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Vanoli ha già capito il vero problema. Prandelli ha ragione: fa paura la società debole

Enzo Bucchioni Editorialista 
La retrocessione non deve far paura, non può paralizzare nessuno, ma serve una consapevolezza nuova: ora si deve giocare per salvarsi

Paolo Vanoli sta lavorando sul vero problema della Fiorentina: la fase difensiva.

I viola non sanno difendere da squadra e neppure come reparto, ma anche individualmente si sono viste troppe incertezze, amnesie in serie, errori tecnici e disattenzioni inammissibili a certi livelli. Le troppe rimonte subite e i diciotto gol incassati in undici partite fanno della Fiorentina la peggior difesa del campionato: gran parte della crisi è qui.

E da qui è ripartito il nuovo allenatore, da buon difensore, ma anche da allievo di Antonio Conte che ha sempre fondato le sue squadre sulla solidità difensiva. In questi giorni al Viola Park le esercitazioni individuali e di reparto si sono sprecate, con l’apporto dei filmati per esaminare gli errori e le posizioni corrette da tenere.

Lavoro che coinvolge, ovviamente, tutta la squadra. Difendere bene significa stare compatti, proteggere la difesa, fare pressing, chiudere le linee di passaggio, tutto un bagaglio che la Fiorentina non ha mai mostrato di possedere e se lo possedeva lo dimenticava spesso negli spogliatoi. Naturalmente le esercitazioni hanno interessato anche i sistemi di marcatura e le modalità del difendere. Già a Genova abbiamo visto il passaggio dalla marcatura a zona a quella a uomo sulle palle inattive. Vedremo se la marcatura a uomo sarà la nuova frontiera invece dell’aggressione del pallone richiesta dal calcio di Pioli.

La sensazione è che per rimettere ordine Vanoli voglia ripartire da un calcio più basico, quello che una volta chiamavamo “pane e salame”, proprio per ridare alla squadra solidità e ai giocatori delle certezze che sembrano avere smarrito.


Radio Viola Park racconta che per ora non è previsto il passaggio alla difesa a quattro, ma anche questo mi sembra logico. Il problema non è difendere a tre o a quattro, ma come si difende. Tenendo la difesa a tre probabilmente Vanoli chiederà alla linea di stare più bassa in fase di non possesso, con i due esterni più attenti nel saper diventare difensori aggiunti, con i tempi giusti, per difendere in sostanza a cinque.

Come le case si costruiscono dalle fondamenta, le squadre dalla fase difensiva. E’ un dogma non soltanto italiano, anche le squadre che prediligono il gioco offensivo sono sempre più attente alla fase difensiva, magari con sistemi diversi, ma il “primo non prenderle” non è più solo un comandamento italico.

In questo “ripasso” difensivo non è ancora chiaro se salteranno anche le gerarchie, se avremo delle novità negli uomini, ma non credo. Pablo Mari è l’unico in grado di guidare la difesa. Pongracic sembra più in forma di un Comuzzo da recuperare. L’unico dubbio può essere Viti a sinistra al posto di un Ranieri ultimamente troppo sopra le righe. Ma qui entrano in ballo anche la fascia da capitano e gli equilibri di spogliatoio. Credo che Vanoli, saggiamente, nel breve non abbia in testa di fare una rivoluzione, ma adottare dei correttivi. Vedremo.

La fase difensiva, logicamente, imporrà anche una maggiore solidità in mezzo al campo. Penso alla stabile titolarità di Sohm, giocatore di gamba e di fisico, e di Mandragora. Sicuramente non rivedremo il fragile doppio regista, almeno in questa fase dove la parola d’ordine è una e una sola: salvarsi.

Vanoli sta lavorando molto anche su quest’altro concetto basico, per come si sono messe le cose adesso è il momento della concretezza, della determinazione, dei punti strappati in tutti i modi possibili, ma strappati. La Fiorentina non deve più sognare, ma lavorare a testa bassa e con le maniche rigirate.

La retrocessione non deve far paura, non può paralizzare nessuno, ma serve una consapevolezza nuova: ora si deve giocare per salvarsi.

Il cambiamento dovrà avvenire soprattutto nella testa, nell’atteggiamento, nell’approccio, nell’intensità, perchè se ripensiamo alle formazioni di Pioli, più o meno saranno le stesse di Vanoli. Anche in attacco per ora Kean e Gud sembrano i favoriti.

Il problema si porrà per quelli che non riusciranno a cambiare rapidamente il modo di fare e di pensare e Vanoli l’ha già detto. Ma serviranno anche comportamenti adatti e il rispetto delle nuove regole che l’allenatore ha dato a tutti.

La sfida di sabato con la Juventus è subito un bel test per capire se riuscirà a invertire la tendenza disastrosa dei quattro mesi “Pioliani”. Una gara come questa, per di più in casa, ovviamente complicata, può comunque aiutare più di altre nel dare adrenalina, carica, concentrazione e determinazione.

Sono sicuro che Vanoli farà un buon lavoro, me ne parlavano bene da anni, speriamo che la squadra lo segua da subito, ma la domanda è un’altra: basterà? Sposo in pieno i timori e la tesi di un uomo di calcio di grande esperienza come Cesare Prandelli che in una intervista al Corriere Fiorentino ha detto chiaro e tondo: non lasciate solo Vanoli.

In una situazione come questa servirà l’apporto compatto di tutte le componenti e quello che fa paura è sempre la debolezza della società. “Manca di solidità”, ha detto Prandelli. Lo sosteniamo da anni. “I dirigenti sono tutte brave persone, ma per gestire certe emergenze serve una struttura importante”, ancora parole di Prandelli. Struttura che la Fiorentina purtroppo non ha. “Manca cultura e a crearla deve essere la società”, ha detto ancora.

E’ la fragilità societaria che ha portato la Fiorentina all’ultimo posto della classifica e non voglio ripetermi. Una società vera e forte, che intuisce e previene, prima ancora di risolvere, avrebbe dovuto capire il caso-Palladino, ma anche il caso-Pradè che andava dimissionato a giugno, era evidente che il suo ciclo fosse finito e non perchè l’ho scritto io che sono cattivo. Pradè me l’ha detto: “Hai ragione”. Ma era troppo tardi.

Una società forte avrebbe dovuto ragionare qualche ora in più, su tutti gli aspetti dell’operazione post Palladino prima di buttarsi immediatamente su Pioli. Come i ragazzi lasciati che si fanno subito un’altra o un altro: chiodo non scaccia chiodo. E poi, preso Pioli, una società forte lo avrebbe dovuto assistere, accompagnare, proteggere e difendere con decisione da subito, da luglio, e non solo a mezza voce facendo filtrare di tutto, come successo negli ultimi mesi a Firenze. Compresi i commenti social.

Purtroppo non c’è Rocco e neppure i suoi uomini più fidati sanno quando potrà tornare: una debolezza in più. Ho scritto di nuovo tutto questo nel caso in cui Vanoli non si fosse già accorto quale impresa deve compiere e magari gli capitasse di leggere. Vedi mai…

Ho scritto questo perchè a maggior ragione stiamo con Vanoli e nessuno lo deve più lasciare solo. Chiamo a raccolta tutti quelli che possono contribuire a sorreggere, a spingere, a volte basta l’energia positiva. Non sarà facile, ma nel calcio non c’è mai niente di scontato, dopo certe cadute fragorose la risalita può diventare un’impresa esaltante. Basta crederci.