Un 2024 pieno e difficile
—Fatta questa (lunga, pardòn) digressione, torno al punto di partenza e provo a guardare oltre. Il 2024 che abbiamo appena salutato è stato (tanto per cambiare) un anno pieno. Forse troppo. Perché va bene essere abituati praticamente a tutto, ma oggettivamente Firenze e la Fiorentina ultimamente son stati messi davanti a prove che nessuno, ma proprio nessuno, meriterebbe. Una terza finale persa, parlando di pallone che rotola, ma soprattutto quello che è successo a margine. Parlo ovviamente della scomparsa di Joe Barone, tanto per cominciare, e in questi giorni di festa il pensiero alla famiglia (e ai figli in particolare) va ancora più forte. Perché è in periodi come questo, quando si è circondati dalle persone care, che chi se ne è andato bussa con più insistenza di sempre alla porta della nostalgia e del cuore. E parlo, va da sé, del lutto che ha colpito mister Palladino e per il quale vale esattamente quando detto per l'ex dg. E come dimenticarsi di Edoardo Bove. Un ragazzo clamoroso, per la determinazione con cui ha affrontato e sta affrontando questa complicatissima sfida e che qualsiasi cosa gli riservi il futuro resterà per sempre un figlio (uno dei tanti, perché siamo rompipalle ma siamo unici per capacità di amare) di Firenze.
Un anno da dimenticare?
—Qualcuno direbbe che è stato un anno da dimenticare, e forse in parte è così. In realtà però, io penso che noi siamo frutto di tutto quello che viviamo, di tutto quello che ci accade, di tutte le esperienze e di tutte le persone che incontriamo. Per questo insomma son convinto che anche (o forse soprattutto) a causa di quella lunga serie di sofferenze la Fiorentina può diventare (e in parte lo sta dimostrando) più forte. E non mi riferisco soltanto al rendimento sul campo. Mi riferisco ad un atteggiamento diverso della società, ad un rapporto più costruttivo con media e istituzioni, ad una divisione e condivisione più chiara dei ruoli e delle competenze. Perché sbagliando, e soffrendo, s'impara. Basta volerlo.
Un 2025 per sognare
—E' giusto allora accogliere il 2025 appena iniziato a braccia aperte (perché dopo un po' anche basta eh...) e andargli incontro con un sorriso, qualche desiderio, e un sogno. Volendo ridurre al massimo le pretese, nel senso di non volerne elencare troppe, mi limiterei a queste due: la qualificazione alla prossima Champions (va bene anche l'Europa League, magari mettendoci la vittoria della Conference) e la soluzione definitiva (che non significa ovviamente lavori finiti) della questione stadio. Chiedo troppo? Forse si, forse no. Sarà la storia, e il nuovo anno, a dirlo. Intanto, godetevi ancora per qualche ora bagordi, feste, abbuffate e brindisi. Soprattutto, godetevi chi vi vuole bene e se potete, oggi pomeriggio, portate i bambini al Franchi a vedere l'allenamento. Perché per costruire quel “sentimento” condiviso, bisogna partir presto... BUON ANNO, TIFOSI VIOLA!
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