Uno degli argomenti più caldi, in casa Fiorentina, è quello relativo alla sterilità di Arthur Cabral, autore di due reti in campionato (una a La Spezia e una su rigore contro l'Inter) e una nel preliminare di Conference League contro il Twente e assente, in maniera piuttosto preoccupante, dai tabellini marcatori delle amichevoli invernali contro Arezzo, Always Ready, Rapid Bucarest, Borussia Dortmund, Bastia e Monaco. Tutte o quasi giocate in assenza dell'altro attaccante centrale in rosa, Jovic, rientrato in ritardo dai Mondiali disputati con la Serbia. Per un attaccante il gol è tutto, serve a giocare con più fiducia e a volte ne basta soltanto uno per farne arrivare a profusione. Eppure, la storia anche recente insegna che il gol del numero 9 non è requisito fondamentale per il successo, anche ai livelli più alti.
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Lautaro ’22 e Giroud ’18, il gol non è tutto. Ma il punto con Cabral è un altro
Neanche con le mani
—8 tiri in porta, nessun gol: questo il triste score del felicissimo mondiale dell'attaccante argentino dell'Inter Lautaro Martinez. Due gol annullati per fuorigioco con l'Arabia Saudita, occasionissime sbagliate contro Polonia, Australia, Olanda e soprattutto nella finalissima con la Francia. Eppure, il suo ingresso in campo, da quando il titolare è diventato Alvarez, ha sempre portato ad una svolta nella manovra offensiva. Movimenti giusti, scambi coi compagni, poca lucidità e tanta sfortuna. Ma se poi il portiere respinge e Messi segna il gol della storia con un tap-in, la frustrazione se ne va via facilmente. Impeccabile dal dischetto nella sequenza finale contro l'Olanda. I problemi, semmai, potrebbero arrivare se il digiuno continuerà con la maglia dell'Inter...
0 su 7
—Si può obiettare che Lautaro era una riserva. E allora Giroud, protagonista da titolare fisso della Francia campione del Mondo nel 2018? Sette su sette dall'inizio, dalla prima del girone alla finale contro la Croazia, zero gol per il numero 9 ora al Milan, che si è parzialmente rifatto con i 4 centri in Qatar pur senza coppa alla fine. Dimostrazione vivente del fatto che, se il centravanti apre spazi per chi gli gravita intorno, non serve che sia per forza lui a segnare. E qui veniamo alla Fiorentina.
Né l'una, né l'altra
—Cabral non segna, e conveniamo tutti di fronte all'evidenza dei fatti. Ma dà una mano allo sviluppo del gioco della Fiorentina? Nì. La squadra ha giocato bene a dicembre, creando mole di gioco anche grazie all'impegno del brasiliano, ma a differenza della Francia non ha a disposizione finalizzatori come Griezmann e Mbappé da far gravitare attorno a Cabral. E a differenza dell'Argentina, l'altro attaccante, Jovic, non è così convincente da spazzare via ogni dubbio. Sarebbe molto meglio se uno dei due si facesse carico del grosso della produzione offensiva viola, e quello più avanti in questo è il serbo. Torniamo a concentrarci su Cabral: 6 tiri in porta, 5 togliendo il rigore con l'Inter, in 15 giornate di campionato, il più delle volte subentrando, con 93 passaggi completati contro i 138 di Jovic (che ha giocato di più) e un assist a referto. Non male come numeri, anche se la Fiorentina, abbiamo detto, non ha soluzioni alternative tali da riuscire, combinate, a surrogare l'assenza di un apporto realizzativo massiccio da parte del centravanti.Il problema quindi non è l'assenza del gol, ma il fatto che la squadra viola, a differenza di Francia e Argentina, non se la può permettere.
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