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Fiorentina, la paura fa 90 e non aiuta a vincere

Fiorentina, la paura fa 90 e non aiuta a vincere - immagine 1
Chi non rischia non crea problemi agli avversari. Meglio sbagliare rischiando o tenere la palla allo sfinimento?
Saverio Pestuggia
Saverio Pestuggia Direttore responsabile 

Dopo la sconfitta di giovedì sera contro l'AEK Edin Dzeko ha spiegato che i suoi compagni soffrono i fischi del pubblico e cercano la giocata semplice. In effetti abbiamo sentito Vanoli arrabbiarsi con chi invece di passare la palla velocemente al compagno smarcato in avanti preferiva un comodo retropassaggio. Certamente così facendo la palla non si perde quasi mai ma la manovra risulta lenta e prevedibile perché gli avversari chiudono gli spazi. La Fiorentina ha nel reparto difensivo dei calciatori non abituati a giocare la palla, che spesso ricorrono non solo al retropassaggio, ma anche al lancio lungo, spesso pretenzioso e sballato. Ma se lo stesso comportamento lo tengono i giocatori deputati alla regia, il problema diventa ancora più grande perché il lavoro del regista è quello di dettare i tempi e cercare compagni liberi in avanti (ammesso che questi si smarchino, cosa non molto frequente nella Fiorentina). Con i numeri di Sofascorevediamo quanto incidono sulla manovra viola Fagioli e Nicolussi Caviglia 

FagioliNicolussi
Assist00
Tocchi a partita32,874
Grandi occasioni create11
Passaggi chiave0,31,7
Passaggi precisi90%87%
Precisione propria metà campo93%91%
Precisione metà campo avversaria72%70%
Lanci lunghi (precisione)50%58%
Accuratezza cross13%31%

Come potete vedere i lanci lunghi dei due non sono molto precisi, e non sono neanche tanti come invece i passaggi nella propria metà campo che per lo sviluppo del gioco servono a poco. Anche gli altri centrocampisti non offrono spunti offensivi: il solo Mandragora si salva, ma per le reti segnate (che non è poco). Quando una squadra va male e i tifosi sono arrabbiati, chi va in campo, se non ha carisma e personalità, gioca con la paura di sbagliare e non rischia, cercando di salvare la propria giocata ma non dando contributo alla costruzione del gioco. Mai come adesso servirebbe una vittoria, anche non meritata, per dare alla squadra un minimo di autostima che adesso è finita sotto i tacchetti delle scarpe.