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I meriti di Italiano dietro ai successi viola. Tavolo a tre per il Franchi? Ora no

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Nel suo nuovo editoriale, Enzo Bucchioni si sofferma sulle notizie positive dopo la vittoria contro la Salernitana, ma anche sulla figura di Mourinho e sullo stato dell'arte dell'Artemio Franchi
Enzo Bucchioni Editorialista 

Qualche numero per quelli che abitualmente danno i numeri. La Fiorentina nel 2023 è il quinto attacco d’Europa dopo City, Real, Bayern e Bayer Leverkusen, con 102 gol ha battuto un record: nella storia nessun’altra Fiorentina aveva mai segnato così tanto come questa in un anno solare. Adesso vorrei vedere la faccia di bronzo di tutti quelli che continuano a dire che il gioco di Italiano non funziona, che l’allenatore viola deve giocare con le due punte, che Beltran non sarà mai un vero bomber e tutta una serie altre divertenti facezie (avrei voluto dire altro, tipo ca….) che quasi ogni giorno escono dalla bocca o dai polpastrelli. Il gioco di Italiano funziona eccome, se arrivi a segnare così tanto senza avere in squadra un centravanti da venti gol (ma neanche da dieci…) o davanti grandi goleador, vuol dire che la differenza la fanno gli altri giocatori con i movimenti, con il gioco che porta al tiro tutti e mette tutti in condizione di segnare. Insomma, la Fiorentina è squadra vera e il merito è del calcio e delle idee che propone Italiano, il calcio e le idee che hanno fatto crescere questo gruppo oggi in classifica a un solo punto dalla zona Champions. “C’eravamo un po’ inceppati”, ha detto Italiano per spiegare la scarsa vena emersa in tre-quattro partite e questo lo avevamo ampiamente capito e spiegato. Senza catastrofismi. Senza drammi. Quando sei una squadra, quando sei un meccanismo, vai in difficoltà se manca il terzino che spinge e non accompagna la catena di destra, oppure se il centroavanti non fa i movimenti giusti, non torna a legare il gioco, o se infine l’esterno sinistro non salta l’uomo e non viene dentro il campo a tirare. Era mancata anche un po’ di brillantezza e di velocità, ma tutte cose risolvibili. Con la Salernitana è andato tutto bene, poteva finire in goleada nonostante il riposo concesso a Nico Gonzalez e così i catastrofisti di ieri, oggi sono in preda all’esaltazione massima. Non fidatevi.

Sottil, adesso la continuità

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La Fiorentina ha semplicemente giocato una bella partita, da Fiorentina vera, con tante indicazioni tattiche e su alcuni uomini (Beltran e Sottil su tutti), ma non mi ecciterei più di tanto. Le partite vanno lette, l’equilibrio ci deve essere in campo, ma anche fuori. Così adesso sento che se la Fiorentina non andrà in Champions si dovrebbe parlare di fallimento. Credo che lo scrivano e lo dicano solo per innervosire Rocco e i dirigenti, caricare di responsabilità la squadra, per prepararsi a futuri attacchi se in Champions la Fiorentina non ci andrà. Che poi non è mai stato il suo obiettivo immediato, anche se c’è voglia di crescere. Noi andiamo avanti per la strada del sano realismo, con la convinzione che si stia facendo un buon lavoro e che questa squadra possa crescere ancora singolarmente e come gioco per aprire orizzonti e prospettive. Quel che verrà verrà, con la convinzione che Italiano sia un talento della panchina e come tale possa sempre trovare soluzioni per superare le difficoltà e far crescere tutto e tutti. Tanto per dirne una, avete notato la chicca del doppio regista (Arthur-Lopez) per tenere palla e congelare la partita con il palleggio e la qualità? Un’idea nuova che in certi momenti potrà tornare utilissima. Fra le prestazioni da segnalare c’è quella di Beltran. Paradossalmente il rigore mi interessa meno di quello che ha fatto per la squadra. Finalmente si è mosso con i tempi giusti, ha legato il gioco con i centrocampisti, ha aperto spazi agli inserimenti. Morale: sta cominciando a capire la Fiorentina e il calcio italiano. Andava e va ancora aspettato nella sua crescita perchè ha tecnica, forza e vede il gioco. Sta lavorando per noi, se fosse un’autostrada. E’ diverso il discorso su Sottil, ma ancora una volta ci prendiamo una sua gran partita e la accompagniamo con la speranza che possa davvero essere la prima di tante. Se trova la continuità è fatta. Mi fermo qui, l’abbiamo già scritto altre volte. Tocca solo a lui. Se rimango a quelli più discussi, mi è sembrato che perfino Nzola sia entrato più sciolto, con un atteggiamento diverso. Italiano l’ha escluso in Conference, ma ha parlato a lungo con lui, l’ha stimolato e gli ha fatto sentire la sua fiducia. La Fiorentina non scaricherà Nzola, tutti contano in una sua reazione. Vedremo. Insomma, una domenica piena di tante belle cose, compreso Kayode, un Arthur vero e un Duncan mai visto qui a certi livelli. Fine.


