I giornalisti hanno nelle parole la stella polare, e nel loro uso forse l’ultima residua distinzione in questo accumulo di opinioni, di tutti, che i social hanno trascinato in un linguaggio diverso, senza cura del rispetto delle persone, del loro lavoro, delle circostanze. Un linciaggio gratuito e ignorante, dei quali non vorremo mai esserne vittime, ma ci piace destinarlo sugli altri. Esiste l’assoluto delle emozioni e degli umori, che intorno al calcio virano in frustrazioni e malumori. Fra umore e malumore è in attimo, ma cambia l’aria che respiri. A me non piace: la critica perde serietà, funzione. Invece la critica è un momento di analisi importante, e un’opinione critica che riesce a sintetizzare diverse pulsioni e punti di vista racconta un territorio, aiuta a costruire un quadro di riferimento. Io do un’importanza vera alla critica. Ma passo sempre dalle parole.
Certo però che la scelta di prolungare la durata del contratto di Palladino con quel tempismo non poteva passare inosservata. Tu che idea ti sei fatto?
La Fiorentina annuncia il prolungamento del contratto di Palladino senza necessità - il contratto non scadeva fra un mese. Dunque, è un gesto di fiducia forte, un’investitura. Succede prima di due partite decisive per arrivare in fondo alla Conference e giocarsi la volata Europea in Campionato. Quindi quel senso di fiducia, quel messaggio si rafforza perché sembra prescindere dai risultati. Li precede. Come a dire: Palladino è il nostro allenatore, la sua stagione alterna ci dimostra che sa imparare dalle esperienze. Al di là della “pesante” differenza ambientale fra una squadra come il Monza, dove è più facile essere notati per le cose positive, e la Fiorentina (dov’è in agguato sempre la pretesa - anche di essere ciò che non si è), un’altra grande differenza era la gestione per la prima volta di una rosa impegnata in due competizioni lunghe, e di conseguenza lavorare su una settimana diversa da quella “intera” di Monza. La conferma prima di “scoprire” il finale era dunque una atto forte. Anche se è stato imposto dalla proprietà, avrebbe dovuto proseguire in una unità di parole e di lavoro. In pratica, nel giorno della conferma “cominciava” già la nuova stagione con un tempismo ambivalente: rasserenare prima di partite decisive, cercando di alleggerirle. Ma “andare” troppo oltre rispetto al presente.
Credo di aver capito dove vuoi arrivare: l'intervento di Pradè post Venezia.
Dopo Venezia, le parole di Pradè hanno confuso questo senso, disorientando tutti. Aprendo a ricostruzioni disordinate, interpretazioni umorali e indebolendo la posizione di Palladino in una città che sta - come ormai avviene naturalmente nel calcio - indirizzando sull’allenatore la delusione. Sostanzialmente, l’impressione è che l’ambiente abbia ricevuto due sollecitazioni opposte in pochi giorni, rafforzando l’idea che - essendoci comunque un contratto in essere - era meglio aspettare la fine della stagione e parlare con una sola voce e da li marciare in avanti.
Guardiamo all'oggi: la Fiorentina ha una possibilità micragnosa di riagguantare il treno Europa. Oltre quella, cosa possono portarci le ultime due giornate?
È difficile distinguere le energie mentali da quelle fisiche ma è chiaro che sia rimasto poco, come anche nelle altre squadre. In più la delusione della partita con il Betis e adesso con il Venezia. Però bisogna ribellarsi: i prossimi i 180 forse non cambieranno il destino, forse l’Europa è perduta ma la reazione, l’orgoglio, il senso di appartenenza, il valore individuale e collettivo si valutano anche in queste partite, nella voglia di migliorare comunque la classifica. Battere il Bologna e superarlo non è banale. Per me fare 65 punti non sono uguali a 59, anche per il valore simbolico della quota massima dell’era Commisso, cercare di essere in corsa per il sesto posto fino al novantesimo dell’ultima partita non è uguale ad arrivare noni. Non cambierà la valutazione definitiva, ma tutto è significativo.
Valutazione che, da parte tua, è...? Di che tipo? Anzi, ti mando nello spazio come il miglior Adli: quali dovrebbero essere i prossimi passi per una valutazione positiva?
Nella valutazione finale bisogna superare quest’algebra, scegliere le persone giuste per crescere. Il proprietario si affezione ai suoi dipendenti, questo lo abbiamo capito. E non ha un “gusto” di riferimento che cerca nella squadra, un canone stilistico ed esteriore (ricordiamo la statua proposta per Iachini), e infatti anche gli allenatori scelti non hanno una filosofia similare. Per me invece una proprietà e una società devono essere riconoscibili anche nel tipo di calcio che cercano, che provano a costruire con l’allenatore che scelgono. Una tenace visione del gioco, un’identità che parte dall’alto e che per questo sarà più facile da assimilare dalla squadra. Io vorrei che questa visione prorompesse, e guidasse l’agire della Fiorentina. E se sarà Palladino a rappresentarla, venisse aiutato nel compito: quest’anno è stato evidente come la latenza di un’identità di gioco marcata tolga sostegno nei momenti in cui mancano i risultati (o quanto meno lascia argomenti alla critica di posa, quella che massacrava anche Italiano).
