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Italiano Re Mida, ma Milenkovic non diventa oro. Che succede al serbo?

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Il momento del centrale serbo è delicato, ma che succede a Milenkovic. Abbiamo provato a spiegare così il suo rendimento
Niccolò Meoni
Niccolò Meoni Redattore 

Estate 2021: Vincenzo Italiano arriva alla Fiorentina, dopo stagioni di anonimato assoluto dei viola. In quelle annate era presente Nikola Milenkovic, dalla stagione 2017/2018 baluardo difensivo della squadra gigliata. Il serbo veniva già dato per partente, le destinazioni parevano già definite, Inghilterra o Spagna. Grandi club avevano messo nel mirino il numero 4. Poi Italiano cambia le carte in tavola, il suo arrivo spinge Milenkovic a rinnovare due volte. La prima nel 2021, un rinnovo annuale, la seconda nel 2022 fino al 2027. E' acclarato, lo ha detto lui stesso, che l'ex Partizan sia stato convinto proprio dal tecnico viola e dalla sua proposta di gioco a rimanere. Lecito quindi aspettarsi un salto di qualità. E invece il tanto atteso salto non c'è stato.

Re Mida non trasforma tutto in oro

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Molto spesso il pregio di Italiano è stato quello di trasformare giocatori fuori dal progetto tecnico in vere e proprie risorse. Vedasi Duncan, Ranieri e Kouamè, per citarne alcuni. Ma con Milenkovic è un caso diverso, sia per status che per rendimento. Se andiamo a vedere i numeri, il serbo non ha avuto un tracollo, o un peggioramento. Infatti rispetto al 2020/21, l'ultima annata pre Italiano, le sue statistiche non denotano cali vistosi. Nei duelli la percentuale è calata dal 70% al 65%, così come le palle perse sono passate da 6.3 a 6.9. Mentre è migliorato nei duelli con il pallone. Si può dire che non troviamo alcuna decrescita notevole. Ed è proprio questo il punto. Milenkovic non è cambiato, è lo stesso giocatore che vedevamo con Iachini o Prandelli. Chiaro, con le dovute modifiche tattiche apportate dai vari tecnici.


Perché la pietra non si sgrezza?

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Le spiegazioni del suo mancato miglioramento non sono facili da dare. Lo scorso anno ha avuto degli acciacchi fisici, ma nulla che potesse modificare drasticamente il suo rendimento. E nemmeno un brutto rapporto con il tecnico, anzi. Milenkovic nel giorno del suo rinnovo parlava così di Italiano: "Volevo capire il progetto e le ambizioni della società ed anche l'arrivo di Italiano è stato determinante per me." E allora che succede, ci affidiamo alle parole di Delio Rossi a Radio Rai: " Ha qualità, ma non tiene alta la soglia dell'attenzione". Ed è proprio questo il punto, il gioco di Italiano è sicuramente stimolante per un difensore aggressivo come lui. Ma espone anche a rischi i propri giocatori, i duelli e le letture sono determinanti. E un calo dell'attenzione può portare ad errori, a differenza di stili di gioco più conservativi come quello di Iachini, dove la maggior prudenza induce a meno errori, ma anche a un calcio più prevedibile.

Gli errori fatali e le risalite

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Quello infatti che finisce sotto gli occhi di tutti spesso per Milenkovic sono gli errori. Perché le sue partite, come quella di Roma, sono quasi sempre ottime. Fatte di chiusure, recuperi alti, e aggressività. Ma poi marchiate da disattenzioni che costano punti. Quella contro la Lazio, o quella su Caputo contro l'Empoli sono due esempi. Ma non solo, anche gli errori in finale di Coppa Italia contro l'Inter o altre ingenuità. Pareggiate però da serate in cui sembra poter giocare nell'Atletico del Cholo Simeone per l'intensità che ci mette, come a Basilea, nella semifinale di ritorno in Conference dello scorso anno. Un'altalena che per un leader difensivo e del gruppo spesso condiziona, in positivo e in negativo, l'andamento della retroguardia. Milenkovic resta un patrimonio della Fiorentina, le qualità ci sono tutte. Ma il serbo, se vuole fare il salto di qualità deve alzare l'asticella della concentrazione. Domenica arriva la Juve, proprio l'avversaria che fece innamorare il pubblico viola di lui. Nel 2018 il testa a testa con Higuain lo lanciò nel cuore del Franchi. E allora Nikola, riprenditi la Fiorentina, in tutto e per tutto

 

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