Ampio turnover col Parma

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Mercoledì c’è la coppa Italia, domenica sera Mourinho. Dico Mourinho perché è vergognoso quello che ha fatto fra sabato e domenica l’allenatore della Roma. Prima ha condizionato pesantemente il giovane arbitro Marcenaro dicendo in sostanza che non è adeguato per certi livelli, sospettando una presenza adatta a far squalificare il diffidato Mancini. Poi se l’è presa con Berardi con l’obiettivo evidente di innervosirlo prima della gara. Non basta. Dopo la gara ha rincarato parlando in portoghese con evidente ironia. Comportamenti inaccettabili, spero in una lunga squalifica. Un obiettivo Mou l‘ha raggiunto: Mancini andava ammonito per un fallo evidente e l’arbitro puntualmente non l’ha fatto. Sicuramente condizionato. Domenica con la Fiorentina il difensore giocherà, ma non è questo il problema. Il problema è Mourinho e una strategia adottata tutte le domeniche per condizionare in qualche modo, con le parole e le proteste, l’andamento dei match. Anche basta. Di certi cattivi maestri il calcio italiano deve fare a meno. Prima di domenica e della Roma, mercoledì sera la Fiorentina giocherà ancora in casa in coppa Italia contro il Parma. Dalla coppa possono arrivare soddisfazioni e la Fiorentina lo sa. Occhio però al Parma, un’ottima squadra. Turn over già scritto, a cominciare da Christensen, Mina, Nzola, Barak, Parisi, Lopez, Mandragora, i cambi non saranno meno di otto. Un classico.

Restyling Franchi? Un teatro dell'assurdo

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Capitolo restauro del Franchi. La disponibilità della Fiorentina, l’apertura di Joe Barone a un tavolo con Comune e Governo per ora non ha portato a niente di concreto. Telefonate e promesse. L’11 dicembre, lunedì prossimo, ci sarà la gara per l’aggiudicazione dei lavori parziali per l’importo di 151 milioni. Sarà curioso vedere come andrà a finire e se, soprattutto, le grandi imprese nazionali che hanno detto “no grazie” mesi fa, di fatto bocciando il progetto, questa volta si siano ricredute e abbiano intenzione di partecipare. Oppure se resteranno le imprese locali. In caso di asta deserta si potrà comunque passare all’affidamento diretto anche se c’è qualcuno che eccepisce sull’entità dell’importo. Lo vedremo. Comunque la situazione è sempre più Pirandelliana. Nardella non vede l’ora di dare il primo colpa di ruspa e di iniziare i lavori, anche se parziali e senza i soldi per la copertura, per non rimetterci completamente la faccia a pochi mesi dalle elezioni europee alle quali vuole partecipare. Ma forse anche per evitare contestazioni dalla Corte dei conti. Renzi non spera altro, in vista delle elezioni comunali, che l’affare salti completamente per mandare il PD all’angolo della credibilità. Il governo aspetta gli eventi e cerca di capire fin dove spingersi, fra comunali e regionali, la partita politica sulla Toscana è grossa. E Nardella non è certo un fiore all’occhiello per il PD della Schlein. Perché dico questo? Perché nessuno si preoccupa della Fiorentina che ad oggi non sa ancora dove giocherà il prossimo campionato e una sede dovrà obbligatoriamente comunicarla entro marzo alla Lega Calcio. Empoli, Bologna e Sassuolo, per ragioni diverse, sono piste impraticabili. E ogni giorno che passa è sempre più dura. A parte la rimessa economica (dieci milioni l’anno e forse più) e l’handicap sportivo (essere in trasferta per anni), quello che turba la Fiorentina è il non avere certezze su nulla. L’impossibilità a programmare. Anche sul Padovani ci sono soltanto idee sulla carta, ammesso e non concesso che questo stadietto possa interessare. Non c’è un progetto esecutivo, non c’è una certezza sui tempi, non c’è un’idea precisa dei costi per la Viola che vada oltre le stime di massima: anche volendo, come fa la Fiorentina a dire alla Lega entro marzo, che giocherà al Padovani? Il solito caos generato dall’ottimismo nardelliano che pensa di trasformare il Padovani e poi sistemare il rugby ai Campini. Ma lo ricordate che non c’è l’illuminazione e i rugbisti sono dilettanti, lavorano, e quindi si allenano solo di sera, quando è notte? Faccio così per dire: sono duemila le cose che non tornano. A questo punto sarebbe bene che anche le organizzazioni dei tifosi, i tifosi tutti, cominciassero a dire la loro, a farsi sentire. Se vorranno seguire la loro squadra del cuore i primi ad andare incontro ad annate difficili e dispendiose saranno proprio i tifosi: due o tre stagioni sempre in trasferta. Roba da odissea. Inaccettabile. Per poi magari ritrovare il Franchi restaurato solo in parte. Ancora scoperto. Altro che Pirandello o il teatro dell’assurdo. La Fiorentina aspetta per capire, Rocco vuole vedere se ci sono margini per sostituirsi ai sessanta milioni tolti dall’Europa, se i lavori potranno essere fatti a lotti bypassando il limite del 2026. Ma quasi sicuramente neppure con altri 60 milioni aggiunti ai 151, lo stadio potrà essere finito, ne serviranno 250 come minimo con gli aumenti dei prezzi. E meno male che per qualcuno era un’operazione intelligente…

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