ha più allenato. In entrambi i casi, le stagioni della Fiorentina furono a dir poco deludenti.
Il trend di Rocco Commisso, però, si è invertito quando a Firenze sono arrivati due allenatori capaci e soprattutto portatori di idee innovative. Dei “tappabuchi”, insomma, che intervenivano là dove la società viola non poteva arrivare, con bravura e pragmatismo. Vincenzo Italiano ha spesso rimediato con la tattica là dove il mercato non poteva (o non voleva) arrivare. Raffaele Palladino, con una rosa comunque più forte rispetto al suo predecessore, ha tenuto insieme un gruppo che in questa stagione si sta dimostrando l’antitesi di ciò che, nel gergo calcistico, si definisce “spogliatoio unito”.
Il segreto del successo della Fiorentina era tutto lì: nelle mani di due allenatori.
A conferma di ciò, basta guardare a quanto accaduto quest’anno. L’arrivo di un allenatore come Stefano Pioli, trattato come un big ma in evidente fase calante della sua carriera, e poi Paolo Vanoli, forse quello con meno colpe di tutti, ritrovatosi in un vortice di pessimismo e angoscia al quale forse nemmeno gli allenatori più esperti saprebbero porre rimedio.
Quando i “tappabuchi” non riescono più a tenere in mano la situazione, ecco che la polvere esce dal tappeto. Ormai è abbastanza chiaro. Dirlo adesso non porta a nulla, anche perché indietro non si può tornare. Come dice il detto: “Ci rendiamo conto di ciò che abbiamo solo quando lo perdiamo”. Eh sì…
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