La Fiorentina opta per “i giorni del condor”

Archiviata con soddisfazione la gara con l'Inter per aver azzeccato sui propri media ufficiali la formazione scelta da Vincenzo Italiano, la Fiorentina fin dal giorno successivo si è fiondata anima e corpo sul mercato. E chissà. Magari questa improvvisa (e benvenuta) accelerazione è arrivata grazie alle parole del mister. “Cosa mi aspetto? Niente, a posto così”. Visto quanto successo in passato, e di nuovo in questo gennaio, quella del tecnico potrebbe essere una strategia finalmente vincente. Aveva chiesto che arrivassero rinforzi il prima possibile, soprattutto in attacco, ed invece il mese di gennaio è trascorso senza che arrivasse nessuno. Aveva fatto presente che a stagione in corso sarebbe stato meglio poter contare su giocatori che conoscessero il campionato italiano e che fossero pronti subito, e come riflesso il club ha trattato uno svizzero che gioca in Germania (Vargas) ed un uruguaiano (Rodriguez) che gioca in Messico. A quel punto il mister deve aver pensato che, dicendo di non aver bisogno di nulla, Barone e Pradè si sarebbero impegnati per fare (ancora) l'esatto contrario.

Chissà. Di certo c'è che siamo arrivati sul rettilineo finale e che nel frattempo, allenatore e squadra, hanno attraversato una tempesta senza salvagente. E per fortuna che, grazie ad un capolavoro tattico e ad un pizzico di fortuna, i viola sono riusciti (almeno) ad eliminare il Bologna, e a prendersi la semifinale di Coppa Italia. Altrimenti, questo incomprensibile ritardo, avrebbe portato con sé il fallimento di due ben due (uno, la Supercoppa, è andato) obiettivi stagionali. La stessa classifica, spettacolare alla fine del girone d'andata, è già peggiorata: da quarti a sesti, e col Torino (decimo) a soltanto tre punti. Indizi chiari, per chi vuole o è in grado di coglierli.

Il cambio di marcia

E così veniamo a quello che è successo già nella giornata di lunedì, e a quell'improvviso cambio di marcia (reale?) impresso al mercato. Da giocatori da massimo 6/7 milioni, ai tentativi per gente come Valentin Carboni e Gudmundsson. Talenti veri, seppur con profili diversi, ma che rappresenterebbero senza dubbio la voglia di investire (e di credere alla Champions) della proprietà. Per il primo comunque, l'Inter ha alzato un muro invalicabile. Prima di tutto perché vedono nell'argentino un ragazzo su cui puntare con forza, e poi perché i rapporti con la Fiorentina sono a dir poco complessi. “Mai sentiti, e comunque con loro non si tratta”, scrisse in estate un dirigente nerazzurro a chi gli chiedeva conto delle voci sull'interesse viola per Correa. Discorso (forse) leggermente diverso per l'islandese del Genoa. Sarebbe un regalo super gradito da Italiano, ma davanti alle prime proposte di Barone i rossoblu sono stati irremovibili: 30 milioni, non un centesimo di meno. Ci arriverà, la Fiorentina? O, come successo in tante altre occasioni, lascerà perdere facendo intendere che “a noi chiedono sempre cifre improponibili”? Si vedrà.

Non resta che aspettare che passino quelli che qualcuno, riferendosi alla capacità di Adriano Galliani di chiudere grandi colpi last minute (Ronaldinho, Ibrahimovic, Balotelli, Robinho, lo stesso Bonaventura, Nesta...) chiamava “giorni del Condor”. Il modello scelto da Barone è senza dubbio positivo, e la speranza è che anche il dg della Fiorentina riesca in un capolavoro come alcuni di quelli citati. Belotti (praticamente preso) più uno tra Gudmundsson e Reyna: è questa l'idea viola per chiudere in pieno stile Galliani. Occhio però, perché è capitato anche che il Condor, sopravvalutandosi, si ritrovasse a piedi, per strada, alla disperata ricerca di un centravanti, a suonare al campanello di Mattia Destro. Una scena pietosa, che nessuno vorrebbe rivedere...

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