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EDITORIALE

La partita di Polverosi – Dove Italiano deve crescere

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L'analisi di Alberto Polverosi per Violanews

Alberto Polverosi

Vincenzo Italiano è un ottimo allenatore, per lui parlano gli ultimi quattro anni di risultati e di gioco. Non uno, che può essere frutto di una fortunata coincidenza, ma quattro -e in tre piazze diverse- che rappresentano un periodo significativo. In ogni caso, quanto mostrato a Firenze nell’ultima stagione (22 punti in più rispetto al campionato precedente) sarebbe sufficiente a stabilirne la bravura. Italiano è un allenatore che coinvolge e appassiona per il tipo di gioco che trasmette alla sua squadra, aggressività e qualità, coraggio e organizzazione. Quando imposta una partita, raramente sbaglia.

Altra caratteristica: vede nei giocatori qualcosa che da fuori non si immagina neppure, entra nella loro testa, li trasforma e li migliora. Non pensavamo che Amrabat fosse in grado di fare il centrale e invece eccolo lì; pensavamo che Kouamé fosse destinato a un calcio di più basso livello rispetto a quello della Fiorentina e invece ieri (schierato da pura ala destra) è stato il migliore insieme a Sottil. Sono idee che fruttano dei vantaggi, sia tecnici che economici. Ora però lo aspetta un altro passaggio per la crescita definitiva. Un collega dalla critica acuta, uno che ancora oggi per fortuna arricchisce le colonne del Corriere dello Sport-Stadio, ripeteva che se fosse stato proprietario di una squadra l’avrebbe affidata non a uno ma a due allenatori, Zeman dal lunedì fino alla domenica alle 14,30 (quando all’epoca iniziavano tutte le partite) per preparare la squadra, poi fuori il boemo e dentro Trapattoni quando iniziava la partita, per come il Trap sapeva intervenire nei 90 minuti.

Ecco il passaggio che deve compiere Italiano, entrare dentro la partita e, ove possibile, anticiparne lo sviluppo o quanto meno soddisfare col tempo giusto i bisogni della squadra, che mutano col passare dei minuti. Contro la Cremonese i viola hanno giocato un primo tempo ricco di occasioni, ben pensato e ben fatto, al di là delle immancabili disattenzioni difensive di Martinez Quarta. Ma quando il debuttante Alvini, a inizio ripresa, ha rimesso la squadra a posto dopo l’espulsione di Escalante, la risposta di Italiano non è arrivata. Era evidente il calo fisico di Jovic ancora lontano dalla condizione, così come la flessione di Maleh e la necessità di ravvivare almeno una delle due fasce visto che Sottil e Kouamé avevano dato fondo a ogni energia. Il tecnico viola ha iniziato a cambiare solo dopo il 2-2 della Cremonese e sono stati cambi forzati da una situazione che si stava facendo complicata. Italiano vive la partita come se la stesse giocando, in panchina è agitatissimo, si accalora, sbraita, non riesce a staccarsene, è il suo modo, il suo carattere. La sua crescita sta tutta qui.

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