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L'imbucata

Un 2024 tosto, un 2025 a cui guardare sognando. Buon anno Fiorentina!

Raffaele Palladino
Inizia un altro anno importante per la Fiorentina dopo un 2024 tosto con tante soddisfazioni e tante cose da dimenticare. Adesso però è il momento di sognare
Matteo Magrini

Una cosa, è certa. Nel bene e (purtroppo molto più spesso) nel male, da queste parti, non ci si annoia mai. Del resto, se ci piacessero le cose semplici e se soprattutto ci piacesse vincere facile, non staremmo qua a impazzire, litigare, discutere, soffrire, gioire con poco e farci condizionare umore e giornate per una maglia (viola) ed una squadra (la Fiorentina) che sono la perfetta rappresentazione dell'amore: nessuno come la persona che più ami al mondo è capace di farti inc...ma nessuno, allo stesso tempo, sa riempirti il cuore e farti scoppiare di vita come lei/lui. E allora chissenefrega (si, tutto attaccato, come piace a noi) se ci tocca patire come pochi (diciamo pure pochissimi) e aff....a chi ci vuole male. Lo scrisse la curva in un Fiorentina-Juventus di qualche anno fa e vale la pena ricordarcelo sempre: “Bastano i nostri colori, a farvi sentire inferiori”.

Il senso di appartenenza

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Ecco. Semmai, volendo fare una riflessione un po' più seria, sarebbe bello riuscire a investirci di più su questo straordinario senso di appartenenza. Mica semplice, sia chiaro. Servono tempo e pazienza (questa sconosciuta), voglia di costruire dal basso (tranquilli, amanti del calcio del palla lunga e pedalare, qua non si parla di filosofia di gioco) e capacità, appunto, di tirar su un sentimento che sia condiviso da tutti: città, squadra, società, settore giovanile. Non chiamiamolo stile (a qualcuno potrebbe venire in mente una roba a strisce bianconere) e nemmeno modello (sia mai, che qua siam suscettibili) ma, perché no, proprio sentimento. Un concetto che può contener tutto: la passione per la maglia e per Firenze, il conoscere cosa rappresenti il calcio per i fiorentini, l'identità. E potremmo andare avanti, ma direi che ci siamo capiti. Il processo sarebbe ovviamente lungo, come detto, eppure se penso alla squadra di oggi (e in particolare a gente come De Gea, Dodò, Comuzzo, in parte Ranieri, Gosens...) mi pare che la base sia bella solida. L'identificazione tra gruppo e città insomma, parlando di molti calciatori appena arrivati, mi sembra la forza più grande su cui (provare) a costruire qualcosa di grande.


Un 2024 pieno e difficile

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Fatta questa (lunga, pardòn) digressione, torno al punto di partenza e provo a guardare oltre. Il 2024 che abbiamo appena salutato è stato (tanto per cambiare) un anno pieno. Forse troppo. Perché va bene essere abituati praticamente a tutto, ma oggettivamente Firenze e la Fiorentina ultimamente son stati messi davanti a prove che nessuno, ma proprio nessuno, meriterebbe. Una terza finale persa, parlando di pallone che rotola, ma soprattutto quello che è successo a margine. Parlo ovviamente della scomparsa di Joe Barone, tanto per cominciare, e in questi giorni di festa il pensiero alla famiglia (e ai figli in particolare) va ancora più forte. Perché è in periodi come questo, quando si è circondati dalle persone care, che chi se ne è andato bussa con più insistenza di sempre alla porta della nostalgia e del cuore. E parlo, va da sé, del lutto che ha colpito mister Palladino e per il quale vale esattamente quando detto per l'ex dg. E come dimenticarsi di Edoardo Bove. Un ragazzo clamoroso, per la determinazione con cui ha affrontato e sta affrontando questa complicatissima sfida e che qualsiasi cosa gli riservi il futuro resterà per sempre un figlio (uno dei tanti, perché siamo rompipalle ma siamo unici per capacità di amare) di Firenze.

Un anno da dimenticare?

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Qualcuno direbbe che è stato un anno da dimenticare, e forse in parte è così. In realtà però, io penso che noi siamo frutto di tutto quello che viviamo, di tutto quello che ci accade, di tutte le esperienze e di tutte le persone che incontriamo. Per questo insomma son convinto che anche (o forse soprattutto) a causa di quella lunga serie di sofferenze la Fiorentina può diventare (e in parte lo sta dimostrando) più forte. E non mi riferisco soltanto al rendimento sul campo. Mi riferisco ad un atteggiamento diverso della società, ad un rapporto più costruttivo con media e istituzioni, ad una divisione e condivisione più chiara dei ruoli e delle competenze. Perché sbagliando, e soffrendo, s'impara. Basta volerlo.

Un 2025 per sognare

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E' giusto allora accogliere il 2025 appena iniziato a braccia aperte (perché dopo un po' anche basta eh...) e andargli incontro con un sorriso, qualche desiderio, e un sogno. Volendo ridurre al massimo le pretese, nel senso di non volerne elencare troppe, mi limiterei a queste due: la qualificazione alla prossima Champions (va bene anche l'Europa League, magari mettendoci la vittoria della Conference) e la soluzione definitiva (che non significa ovviamente lavori finiti) della questione stadio. Chiedo troppo? Forse si, forse no. Sarà la storia, e il nuovo anno, a dirlo. Intanto, godetevi ancora per qualche ora bagordi, feste, abbuffate e brindisi. Soprattutto, godetevi chi vi vuole bene e se potete, oggi pomeriggio, portate i bambini al Franchi a vedere l'allenamento. Perché per costruire quel “sentimento” condiviso, bisogna partir presto... BUON ANNO, TIFOSI VIOLA!

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