L'arrivo di Kean pone delle domande sul suo ruolo, dove giocherebbe con Palladino? Proviamo a rispondere guardando al suo passato
Moise Kean, un nome che divide il calcio italiano da anni. Un dato su tutti ci fa riflettere, ha segnato il suo primo gol in Serie A nel 2017, il primo "millennial" a farlo. Ancora ha 24 anni, ma ormai ne sono passati 7 da quella rete a Bologna, e la sua carriera sembra già quella di un transfuga. L'esplosione alla Juve, l'acquisto all'Everton, il ritorno deludente alla Juve come post Ronaldo, il mancato passaggio all'Atletico, eora la Fiorentina. 7 anni particolari, ma con una continua domanda, come deve giocare questo ragazzo?
Il rebus irrisolto da Ancelotti e Allegri
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Fin dagli inizi Kean è sembrato una punta moderna, la stagione 18/19 alla Juventus fu folgorante. Una rete ogni 85 minuti e una grande capacità di attaccare la profondità, grazie ad un mix di tecnica e fisicità. Poi l'Everton lo acquista per quasi 30 milioni, ma in maglia Toffees fatica. Né Marco Silva, né Carlo Ancelotti riescono a trovargli la giusta posizione, schierato spesso da seconda punta o esterno incide pochissimo nel calcio inglese, fisico e intenso. Il dato sui duelli parla chiaro, solo il 28% portati a casa. Poi va al PSG, dove invece lascia vedere il suo talento. In una squadra dove non gli viene chiesto molto in fase di raccordo e protezione va a nozze. 19 gol e una grande intesa con Mbappè, Tuchel lo rimette centrale facendolo muovere sul centro destra proprio con la stella parigina. Kean si trova bene e sfrutta le sue caratteristiche fisiche e tecniche negli spazi, anche nel dribbling. Poi la Juventus si fionda su di lui dopo la cessione di Ronaldo. Allegri nel suo 3-5-2 lo vede come seconda punta alle spalle di Vlahovic, come riserva di Morata. Ma qui fa fatica nel gioco spalle alla porta e nel tenere i palloni giusti per la squadra, e i suoi dati tornano a calare. Nell'ultima annata 0 gol in campionato, e una fiducia in discesa.