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Il buio della Viola e l’umiltà per ripartire

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Il commento di Alberto Polverosi dopo l'umiliante sconfitta in Conference League contro il Basaksehir.

Alberto Polverosi

I numeri prima di tutto. Conference League: ultimo posto con 1 punto in 2 partite come il Rfs Riga, formazione che nella classifica Uefa appare numero 285, siamo a -5 dalla capolista Istanbul Basaksehir, a -2 dagli scozzesi dell’Hearts of Midlothian, 1 gol fatto, 4 subiti, anche nello scontro diretto per il 3° posto per adesso il Riga è favorito grazie al pareggio conquistato in trasferta al Franchi. Prossima partita decisiva, come le altre a seguire: Hearts of Midlothian-Fiorentina a Edimburgo.

Campionato: 11° posto, 6 punti in 6 partite, -6 rispetto allo scorso campionato, quando, alla stessa giornata, la Fiorentina di Italiano era al 5° posto, con 5 punti in più della stagione 2021-22, finita con una salvezza strascicata. In pratica, la Fiorentina è tornata ai livelli di due anni fa. Altri dati: i viola hanno vinto le prime due partite ufficiali della stagione con la Cremonese e subito dopo in casa col Twente nei play-off di Conference League, da allora 8 partite fra campionato e Conference e zero vittorie. Un mese intero ormai.

La sconfitta di Istanbul, per le dimensioni, ma soprattutto per la doppia natura con cui è maturata, ha fatto precipitare la Fiorentina in una situazione profondamente critica da cui sarà dura rialzarsi se le parole di Vincenzo Italiano, dopo lo 0-3, hanno davvero un valore definitivo: «Mi dispiace, non so sinceramente come dobbiamo cercare di rimediare a questa situazione che ci penalizza». Se lo dice l’allenatore, che è pure il costruttore della meravigliosa creatura della stagione scorsa e dunque il responsabile della bruttezza di questi tempi, c’è da preoccuparsi.

Devo confessare un mio eccesso di ottimismo: non immaginavo che la Fiorentina di questo pur grigio periodo riuscisse ad arrivare così in basso. Il primo tempo con la Cremonese, i 60' in casa col Twente, la prestazione matura di Enschede, il dominio sulla Juventus, pur alternati ad altri momenti di disagio profondo, mi avevano fatto pensare a una squadra un po’ schizofrenica ma non così assente, tenera, fragile, involuta. La partita di Bologna, con meritata sconfitta, era stata in realtà il preludio di quanto sarebbe accaduto a Istanbul, dove la Fiorentina ha (non) giocato due partite. Con quella del primo tempo ha sconfinato nell’indecenza sul piano tecnico e tattico. Con quella del secondo si è distesa sul lettino dello psicologo e non si è più rialzata. Da lì le parole che sanno di resa di Vincenzo Italiano.

Oggi è difficile pensare alla Fiorentina che ha messo sotto la Juve, eppure era solo il 3 settembre, due settimane fa, non due mesi fa. Di sicuro è che questa squadra, con questo organico, per ora non ha la forza di reggere due confronti impegnativi e ravvicinati come la coppa e il campionato. Non hanno esperienza l’allenatore, i giocatori (la stragrande maggioranza), la società e nemmeno lo staff sanitario che continua a imbottire l’infermeria di giocatori che a volte possono giocare e subito dopo si fermano (Gonzalez, Sottil, Milenkovic, Zurkowski, Dodo), li vedi in campo e poi spariscono.

C’è tutto il tempo per recuperare, però serve innanzitutto una base di umiltà da cui ripartire. Ma quando in conferenza stampa il proprietario del club dice che l’operazione-Vlahovic, con i suoi 75 milioni, è un’operazione fenomenale, dimenticando chi è arrivato (o chi c’era già) al suo posto, ovvero Kokorin, Piatek, Cabral e Jovic, fa capire che questa base va ancora cercata.

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