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L'imbucata

Il prevedibile ‘tiro a Italiano’ con la speranza che compia un altro capolavoro

Magrini
Riuscirà Vincenzo Italiano a compiere un altro miracolo dando ai colori viola qualche bella soddisfazione? Il mercato non l'ha aiutato ma potete scommettere che ci proverà fino in fondo
Matteo Magrini

E' un po' come se uno raccogliesse tutti i punti necessari sulla propria carta Fidaty per prendere che so, un tostapane, magari anche qualcuno in più ma poi, al momento di “incassare” il premio a lungo inseguito, gli venisse risposto che “no, il tostapane non c'è. Però possiamo proporle questo accordo: lei ci dà indietro il suo (vecchio) e noi le diamo un phon per capelli”. La risposta, sarebbe scontata. “E se voglio farmi un toast?”. “Beh, si arrangi, può sempre provare a scaldare il pane con l'asciugacapelli”. Ecco. Questo, più o meno, è quanto successo sul mercato di gennaio (cessione di Brekalo, nessun attaccante esterno preso, arrivo di Belotti) e, soprattutto, quanto accaduto fin dal giorno successivo.

Tutto molto prevedibile, sia chiaro. Perché la dirigenza della Fiorentina, quando vuole, sa essere pronta e reattiva come poche altre al mondo. E' bastato perdere col Lecce insomma e, come per magia, ecco spuntare qua e là (ma ovviamente non dai dirigenti) la solita bordata di critiche per Vincenzo Italiano. “Ci spieghi perché a Lecce ha fatto giocare Nzola esterno”, “ci dica come mai non l'ha sostituito e perché si ostina a giocare con questo modulo se non ha i giocatori giusti per farlo”. La teoria di fondo, tanto per tornare al punto di partenza, è più o meno questa. “Tocca a lui arrangiarsi adesso, che trovi le soluzioni per tirar fuori la squadra dalle difficoltà”.


Chiaro, no? Se non ha il tostapane, che si prepari il toast scaldandolo col phon per capelli. E pazienza se nei primi mesi della stagione il mister, e con lui la squadra, aveva messo da parte (con estrema fatica e andando ben oltre il reale valore del gruppo) tanti punti da chiudere addirittura al quarto posto, in piena zona Champions, il girone d'andata. Roba da meritarsi non solo un premio, ma anche una tessera gold. Ma così è purtroppo, e non si può tornare indietro. Certo, sarebbe facile adesso ironizzare o “sorridere” per “certi guru” delle trattative che “millantano” operazioni impostate con mesi di anticipo o rilanci su rilanci salvo poi “essere puntualmente smentiti dai fatti” (o dalle dichiarazioni dei dirigenti di altre società” così come sarebbe semplice chiedere alla dirigenza come mai se il Barcellona piomba su Amrabat l'ultimo giorno di mercato è brutto, scorretto e cattivo mentre se lo facciamo noi va bene. E invece, non lo faremo. Un po' perché sappiamo bene che nel mercato le dichiarazioni lasciano il tempo che trovano (vale per Barone come per l'ad del Genoa, sia chiaro) e un po' perché siamo consapevoli che “così fan tutti” e che, per stare in un certo mondo, è quasi obbligatorio tenere certi comportamenti. Ecco, se poi però si evitasse di accusare gli altri se ne guadagnerebbe in credibilità.

Detto tutto questo, non resta che tornare all'allenatore e alla squadra. Perché è verissimo che adesso tocca a loro, ma è la prospettiva che non ci torna. Per capirsi. Il discorso non può essere “adesso se la sbrighi lui” ma, semmai, “adesso speriamo che per l'ennesima volta s'inventi qualcosa e porti la Fiorentina più in alto di dove, per valori, dovrebbe stare”. Lo ha ha già fatto nelle due stagioni precedenti e, statene certi, farà di tutto per riuscirci anche stavolta. Ci riuscirà? Difficile rispondere. Di certo, almeno personalmente, resto convinto che sia l'unico, vero, asso che la Fiorentina si può giocare. Con i suoi limiti ed i suoi errori (chi non ne ha e non ne commette) ma anche, o meglio soprattutto, con la capacità (grazie alle idee e al lavoro) di saper tirar fuori un toast anche da un asciugacapelli.

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