L'inizio sprint
—Quattro gare, tra l'altro, non banali. Il pareggio alla prima con il Bologna di Italiano e poi le vittorie contro Lazio, Como e Parma. Non proprio un inizio semplicissimo per un tecnico che prima dell'Udinese aveva allenato il Monaco 1860 in Germania, il Pogon Stettino e il Legia Varsavia in Polonia. Non proprio tre squadre di primissima fascia nel panorama europeo. Si definisce come un "buon stratega", perché sa cambiare in corsa partite e tattiche senza che l'avversario se ne renda conto subito. Questo ha colpito molti tecnici nelle prime partite stagionali.
Il cambio di mentalità
—E' riuscito a regalare all'Udinese una solidità che negli anni era mancata, così come una solidità difensiva e una consapevolezza offensiva che ha messo in difficoltà molte big del campionato, tra cui, nonostante le vittorie, Milan e Atalanta. La classifica riporta l'immagine di una squadra, tranquillamente lontana dalla zona calda, così come ugualmente distante dalle posizioni europee. Insomma una squadra solida e compatta, senza particolare estro, visto anche l'infortunio di Alexis Sanchez che lo ha visto tornare solamente giovedì in Coppa Italia, ma con tanta fisicità e grinta. Una formazione fatta ad immagine e somiglianza del tecnico, che con il suo 3-5-2 fluido si trasforma spesso in un 4-4-2 con Lucca e Thauvin come spauracchi offensivi. Adesso con il ritorno di Sanches e la fisicità di Davis, l'attacco di Runjaic è diventato più che camaleontico, con 4 giocatori che possono trasformare il modo di attaccare continuamente. In difesa regna la fisicità con Bijol, Kabasele, Ehizibue, Ebosse, Giannetti, Kristensen e i 2 metri e 06 Isaak Touré, giocatore più alto della Serie A. Insomma non un avversario facile per la Fiorentina, che come sogna il suo allenatore, vuole raggiungere la luna, anche se nessuno crede/credeva in lui.
© RIPRODUZIONE RISERVATA