EFFETTO PANCHINA. Contro gli ungheresi nella ripresa sono entrati Parisi, Arthur, Kouamè, Barak e Ikonè. Tutti decisivi per arrivare al 2-2. L'esterno sinistro ha pennellato il cross su cui Barak ha accorciato le distanze, l'ivoriano ha fatto tanta densità in area di rigore, il brasiliano si è letteralmente impossessato del centrocampo, Ikonè è stato il più fondamentale. Timbrando, con un preciso piattone, il pareggio in pieno recupero alla faccia di chi gli ha sempre rimproverato scarsa freddezza sotto porta.
Tutti e 5 si candidano a questo punto per una maglia da titolare al Maradona, anche se probabilmente per il ceco e Kouamè ci sarà di nuovo spazio solo a gara in corso.
LA TESTA DI NICO. Uno a cui non rinunciare neppure al Maradona è invece Nico Gonzalez. A costo di ripetersi, Italiano deve continuare a fare un'eccezione per l'argentino. Giovedì era previsto un suo impiego part-time e invece l'ha giocata tutta. Alla fine era stremato. Il tempo per recuperare tra un impegno e l'altro è poco: tutto quello che volete. Ma ormai è il leader della squadra assieme a Bonaventura.
Tanto imprendibile con il Cagliari quanto generoso al cospetto del Ferencvaros, quando ha giocato a tutto campo andando anche a dare una mano in difesa se la squadra soffriva. Come al solito, poi, ci ha messo del suo sotto porta. Aveva segnato ma si è messo di mezzo il Var. Nico allora si è “accontentato” di fare l'assist a Ikonè. Di testa, una delle specialità della casa nonostante l'altezza. I suoi 180 centimetri diventano infatti molti di più grazie allo stacco imperioso e – soprattutto – all'innata capacità di rubare il tempo agli avversari. Andrebbe clonato, c'è poco altro da aggiungere.
LOPEZ OGGETTO MISTERIOSO. Ma per quanto visto fin qui servirebbe anche un altro Arthur. Nel senso che il brasiliano non ha un sostituto con caratteristiche neppure simili. E chi è deputato a farne le veci ha iniziato molto male. Arrivato nell'ultimo giorno di mercato, Maxime Lopez sta deludendo in pieno. Dopo l'esordio con più ombre che luci a Udine, contro il centrocampo magiaro è andata anche peggio. L'impressione è che per entrare nei meccanismi di Italiano serva tempo, a maggior ragione per i centrocampisti. Magari il transalpino metterà a frutto la sosta – quanto mai benedetta un po' per tutti comunque –, ma per adesso quando Arthur viene fatto rifiatare, meglio forse affidarsi al duo muscolare Duncan-Mandragora. Almeno la squadra non prende così tante ripartenze come nella seconda giornata di Conference.
RANIERI EROE AL CONTRARIO. E qui siamo alla difesa, altra nota dolente di giovedì sera per le tantissime occasioni concesse a una formazione in buona condizione ma tutt'altro che trascendentale.
Il reparto era apparso in crescita sia a Frosinone che con il Cagliari ma l'altra sera sono tornate tutte le insicurezze della scorsa stagione. Quarta e Kayode hanno leggermente abbassato il livello rispetto alle diverse prestazioni super di inizio campionato, capitan Biraghi ha palesato una condizione approssimativa dopo il guaio alla caviglia, ma a sbandare è stato soprattutto Ranieri. Superman a Genk all'esordio in Europa con la sua doppietta, stavolta ha sbagliato tutto. Sui gol – soprattutto sul secondo quando ha perso la marcatura di Cissè –, ma anche in tante altre fasi. Fortuna che l'ha graziato il Var perché aveva pure fatto un fallo da rigore da oratorio: in area un difensore non deve mai entrare sull'avversario come ha fatto lui a inizio secondo tempo.
Contro Oshimen tornerà Milenkovic ma al Maradona servirà un'attenzione generale molto più elevata. Perché ciò che bisogna evitare davvero a Napoli è un'altra Caporetto come quella di San Siro con l'Inter.
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