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Ha vinto l’anticalcio, ma non si doveva giocare. Ora non buttare tutto a mare

Ha vinto l’anticalcio, ma non si doveva giocare. Ora non buttare tutto a mare - immagine 1
"Io non baratterei mai il gioco della Fiorentina con il non gioco della Juventus. Anche se loro hanno vinto. E domenica scorsa non si doveva giocare: cChi poteva fermare la macchina?"
Enzo Bucchioni Editorialista 

So benissimo di dire una cosa impopolare, sono convinto che fra i miei due o tre lettori ci possano essere anche dei tifosi legati al “primo non prenderle”, ma io non baratterei mai il gioco della Fiorentina con il non gioco della Juventus. Anche se loro hanno vinto. L’anticalcio può portare a risultati immediati, forse riesce a consolidare caratterialmente una squadra, ma non ha futuro. I giocatori non crescono, inaridiscono. Gli spettatori possono applaudire qualche vittoria, ma ormai sono evoluti anche loro, sanno che il pallone visto da Allegri non può portare lontano. Al confronto il contropiede organizzato potrebbe essere perfino nobile, ma questa Juve non sa fare neppure quello, è solo catenaccio anni sessanta, palla avanti sperando nell’errore dell’avversario.

Non buttare tutto a mare

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La Fiorentina ha perso, è vero, e se le sconfitte sono tutte brutte quella con la Juve lo è di più, ma attorno a un’idea di calcio moderno e organizzato, in questi due anni è cresciuta, è tornata in Europa, ha giocato due finali. A chi piacciono i numeri ricordo che comunque anche oggi ha sempre sette punti in più dell’anno scorso nonostante le ultime tre brucianti sconfitte consecutive. Non è il momento di buttare tutto a mare, di rimettere in gioco sempre ogni cosa come fa qualcuno che sta nel mondo della comunicazione solo perché c’è posto per tutti e ragiona a seconda di come tira il vento. Caso mai è il momento di chiedersi quali sono i problemi e analizzarli per cercare di risolverli. Perché, esempio, la manovra viola è diventata più prevedibile e segnare sta diventando faticoso nonostante i 24 tiri scoccati anche contro la Juventus?


La dura legge del gol 

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È evidente che manchi un uomo gol, uno abituato a buttarla dentro parlando in termini brutali. Nzola fa fatica a calarsi nella nuova dimensione. Non so perché, posso fare ipotesi e le ho già fatte, ma non assomiglia per niente al giocatore che conoscevaItaliano e che nel mio piccolo ho visto giocare in almeno sessanta partite di Serie A. Non fa gol, ma non si muove neppure come dovrebbe e come sa fare, è come se avesse un macigno attaccato alle caviglie. Credo sia un problema psicologico, le pressioni, l’ambiente, le attese, un livello tecnico più alto. Spero ancora che torni, intanto manca. Beltran è un ragazzo interessante, ha qualità, è attaccante e si vede, ma è ancora acerbo e non pronto per essere determinante nel nostro campionato, un mondo molto diverso da quello argentino. È dentro un percorso di crescita, è cresciuto, ma non so quanto ci metterà ancora. Ognuno ha i suoi tempi. Nelle prime settimane con un’ottima forma collettiva e i gol di tanti, s’è ovviato, alla lunga, senza un centravanti che sappia far gol e/o lavorare per la squadra, i meccanismi offensivi della Fiorentina hanno rallentato, o si sono inceppati come nelle ultime settimane.

La Fiorentina imbrigliata

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Andreazzoli, Sarri e Allegri che ognuno a modo proprio sono allenatori attenti alla fase difensiva e studiano l’avversario, in sostanza hanno capito che dovevano impedire alla Fiorentina di mettersi in moto, di giocare in velocità, di trovare spazio. Senza un centravanti determinante, come spiegato, e senza spazio, la Viola tiene palla, gioca, ma diventa prevedibile. Che fare? Non è semplice. Queste situazioni si risolvono soltanto con l’alta velocità delle giocate collettive e la qualità dei singoli. E anche qui i problemi non mancano. Quali sono i giocatori della Fiorentinache negli ultimi trenta metri possono fare la differenza e competere con le difese delle squadre di fascia alta? Faccio due nomi soltanto: Nico e Bonaventura. Jack è stanco e s’è visto, ma s’è visto anche che senza di lui mancano guizzi e intuizioni. Pure i tiri. Nico ha fatto e fa tanto, ma non si può pretendere un gol a partita. Lo raddoppiano, lo menano, ha necessariamente dei momenti di pausa e quando cala lui cala tutta la squadra.

