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Altro che Lindelof, la difesa della Fiorentina andava rifatta da capo

Niccolò Meoni
Niccolò Meoni Redattore 
La difesa della Fiorentina è in affanno. In estate non si è intervenuti sul pacchetto arretrato. Ma è stata la scelta giusta?

Due, o tre punte? Centrocampo a due o a tre? Fazzini e Gudmundsson assieme? Questi erano gli interrogativi principali in casa Fiorentina pochi mesi fa, durante i ritiri estivi ed in sede di calciomercato. La dirigenza ha investito fortemente (gli ormai celeberrimi 90 milioni citati da Pradè) per rinforzare l'attacco ed il centrocampo. Qui non entreremo nel merito dei profili acquistati, quindi dei vari Sohm, Piccoli, Fazzini ecc. L'intenzione del ds viola e di Goretti è stata chiara, portare a Pioli elementi ritenuti di qualità dal centrocampo in su, senza investire nel reparto difensivo. Un reparto considerato come solido, al quale è stato aggiunto il solo Viti, per compensare l'uscita di Valentini. Per citare Adriano Galliani, la Fiorentina ha pensato di essere "a posto così". Ma l'inizio di stagione ha rivelato ben altro, questa difesa non convince.

Le idee di Pioli

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Stefano Pioli fin dai suoi primi giorni al Viola Park ha tenuto fede alla linea di Palladino, la difesa a tre non si tocca. Pioli in carriera ha dimostrato di essere un allenatore eclettico, cambiando spesso moduli, ma generalmente aveva utilizzato una linea a 4. Soprattutto i concetti del tecnico ex Milan erano stati sempre molto chiari, difensori aggressivi, in grado di rompere la linea e prendersi dei rischi, il tutto per far ripartire velocemente l'azione. Una delle critiche più frequenti nei suoi anni a Milano riguardava proprio questa aggressività, che in certe partite (i derby soprattutto) veniva letta e punita con una certa facilità. Difensori come Tomori, Kjaer, De Vrij e Romagnoli hanno fatto bene con lui, sfruttando proprio questa idea di difendere in avanti. Ma Pioli ha dovuto mettere da parte le idee ed adattarsi al materiale umano a sua disposizione.

I limiti

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Già con Palladino il trio composto da Ranieri, Pongracic e Marì, con Comuzzo quarta alternativa, aveva dimostrato di essere a proprio agio nel difendere con un blocco basso. Fin da subito la linea viola non è sembrata rispondere bene alle esigenze di Pioli senza palla. Nessuno dei tre ha quelle doti di velocità e recupero sul lungo che necessita un difensore moderno. Il valore assoluto dei giocatori sopracitati non è assolutamente da disprezzare, ma l'adattabilità ad un calcio più aggressivo era tutta da comprovare. Oltre a questo ci sono i problemi evidenziati in costruzione. se escludiamo Pongracic, l'unico realmente a suo agio con il pallone, gli altri sembrano essere a disagio nel gestire il possesso palla. Come hanno dimostrato Inzaghi e Gasperini, i cosiddetti braccetti devono essere un valore aggiunto nella fase offensiva, altrimenti la manovra diventa prevedibile. E così viene spontaneo chiedersi, forse non era necessario intervenire sul mercato? Offrendo a Pioli un difensore più rapido, ed un centrale in grado di far uscire il pallone con qualità. Pradè ha ammesso di aver trattato Lindelof, ma se escludiamo lo svedese (legato comunque alla partenza di Comuzzo), nessun centrale è sembrato mai essere vicino. Oltre a quello che abbiamo detto, ci sono gli errori dei singoli, come quelli di Marì contro il Bologna, e quello di pongracic con il Como. Gennaio potrebbe essere l'occasione per quantomeno mettere una pezza in un reparto che pare in affanno.