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L'imbucata

La lezione di Cesare e quelle parole di Italiano

Magrini
Cinque punti per continuare a sperare in una grande Fiorentina. Ecco cosa pensa e scrive oggi Matteo Magrini
Matteo Magrini

Ipse dixit Cesare

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Diceva Prandelli: “Soltanto se Firenze è unita, in tutte le sue componenti, possiamo lottare per certi obiettivi andando oltre i nostri limiti”. Una frase che a molti potrà sembrare banale, ma che in realtà vale la pena stamparsi bene in testa e tenerla sempre e comunque in considerazione. Un concetto tra l'altro, quello espresso a suo tempo da Cesare, che sta particolarmente a cuore anche a Vincenzo Italiano. Uno che non ha mai cercato l'applauso facile e che, quando ha avuto qualcosa da ridire con la “sua” gente, non si è mai tirato indietro. E chissà. Magari è proprio per questo suo non essere ruffiano (o paraculo, tanto per esser più chiari possibile) che ad ogni mezzo risultato storto in città si scatena il tiro al mister.

Le parole di Italiano

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Non a caso giusto qualche giorno fa è stato lui stesso a sottolineare l'atteggiamento del Franchi che, contro il Ferencvaros, ha spinto fortissimo anche e soprattutto quando i viola si sono ritrovati sotto 0-2. “Speriamo che sia sempre così”. Parole che riportano la memoria a quanto disse nel momento clou della passata stagione quando, con la squadra lanciata verso la doppia finale e impegnata in una folle rincorsa in campionato, uscendo da una conferenza stampa chiese se fosse possibile, almeno in quel momento, “restare tutti uniti”. Anche lui insomma, ha capito quanto Firenze e i fiorentini possano fare la differenza. Nel bene (spessissimo) e (a volte) e nel male.


Su e giù dal carro

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Tutto questo per dire che ora che la Fiorentina si ritrova lassù, in piena zona Champions, varrebbe la pena fare lo sforzo di mettere da parte polemiche, dissapori, nervosismi ed evitare di alimentare quel clima di perenne tensione (e contrapposizione) che da mesi ormai aleggia (nemmeno troppo velato) attorno e sopra la squadra. Non serve a niente per esempio (anche se io per primo ammetto che la tentazione sarebbe fortissima) tirar fuori il vecchio discorso del “carro”. Certo, fa sorridere leggere o ascoltare pareri entusiastici sull'allenatore dalle stesse persone che magari, dopo il pareggio col Lecce, la sconfitta con l'Inter o lo stesso 2-2 dell'ultima partita di Conference, lo descrivevano come “un limite”, e non come una “risorsa”. Ma questo è il calcio, soprattutto in questa strana città, e chi ha sempre sostenuto la tesi che questo tecnico fosse il vero valore aggiunto della Fiorentina adesso deve fare lo sforzo di non rinfacciare niente a nessuno ma, al contrario, accogliere a braccia aperte chi si è improvvisamente “convertito”. Con la richiesta, semmai, di non saltar giù al primo stop.

Clima avvelenato

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Vale per i tifosi, ma non solo. Se a Firenze il clima è troppo frequentemente avvelenato infatti, è anche per chi gestisce la società non ha mai fatto niente per unire. Al contrario. Ha parlato di “minoranze”, per esempio, ha chiesto se chi chiedeva altri acquisti volesse “metterci lui i soldi”, e ha troppo spesso assegnato “patenti del tifosi” in base a sostegno e/o critiche. Che senso ha? Soprattutto, a chi giova? E non parliamo qua dei rapporti con la stampa, anche se chi conosce il calcio sa quanto (in particolare per una realtà tutto sommato piccola se paragonata alle squadre di città come Milano, Roma, Torino) sia importante stabilire una dialettica sana, all'insegna del rispetto reciproco. Anche questo, e pazienza se a qualcuno può sembrare una sciocchezza, aiuterebbe la squadra a lavorare in un contesto migliore.

Unità, e serenità

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Unità, e serenità. Sono queste le parole d'ordine da seguire per tentare di raggiungere quegli “orizzonti” (tanto per rifarsi ancora a parole di Italiano) che soltanto qualche settimana fa sembravano assolutamente inimmaginabili. Di certo, la squadra, sta dando l'esempio. E basta vedere come reagisce chi sta in panchina dopo un gol. E' quella, la strada. Perché Firenze, se decide di marciare compatta, può far paura a tutti.

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