Il gioco rallentato sugli esterni

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Il gioco sorregge questa squadra, la personalità c’è sempre, l’organizzazione pure, ma ci sono anche altri problemi che rallentano le rotelline e così tutto gira a una velocità prevedibile per gli avversari. Gli esterni, ad esempio. Mancano terribilmente a questa squadra le triangolazioni in velocità sugli esterni e con altrettanta velocità la ricerca del fondo. Come mai? Semplice. Parisi è bravo e si vede, ma con il piede sbagliato, giocando a destra, i movimenti e il tocco di palla non sono naturali, ci deve pensare, rallenta. E gli spazi si chiudono, gli avversari si compattano. A sinistra non è in un gran momento neppure Biraghi, dopo l’infortunio non ha ripreso la condizione, fa fatica a sovrapporsi, i tempi non sono sempre giusti. E neppure i cross. Con la Juventus è mancata anche la soluzione Quarta. Per ovviare alla solita marcatura a uomo di Arthur, Italiano aveva chiesto all’argentino di impostare il gioco. Le sue avanzate hanno spesso aperto spazi e liberato Arthur, ma con Quarta in marcatura come domenica scorsa e gli avversari che hanno schermato anche questa mossa, l’arma è diventata meno efficace rispetto alla sorpresa di inizio campionato.

Italiano e le nuove soluzioni

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Succede così che la Fiorentina abbia il 70 per cento di possesso, tiri 24 volte contro 4, batta 9 calci d’angolo contro 1, ma non ricordo vere occasioni da gol o azioni pericolose a parte una punizione e un Nico davanti alla porta con tiro debole. Non è facile risolvere, trovare soluzioni, il livello tecnico dei giocatori è questo, mancano anche la cattiveria e l’istinto del gol, e come spiegato tante volte, la qualità cresce soltanto quando funziona il gioco ad alto ritmo. Si vedranno miglioramenti, aspettando i centravanti, quando saranno recuperati alcuni ad alto livello di forma, o tornerà Kayode con Parisi a spingere a sinistra come a Napoli. Una mano possono darla gli avversari che giocano, che non fanno barricate, che affrontano la Fiorentina a viso aperto, ma ormai sono sempre meno. Italiano è uno che studia calcio, ora mi aspetto anche dalla sua capacità e dalle sue intuizioni, soluzioni come quella di Bonaventura fra attacco e centrocampo che ha cambiato la stagione scorsa, o altre che abbiamo raccontato e hanno migliorato il suo calcio fluido.

Beltran e Nzola non sono Jovic e Cabral

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Ma se l’analisi tattica appena fatta per capire senza drammatizzare, ci racconta di alcune difficoltà, questa resta comunque una squadra che crea, che ha voglia, che gioca a calcio e che ha molte armi per tirarsi fuori da un momento no. Ha conoscenze solide, come ho detto spesso, e con la voglia di migliorarsi le difficoltà si superano più facilmente. Ripartiamo dunque dai sette punti in più in classifica, dal lavoro e da Italiano che ha portato questa squadra fino a questo punto e la può portare oltre. E poi resto ancora convinto che possa bastare poco per ritrovare Nzola, magari un gol, una bella gara. Il calcio ha una vasta letteratura di situazioni simili. Beltran crescerà, questo è scritto. E aspettiamo alcuni come Barak o Ikonè a livelli più alti. Per i nostalgici, quando dicevamo che fra Jovic e Cabral non se ne fa uno, e non per consolarsi, avete visto il disastroso Jovic al Milan e Cabral che con il Benfica ha segnato soltanto due gol nelle coppe nazionali portoghesi contro squadre minori?. Almeno Beltran è un giovane e ripeto, andate a vedere cosa faceva Lautaro quando è arrivato all’Inter e pensate a cosa è oggi.

Una partita da rimandare e le responsabilità

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Comunque domenica scorsa non si doveva giocare. La spinta e l’adrenalina della curva Fiesole sono mancate, ma avevano e hanno ragione loro, se il calcio avesse ancora un cuore, se avesse voglia di tornare vicino alla gente, avrebbe dovuto fermarsi. Ma ormai è solo business e diritti tv, un mondo lontano dal mondo reale. Non so ancora per quanto…Chi poteva fermare la macchina? Non certamente la Lega calcio, ma la politica e le istituzioni sì. Solo se avessero capito prima, solo se invece di dire venerdì scorso “fermare la partita non è una priorità”, da subito avessero fatto pressioni a tutti i livelli, una speranza ci poteva essere. Hanno cominciato ad andare dietro alla Curva e alla gente indignata solo quando era troppo tardi per riuscirci, per populismo e nulla più.

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