Cosa sta succedendo?
—Questo lo deve sapere lei, caro Italiano, che di questa squadra è stato l’architetto, il costruttore, il mentore. Questa squadra è straordinariamente sua, con il lavoro, le idee e le intuizioni l’ha portata a picchi straordinari, oltre il suo livello. Tutto questo lo abbiamo raccontato. Tutto questo abbiamo applaudito anche quando i Soliti Noti e i Calcioti si lamentavano con la pancia piena. Ora di quella squadra e di quel calcio faccio fatica a trovare traccia e negarlo oggi vorrebbe dire farsi del male due volte. Quando ci sono dei problemi non vanno nascosti o evitati, ma affrontati. E allora ripeto: cosa sta succedendo? È possibile che questa squadra si sia smarrita quando si sono spente le luci di Nico, Bonaventura e Arthur?
Possibile, certo. Ma se così fosse cadrebbero gran parte delle cose dette e ridette a proposito del gioco che è da sempre centrale nel lavoro di questo allenatore. Se il gioco non funziona più perché sono sottotono tre giocatori importanti allora a cosa serve il gioco? Le individualità è chiaro che ti aiutano, ma è evidente che qui il discorso è più ampio. Lo scadimento di forma e del livello delle prestazioni è un comune denominatore per tanti giocatori, nelle ultime settimane mi verrebbe da dire tutti. A Empoli salvo Beltran e Mandragora, stop. Perché?
E allora torno ai discorsi già fatti. È finita la benzina? Questa squadra ha fuso? Non ha più la forza fisica e mentale per “andare oltre” come ha fatto per due anni e mezzo? Lo temo, ma non lo so. So solo che anche Belotti è già naufragato dopo tre partite: non gli è arrivato un pallone giocabile. La Fiorentina non ha tirato in porta, non ha creato. Il gol è arrivato per un’ingenuità dell’Empoli, rimasto in dieci in fase difensiva per un cambio tardivo. Diciamo anche questo perché trovare alibi non aiuta, le cose vanno dette in faccia per risolverle.
E allora di cosa parliamo?
—Questa storia dura da quasi due mesi. I momenti difficili in una stagione sono normali, non bisogna fare drammi e questo l’ho sempre detto e scritto. Ma adesso è troppo. Soprattutto, e mi ripeto, nei momenti difficili bisogna trovare soluzioni. Quando piove apri l’ombrello, dice una massima di una banalità stringente, e questo si dovrebbe fare: aprire l’ombrello. Almeno questo. Lo dico e lo scrivo perché ho grande stima di Italiano e lo sapete benissimo, lo reputo uno dei giovani tecnici italiani più interessanti, ma è proprio per questo che deve trovare le risorse e le idee per aprire l’ombrello, per smetterla di bagnarsi. C’è qualcosa che non funziona e deve essere lui a capire cosa fare.
Sarà sicuramente colpa di un mercato deludente, di alcuni infortuni, di giocatori importanti non al top, di contratti da rinnovare, o di altre storie, ma a questo punto ragionare su questo serve a poco. Servono soluzioni, anche temporanee, anche snaturando certe idee, ma servono. Se la squadra non ha più la forza o la voglia di fare certe cose, facciamone altre. Italiano, se serve, deve liberarsi delle sue catene ideologiche e culturali senza rinnegarle. Si cresce anche così.
Resto a Empoli
—Era evidente anche con la Fiorentina in vantaggio che loro stessero meglio fisicamente e che la Viola facesse fatica a imporre il gioco, ad alzare il ritmo. Nell’intervallo, in svantaggio, Nicola cosa fa? Passa al 4-3-3, mette un esterno veloce e un centroavanti tecnico. E allora, proprio perché questa Fiorentina non ha la forza per essere dominante (è successo anche a Lecce) Italiano avrebbe dovuto cambiare qualcosa e subito. Avrei messo Ranieri e Arthur subito, passando al 3-5-2, togliendo Sottil e Nico. E poi due esterni freschi (Kayode e Parisi) al posto di Biraghi e Faraoni sempre in difficoltà. La gara andava congelata, dare campo e speranza all’Empoli è stato fatale. Questo non significa diventare difensivisti o catenacciari, abiurare al gioco che è la forza della Fiorentina, ma cercare di superare questo momentaccio. I tre punti buttati via a Lecce e i due ieri (ma non solo questi) oggi darebbero un altro senso alla classifica e alla crisi, forse energia per ripartire.
Bicchiere ancora mezzo pieno
—Così con gli interrogativi che crescono, aspettando che si riaccenda la luce, andando avanti con il pilota automatico, è tutto più difficile. Ecco spiegata la mia preoccupazione, non l’allarmismo. Lo so benissimo che il bicchiere è ancora mezzo pieno, che va ancora meglio dell’andata, che rispetto all’anno scorso…, che la coppa Italia, che la Conference…So tutto. Ho sempre cantato le lodi di questa squadra e dell’allenatore, ma il problema è che questa squadra non la vedo più. Se la riconoscessi anche in certe sconfitte, non sarei preoccupato pensando “prima o poi tornerà”, ma vedendo quello che succede il timore di sperperare il patrimonio acquisito è alto.
Per questo non vorrei sentire alibi (l’arbitro è modesto, ma il rigore era nettissimo) o troppi sguardi al passato: c’è da analizzare duramente il presente. Della tattica ho detto, ma vanno fatte anche delle scelte. Se Nico è questo, meglio farlo entrare mezz’ora nella ripresa. Se Biraghi è questo, dentro Parisi. Devono giocare i più in forma, i più motivati. E la società deve far sentire all’allenatore la sua presenza, la fiducia nei fatti e non solo quella pubblica che a volte è solo un paravento. Mi piacerebbe davvero che in questi giorni al Viola Park ci fosse Rocco Commisso, la sua presenza potrebbe far tanto bene a tutti. Sono realista perché la polvere sotto il tappeto non serve. Non mi è mai piaciuta. La stagione ha ancora davanti tanta luce e tante opportunità, i problemi vanno risolti assieme, da tutte le componenti: ripartire è possibile. Cambiate la marcia però…
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