La storia di Nzola
—Sia chiaro, ciò non significa che all'interno del Viola Park sia sempre tutto rose e fiori. Al contrario. Ci sono stati e ci saranno momenti di tensione, di scontri e confronti (anche duri) ma il pensiero comune (il bene della squadra) non è mai venuto meno e nei rari casi in cui è successo, Italiano ci ha immediatamente messo mano. Basta pensare, per esempio, a quando nell'autunno scorso disse che “non si può creare un problema collettivo per risolvere un problema individuale”. Si riferiva al digiuno di Beltran e Nzola, e ad alcune partite nelle quali i due avevano pensato più a se stessi (e quindi a ritrovare il gol) che alla squadra. L'ex Spezia e l'argentino pagarono con la panchina, così come ultimamente lo stesso ex Spezia è rimasto (per cinque partite di fila) fuori dai convocati. “Motivi familiari”, ha sempre fatto filtrare la società, anche se più di uno spiffero raccontava di provvedimenti disciplinari. Vero o no, di certo c'è che tutti l'hanno sempre protetto e che l'altra sera, dopo il gol al Brugge, sia chi era in campo che chi stava in panchina l'ha travolto in un bellissimo abbraccio.
Belotti e il ruolo di Biraghi
—Stesso discorso con Belotti. Uno che i compagni hanno già imparato ad amare per come si comporta dentro e fuori dal campo. Un gruppo sano, quindi, che sta riuscendo a trasformare in energia positiva (e in una motivazione feroce) anche un dramma come la scomparsa di Joe Barone. In questo, tantissimo merito va all'allenatore e a chi, una tragedia simile, l'aveva già vissuta sulla propria pelle. Il riferimento è al capitano. A quel capitan Biraghi che non sarà Roberto Carlos ma che nei momenti più duri, per sé e ancor più spesso per i compagni, non si è mai tirato indietro. Al contrario. Si è sempre messo faccia e petto al vento, pronto a tutto pur di difendere il gruppo. Sono stati loro due, in primis, a caricarsi sulle spalle il peso di quanto accaduto all'ex direttore generale. Un peso che si fa sentire, ma che non ha mai rappresentato un alibi. Per tutto questo, la squadra merita tutto il sostegno possibile. Il che non significa non evidenziarne errori o limiti, ma averne sempre e comunque un profondo rispetto. Per tutto questo, poi, la società dovrà valutare con grandissima attenzione come gestire la fine del ciclo. Tenendo presente parametri tecnici (e ci mancherebbe altro) ma senza dimenticare che i gruppi “vincenti” si costruiscono soltanto poggiandoli su valori forti e condivisi.
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