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Tutti bussano a denari… un bel problema per la Fiorentina

Tutti bussano a denari… un bel problema per la Fiorentina - immagine 1
La Fiorentina punta in alto ma anche gli ingaggi lievitano. Un bel problema restare sotto il 70% del fatturato
Matteo Magrini

Le verità del 'Corvo'

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Agli altri poi cosa do? Il foraggio?”. Qualcuno forse se l'è scordata anche se per la verità è difficile dimenticarsi quell'uscita di Pantaleo Corvino. Uno che, pur con tutti i suoi limiti, sapeva arrivare sempre all'obiettivo. Usava metafore e modi di dire apparentemente assurdi e complessi, magari, ma chi voleva capire, capiva. In quel caso, tanto per venire alla questione che c'interessa, parlava di ingaggi da aumentare, di richieste esose e della possibilità (o meno) di portare a Firenze giocatori di primissimo piano. Eccolo, quindi, il senso. “Se pago uno stipendio del genere a un giocatore agli altri poi cosa do, il foraggio?”. Traduzione: se riconosco un ingaggio così alto ad un singolo come faccio poi a gestire il resto della rosa e, soprattutto, come rimango nei parametri che devo rispettare?

Le difficoltà di Pradè

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Erano, quelli, gli anni del “tetto ingaggi” individuale, più che di squadra. Stagioni nelle quali nessuno (salvo rarissime eccezioni) alla Fiorentina guadagnava più di 1,5-2 milioni netti. Sia chiaro. I tempi sono cambiati e oggi sarebbe assurdo basarsi su quel tipo di parametri. Eppure, questo spunto, ci serve per arrivare alle difficoltà che sta attraversando oggi Daniele Pradè. La storia è abbastanza semplice: a De Gea è stato prolungato il contratto e lo stipendio è stato quasi triplicato; per Kean si ragiona di passare da 2,2 a 4,5 milioni (bonus compresi), mentre sul mercato si pensa ad un profilo come Kessie al quale, la società, è pronta ad offrire circa 3,5 milioni netti a stagione. Per non parlare dell'allenatore. Mai infatti, fino ad oggi, Rocco Commisso aveva fatto un investimento del genere (più di 9 milioni in tre anni) per il mister.

L'effetto domino

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Un rilancio che non può che essere salutato con soddisfazione, ma che porta con sé (e così torniamo al punto di partenza) un enorme problema: l'effetto domino. Una specie di incubo, per Corvino. Della serie: sfori con uno, e ti ritrovi la coda di agenti fuori dalla porta. Non lo ammetterà mai nessuno, ma è esattamente quello che sta accadendo in queste settimane. Mandragora per esempio, ha chiesto più di 2 milioni netti all'anno. Lo stesso Dodò, da tempo, reclama uno stipendio da top. Addirittura ci sono spifferi che raccontano di un Ranieri un po' infastidito dal fatto di essere (così va dicendo in giro chi gli sta attorno) il capitano meno pagato della serie A. Del resto, senza far tanto gli ipocriti, quando un ragazzo (d'oro, sia chiaro) come Kouame guadagna quasi 2 milioni, o quando se ne riconoscono 1,7 più bonus a Ikonè, è normale che arrivino in tanti a bussare. E' questo, come abbiamo già avuto modo di dire, il grande ostacolo che si ritrova davanti la Fiorentina. Quel famoso 70% del fatturato oltre al quale il costo del lavoro (che comprende un sacco di altre voci oltre agli stipendi dei calciatori) non può andare.

Giocare d'anticipo

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Certi errori insomma, e una certa politica miope, stanno puntualmente presentando il conto. Capito perché quando si parla di programmazione non lo si fa per il gusto di criticare ma, semmai, per cercare di fare analisi costruttive? Detto questo, capiamo benissimo che il problema non sia di facile soluzione: perché per poter davvero salire verso l'alto con gli ingaggi bisogna aumentare parecchio i ricavi e, per farlo, bisogna entrare nelle coppe che contano. Giusto quindi cercare calciatori pronti subito (Dzeko, De Gea, Gosens, Gud...) ma sarebbe bello vedere anche qualche investimento forte sui cartellini (lì si, che i viola possono spendere) per arrivare a giocatori giovani ma con ingaggi ancora abbordabili. Un nome? Hugo Larsson. Esempi dal passato? Prendere De Roon prima che diventi De Roon; Ederson (Italiano lo voleva quando giocava alla Salernitana) prima che diventi Ederson; Ferguson prima che diventi Ferguson... Difficile, ce ne rendiamo conto, ma non impossibile.