Cosa ti è piaciuto di più della prestazione dei viola?
"La Fiorentina l’ha sbranata, era evidente la crescita di consapevolezza in quell’avvio ricco di energia. Ma il vero salto di qualità della squadra è stato proprio nei minuti più difficili, quando il Milan (nel suo solito modo sconclusionato ormai di vivere le partite) comunque si è portato avanti, con tanti giocatori forti nei duelli, con tanti attaccanti e in più Reijnders e Theo capaci di attaccare palla al piede. Quei minuti succedono sempre nelle partite del Milan, anche contro Napoli e Inter, le due squadre più forti del Campionato. Quei giocatori, per le loro caratteristiche, premono sulle difese, costringono ai raddoppi, insomma portano gli avversari ad abbassarsi. È successo anche alla Fiorentina, ma le varie, cadenzate, ripetute occasioni in quella parte di gara raccontano la forza mentale ritrovata, la presenza, la volontà di vincere. Non è mai stata passiva, la Fiorentina. Per me questo è l’aspetto più importante della trasferta".
La volata per l'Europa è apertissima e c'è anche la Fiorentina. Cosa farà la differenza?
"La corsa Champions si è ormai ri-definita. Sono tante, sono sei squadre. Può darsi che fra il quarto posto e il settimo (cioè fra Champions e Conference, anche se per la Conference può non bastare nemmeno il settimo posto…) ci siano alla fine 2/3 punti appena, la differenza fra una vittoria e un pareggio. Per me il calendario ha meno valore della condizione fisica e mentale, e dell’evoluzione tattica - per questo il Milan, che non è mai riuscito a organizzarsi, è fuori. Non vedo grosse distanze in nessun tipo di scontro, l’Inter deve spingere altrimenti viene rimontata da squadre in lotta per la salvezza. È tutto imprevedibile, ma la Fiorentina è dentro, è tornata e per certi aspetti è superiore anche alla squadra delle otto vittorie consecutive. E forse lo sa anche Palladino, sente di avere costruito insieme a tutti gli altri (dalla società ai giocatori) qualcosa di superiore, questo mi raccontava la sua estrema soddisfazione per la partita giocata e vista".
Dovessi spiegare in poche parole perchè la Fiorentina è cambiata (e migliorata) così tanto all'improvviso, cosa diresti?
"Perché Fagioli ha dato una qualità, una continuità di pensiero positivo, raffinato, tecnico che prima non c’era (Adli fa giocate, Fagioli fa gioco). Perché Kean è passato dalla riscoperta di se stesso al felice delirio di onnipotenza. Perché Gud c’è, ed essendoci migliora anche Beltran, meno asfissiato dalle responsabilità. Perché il portiere ti dà qualcosa in più. Perché la difesa sta diventando reparto, perché abbiamo un brasiliano che vola leggero sopra la legge di gravità, e un brasiliano fantastico ci vuole sempre".
Parliamo anche di Parisi, tornato protagonista per cause di forza maggiore
"Merita una citazione di merito. Detto già altre volte: non è sempre preciso, anzi, è probabilmente un disordinato cronico, mi piacerebbe vedere una foto della sua camera. Ma è un giocatore che vuole esserci, che si butta nel difficile, che riempie più zone, corre, raddoppia, che ha l’anima del calciatore, dell’atleta che si mette sempre in discussione, che diffonde se stesso nel match. Che fa, sbaglia, rimedia, si propone: a me piace chi sta in campo con quella mentalità. Ovviamente, la capacità di Gosens di produrre gol e assist, la sua naturale bravura nel diventare attaccante, è decisiva, è una categoria superiore, è necessità nel 3-5-2 della Fiorentina. L'assenza del tedesco peserà, soprattutto in campionato, mentre magari in Conference si potrà gestire. Ma in quest’impiego che passa dall’emergenza, mi piace rimarcare l’“esserci” alla Parisi".
Quanto rischiano di pesare i punti persi con le piccole?
"La Fiorentina è ottava ma le ultime tre partite la ricollocano in classifica, è un impegno forte, decisivo: è una classifica da migliorare, da confutare. Ognuna delle concorrenti per l’Europa ha attraversato momenti di forza e altri di crisi. Quindi non ci sono rimpianti da presentare, vittimismo nel quale rifugiarsi, il passato conta relativamente, semmai può insegnare a evitare qualche errore, qualche inerzia. C’è solo da confermare, consolidare l’ultimo mese di calcio giocato (e pensato) bene, in crescendo. Da spingere, con ambizione. Nessuna squadra è al riparo, nessuna squadra è rovinata. Ma la felicità ritrovata, la voglia di fare insieme, è importante, fa lavorare meglio, fa stare meglio insieme, sul campo, è la ventata migliore da prendere in questa volata".
© RIPRODUZIONE RISERVATA