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Italiano fulcro del progetto viola, lo dice pure Commisso. E’ una Fiorentina matura

Enzo Bucchioni
L'importanza del tecnico siciliano per la crescita della Fiorentina targata Commisso, il turnover, gli obiettivi stagionali ed il tema-stadio: questi e tanti altri gli argomenti toccati nel nuovo editoriale
Enzo Bucchioni Editorialista 

A sei giornate dalla fine del campionato la Fiorentina anche in campionato è tornata nel posto che le compete, in zona-coppe, a ridosso delle prime sette fra le quali c’è anche la Juventus che dalle coppe potrebbe essere estromessa dall’Uefa e dalle penalizzazioni che comunque arriveranno. Cosa vuol dire? Che dopo la finale di coppa Italia già raggiunta e la semifinale di Conference da giocare, pure in campionato con il passo del montanaro, la Fiorentina sta tornando a quello che era l’obiettivo di inizio stagione. Morale? E’ un’altra stagione di grande crescita dell’allenatore e della squadra, ma anche della società, naturalmente alla faccia di chi tre mesi fa parlava di stagione fallimentare. Fatemelo dire e ricordatevene in futuro. Per prudenza e realismo non uso altri aggettivi sfolgoranti per definire l’annata viola, ma ovviamente ci sono le possibilità per farla diventare straordinaria, ma anche storica. Di straordinario resta e resterà comunque questa base solida che Italiano ha costruito l’anno scorso e sulla quale si stanno alzando gli obiettivi della società. E’ l’unica strada per fare bene calcio. Lavorare duramente tutti i giorni, avere obiettivi, avere idee, fare crescere i giocatori dopo averli convinti e sedotti con il calcio, e con umiltà saper anche correggere e rivedere certe situazioni quando le cose non funzionano come si vorrebbe. Italiano ha fatto tutto questo in due anni di lavoro ininterrotto e instancabile, due anni fatti di passione e di sacrificio, anche di sofferenza quando ha sentito attorno la sfiducia di alcuni, trasformando la Fiorentina in una squadra vera. Il suo lavoro mi ricorda quello di allenatori come lui che mettono al centro il gruppo, il gioco, il lavoro e mi viene in mente proprio Luciano Spalletti che con questo modo di fare calcio sta finalmente centrando lo scudetto, l’obiettivo più alto. Italiano è di quella pasta lì, fa parte di quegli allenatori che fanno crescere tutti i giocatori, che entrano nelle loro teste per farli rendere al massimo.

La forza di Italiano (e di Rocco)

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La partita con la Sampdoria, se volete, ci ha regalato molto, qualcosa che va oltre il risultato già di per sé straordinario. Italiano ha fatto giocare dal primo minuto un portiere debuttante come Cerofolini, ha schierato Ranieri che l’estate scorsa neppure era andato in ritiro, ha ripescato Duncan. E’ entrato Terzic ed ha segnato anche lui. Kouamé entra e fa gol, dà fiducia a Jovic e arrivano tre assist in una volta sola. E’ tornato anche il giovane Bianco per una manciata di minuti. Cosa vuol dire? Che questa è una squadra felice, è stato costruito un gruppo all’interno del quale tutti si sentono importanti, sono pronti a dare il loro contributo piccolo o grande che sia per un’unica causa comune: provare a vincere tutto, o almeno il più possibile. Ma crescere, crescere e crescere ancora con il lavoro, il sacrificio e le idee. Sono contento che Rocco Commisso l’abbia detto e abbia capito lui per primo, che da così poco tempo è nel calcio, che l’allenatore oggi deve essere centrale in qualsiasi progetto calcistico che si rispetti. Non c’è in giro una squadra capace di vincere senza avere in panchina un tecnico che non sia anche un punto di riferimento tecnico, ma anche psicologico e carismatico. E’ stato Rocco a proteggere Italiano nei momenti di difficoltà che nessuno nega ci siano stati e anche qui il presidente ha capito come si fa calcio. I dirigenti mediocri scaricano le responsabilità addosso all’allenatore (facile), ma anche ai giocatori, non si assumono le responsabilità e non sono l’ombrello che invece devono essere. Tutto questo mi fa pensare e credere che anche nelle prossime dieci partite che restano da qui alla fine pensando di arrivare anche in finale di Conference (tocchiamo ferro) vedremo una Fiorentina sempre più matura, sempre più consapevole e ambiziosa.

L'importanza delle rotazioni intelligenti

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La squadra tatticamente è cresciuta anche se ha avuto un paio di ricadute comprensibili (Poznan e Monza), sa giocare un calcio di grande bellezza e velocità, ma l’ho vista anche essere più calcolatrice come nel ritorno con la Cremonese. Mentalmente stanno tutti bene, ma anche fisicamente non sembrano avere giocato una cinquantina partite. E anche qui torno ai meriti di Italiano che ha cresciuto il gruppo e l’ha portato allo stesso livello, quelli che giocano di più e quelli meno, c’è stata comunque una rotazione che non ha cotto nessuno per super utilizzo e non ha fatto sentire nessuno inutile causa poco minutaggio. Fermo restando che nessuno da qui alla fine regalerà niente, a cominciare da mercoledì a Salerno contro una squadra che Paulo Sousa ha modellato per quello che è l’esigenza, cioè salvarsi, e quindi pensa e sa difendere molto bene e chiudere gli spazi per ripartire. Sono le squadre che la Fiorentina deve temere di più, un altro bel test tattico. Mi aspetto altre rotazioni intelligenti sorridendo di chi suggerisce di tenere a riposo i titolari fino alla sfida con il Basilea dell’undici maggio. Sarebbe un suicidio. Vorrebbe dire far perdere il ritmo partita, far perdere la forma. Devono invece giocare con i modi e i tempi giusti, a seconda delle situazioni. Come Italiano ha fatto fino ad ora. A Salerno torneranno Cabral, Terracciano, Mandragora, Quarta e altri della squadra-base salvo poi ruotare ancora a partita in corso.

Lo stadio: quante domande senza risposta...

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Sabato scorso Rocco Commisso ha parlato anche di stadio e se non l’avete letto, procuratevi il dossier preparato dalla Fiorentina per rimettere in memoria quattro anni di calvario per un imprenditore che vuole investire trecento milioni per fare o rifare uno stadio e viene osteggiato o combattuto dalla politica e dagli amministratori, quelli che dovrebbero fare gli interessi dei cittadini. Quelli che invece hanno preferito puntare sui soliti soldi pubblici, che dovremo restituire noi e i nostri figli con gli interessi, con talmente poca lungimiranza che poi alla fine quei soldi non li hanno neanche presi tutti. Vero Nardella? Rocco ha messo sul tavolo anche tutta una serie di interrogativi, tipo: dove andrà a giocare la Fiorentina? Quanto costerà l’affitto del nuovo Franchi se si farà? E tanti altri per ora senza risposta. I politici vivono alla giornata pensando alle prossime elezioni, gli imprenditori devono programmare il futuro e basarlo su certezze. Forse non l’hanno capito. Dico questo perché questa bella Fiorentina potrebbe diventare bellissima e fare pensieri in grande se attorno ci fosse un terreno più fertile e non sempre montagne da scalare o vento contrario. E non da oggi. Ricordate cosa diceva Diego Della Valle che magari non vi stava simpatico? Le stesse cose che dice oggi Rocco Commisso.

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