In molti accusano Palladino di non aver fatto rendere al massimo l'organico che ha avuto a disposizione.
La Fiorentina ormai si è consolidata fra il settimo (magari sesto) e il nono posto. Questo è. Quando sento dire che quella di quest’anno era nettamente la migliore Fiorentina degli ultimi anni credo ci sia un’esagerazione che già nasconde l’analisi alla quale si vuol giungere: quindi l’allenatore ha fatto male. Per me Gosens e Kean (su quest’ultimo per esempio per me sono evidenti i meriti di Palladino, capace di avvolgerlo umanamente e di esaltarlo tatticamente, magari togliendo qualcosa alle caratteristiche di altri giocatori) sono titolari efficaci e continui nel corso della stagione. A Italiano sono mancati. Senza dubbio. E ci sono altri giocatori che mi piacciono e spero siano all’inizio del loro percorso a Firenze. Quindi la Fiorentina è migliorata ma non così tanto da essere al livello delle sei squadre - Inter, Napoli, Juventus, Atalanta, Milan e anche la Roma, che è un po’ inespressa - che da quasi un decennio si giocano la Champions (a parte l’intrusione del Bologna lo scorso anno). Servirebbero altri 2/3 giocatori come quelli sopra citati per poter progettare un Campionato da zona Champions. E sicuramente sarebbe fondamentale vedere - come segnale - il prossimo anno ancora i migliori a Firenze, e non è più scontato da troppo tempo. E non è scontato nemmeno quest’estate, purtroppo.
Ma allora la frustrazione che si percepisce respirando Firenze in questo momento - ma non solo - da cosa deriva?
Intanto ricordo che la Fiorentina di Commisso non ha ancora giocato nemmeno un'Europa League. Dopo sei anni, e proprio dopo un consolidamento raggiunto, bisogna essere limpidi e onesti: quanto fatto, quanto speso, quanto pensato non basta ad avvicinare la Fiorentina alla sua storia. Non è una pretesa, questa è semplicemente la biografia di una comunità. Di varie generazioni di appassionati che hanno visto scendere le quote, che sono sempre più distanti dalle vittorie (ormai più di mezzo secolo dallo scudetto: nel frattempo lo hanno vinto 10 squadre), e anche dall’essere “riferimento” delle altre - escluse le solite tre - posto che è stato della Fiorentina, o comunque era in concorso per questo. E che hanno ormai occupato altre squadre, come il Napoli a un livello assoluto o l’Atalanta come esempio di azienda-calcio. Tute avventure che hanno avuto i conti sotto controllo, ma più abilità nella proprietà e più talento societario. La Fiorentina è tornata a un livello decoroso, è tornata in Europa (in una competizione che pare l’accesso facilitato) ma non è tornata nemmeno vagamente al suo “ruolo” nel calcio italiano. Da questo, anche l’accumulo di delusione e frustrazione. Una cosa ci tengo a ripeterla, come un tarlo che sega i nervi.
Vai libero.
Giocare in quello stadio, e doverlo fare per chissà quanto ancora, anzi non avere una data chiara e nemmeno approssimativa di fine pena, è uno sconcio. Anche questo ritardo infrastrutturale, anche questa infinita manfrina politica della quale oggi paghiamo la provvisorietà - seppur u cantiere sia meglio di niente, perché almeno promette qualcosa - concorre alla perdita di quote della Fiorentina. E anche di forza: uno stadio intero, pieno, vale qualche punto in più. è un’ovvietà che spesso si tralascia, ma in un campionato dove può fare la differenza 1 punto, cavolo, fa la differenza. nelle inquadrature che girano per il mondo, dietro la porta da mesi si vede una gru. Nel valore di una squadra, credete che questo non conti?
Prima di salutarti, non posso non stimolarti sulla vittoria della Coppa Italia da parte del Bologna di Vincenzo Italiano.
Ha vinto la squadra migliore, non la più forte. Hanno vinto i più bravi e lo sport dà questa possibilità, per questo è importante. Ha vinto un allenatore per me decisivo in questi anni, con Gasperini (per vie e moduli molti diversi) capace di aumentare i giri della Serie A, di infondere volontà e coraggio alle partite, di elevare un gruppo, di spingerlo al massimo, di esaltarsi in un’organizzazione esigente e rischiosa, ma anche limpida. Un allenatore che a Firenze creava valore, otteneva risultati ma è dovuto partire perché continuamente e presuntuosamente discusso. Contestare è un diritto, si dice (lo è manifestare il pensiero, ma son tempi in cui solo il pensiero polemico pare sapersi compattare, e imporsi come forza). Un diritto non è un imperativo, e soprattutto non nasconde o sottace per forza una ragione.
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