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Meglio lasciar perdere, augurandosi che come successo l'anno scorso (e da questa tribuna ne è sempre stato reso il merito) si dia seguito alla promessa di voler migliorare ancora costruendo, quindi, una squadra ancora più competitiva. Perchè, magari a qualcuno è sfuggito, considerare in parte deludente la stagione appena andata in archivio significa riconoscere che per valori si poteva e forse doveva fare qualcosa in più. L'impegno a migliorare insomma è stato rispettato ma gli obiettivi concreti, che piaccia o no e in parte anche per sfortuna (vedi sesto posto non valido per l'Europa League), non sono stati raggiunti.
Come spesso capita in questi casi comunque, gli spunti più interessanti sono arrivati da Daniele Pradè. Anche perché, se non altro, non ha venduto favole. Ha ammesso candidamente che per Kean non si può che aspettare, non ha garantito che non ci saranno cessioni eccellenti anche se ha detto che “la Fiorentina non è obbligata a farne” e quindi, in teoria, si può immaginare un mercato “all'attacco”. Senza far follie e rispettando il fair play finanziario, ovviamente, ma visto che “si possono fare grande investimenti” (sempre parola del diesse) si potrebbero ipotizzare, per dirne una, grandi operazioni su giovani di grandissimo valore e prospettiva ma con gli ingaggi ancora bassi o non eccessivamente alti. “Magara”, avrebbe detto Carletto Mazzone.
Semmai a Pradè, che ha ampiamente ragione quando dice che “la comunicazione con i social e tutto il resto è molto cambiata ma io so pesare da chi arrivano le critiche” ci sentiamo di dare un consiglio. A lui, e a tutta la Fiorentina. Alle parole, seguano i fatti. La sensazione infatti è che certo nervosismo nasca proprio da considerazione lette (o più probabilmente riportate) dai social. Nei media seri infatti, nessuno odia nessuno e non esistono “cattivi”. Esistono persone che provano ad analizzare le cose e che sicuramente a volte sbagliano, altre hanno ragione, ma che ripudiano certi termini (vedi “fallimento”) e mai e poi mai parlano o scrivono con l'intento di far male a non si sa chi.
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