Nemmeno il tempo di alzarsi da tavola, che è già campionato. Con una speranza: che la Fiorentina sia dolce come una fetta di panettone/pandoro tostata la mattina di Santo Stefano (chi non ha mai fatto questa colazione sparisca per sempre) e che non sia, al contrario, pesante come le gambe di tutti quelli che ieri provavano (invano) a spostarsi dalla sala da pranzo al divano. E se è vero che fin qua l'abbiamo detto e ripetuto più o meno 857 volte, è innegabile che quella di domani a Parma sia una partita particolarmente importante. Magari non decisiva (anche se vista la situazione disperata tutte le gare sono qualcosa di tremendamente simile ad un dentro o fuori) ma di sicuro un crocevia molto ma molto indicativo. Perché diciamocelo chiaramente: quella con l'Udinese è stata una vittoria bella, meritata e sicuramente liberatoria ma sarebbe folle farsela bastare come prova provata di esser davanti a qualcosa di simile ad una svolta.

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Vincere a Parma o ripartire da capo. Fagioli, Gud e Kean: la salvezza passi da loro
I tre moschettieri
—Non è e non può essere così ed i motivi son talmente evidenti che sarebbe un insulto all'intelligenza di chi legge doverli sottolineare. Certo, sarebbe altrettanto scorretto far finta che nulla sia successo. Penso al cambio modulo (secondo indizio positivo, dopo l'ultima mezz'ora con la Dinamo Kiev), alla bella prestazione di Fagioli, alla doppietta di Kean o alla prova di Gudmundsson. Ecco. Ripartiamo da qua. O meglio. Ripartiamo da loro. Del resto ce lo siamo raccontati per tutta l'estate: se c'è una speranza di poter alzare il livello non può che passare dalla qualità (superiore) di questi tre. Penso all'ex centrocampista della Juve, perché mi pare quello maggiormente trasformato in positivo. Lo dicono i numeri (palloni toccati nella metà campo avversaria, zone di campo coperte, occasioni create), ma non solo. Bastava guardarlo, sia domenica scorsa che contro il Verona: determinato, cattivo, coinvolto. Soprattutto: coraggioso. Due assist con l'Udinese, dopo aver messo tre volte in porta Kean nel match precedente. In una parola: illuminante.
E poi Gud. Il messaggio che filtra dalla società è molto chiaro: “Il suo futuro dipende solo dal suo atteggiamento”. Traduzione: se continua ad allenarsi come sta facendo ultimamente (conferma indiretta di come prima non sputasse, diciamo così, sangue sul campo) e se non dovesse chiedere espressamente di andar via il club sarebbe ben felice di tenerlo. Fosse per me invece, e se fossi in Paratici, in realtà l'approccio sarebbe diverso. Alzerei il telefono (e non è detto che non l'abbia fatto) e gli direi che almeno a gennaio non va da nessuna parte. Della serie: “Ora ci salvi, poi semmai se ne riparla”. In fondo, è la posizione tenuta con e per Kean. Unico vero intoccabile (insieme a De Gea) e chiamato adesso a salire un altro gradino: dimostrarsi leader emotivo, oltre che tecnico. Esattamente come ha fatto con l'Udinese, e non parliamo soltanto dei due gol: meno scenette, e più concretezza. Meno versi o versini agli avversari, ma tanta sostanza.
' e riusciranno a portare giocatori nuovi, freschi, motivati e, se possibile, bravi e funzionali. E chi non ci sta? Arrivederci, senza grazie.
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