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Sognare la Champions non costa nulla, farla diventare un obiettivo concreto sì!
Champions. E' questa la parolina magica, e per tanti anni bandita, che da giorni ormai riecheggia tra le mura dello spogliatoio viola. Del resto, era stato Stefano Pioli per primo a fare in modo che si stampasse nella testa e nel cuore dei suoi calciatori. Ricordate, no? La conferenza stampa di presentazione di Massimiliano Allegri al Milan, la sua griglia di partenza e l'esclusione della Fiorentina dalle squadre che a suo modo di vedere si sarebbero giocate un posto in Paradiso. “Una dimenticanza” ha poi detto Max, una volta saputo che il mister viola aveva attaccato quelle parole sui muri del Viola Park. Una vecchia abitudine, quella di Pioli, e chi lo ha visto lavorare fin dalle sue primissime avventure in panchina lo sa.
“L'obiettivo è alzare il livello” disse (ri)presentandosi a Firenze ma chi ha parlato dopo di lui, ultimi Sohm, Comuzzo, Viti e Fazzini, sono stati se possibile più espliciti. “La Champions e vincere un trofeo”, hanno ripetuto praticamente in coro, son questi gli obiettivi da inseguire. E se è giustissimo considerare la conquista della Conference (la Coppa Italia è discorso diverso) come target non obbligato (vincere è sempre difficile) ma quasi, di certo non si può dire lo stesso per la rincorsa al quarto posto. Sia chiaro: è bellissimo vedere un gruppo così carico di ambizione e ben vengano i sogni di gloria. Per intendersi: meglio così, per quanto mi riguarda, che le solite frasi piene di nulla della serie “faremo il massimo possibile, non è il momento di parlare di obiettivi” e via via così. E' lo sport, e chi lo ama (e/o pratica) sa bene come sia questo l'unico modo per arrivare anche laddove sembrerebbe impossibile arrivare: se punti alla luna, puoi sperare di arrivare al cielo. Se ti limiti da solo, stai tranquillo che andrai poco lontano.
Bene insomma che giocatori e allenatori abbiano questa mentalità e, perché no, che covino dentro anche un po' di sana (sia chiaro) arroganza. Anche perché non è scritto da nessuna parte, e la storia recente ce lo insegna, che siano sempre i più forti a prevalere. A volte sono i più bravi, e non è per niente la stessa cosa, ad imporsi. E poi si sa, “sognare non costa nulla”. Semmai però, e così veniamo all'altra faccia della medaglia, ad avere un prezzo sono le legittime ambizioni. Mi spiego: per alimentare quei pensieri che stanno crescendo nel gruppo, e per poter concretamente parlare di una Fiorentina in grado di giocarsela più o meno alla pari con parte della concorrenza, serve uno sforzo in più. La squadra è competitiva, sia chiaro, ora come ora può certamente pensare di correre per l'Europa League con le altre, ma per parlare di Champions manca qualcosa.
Un difensore top, per esempio, e magari a centrocampo sarebbe servito un profilo diverso rispetto al pur ottimo (e, particolare decisivo, voluto da Pioli) Sohm. E poi ancora, e ci stanno lavorando, un attaccante vice Kean di spessore. Per mettere in piedi un mercato del genere però, si torna sempre lì, va aumentato quel benedetto fatturato. Per questo, per salire quest'ultimo gradino che separa i viola dalla borghesia alla nobiltà della serie A, la stagione che sta per iniziare sarà determinante: perché ci sono comunque i presupposti per fare un altro step, per vincere un trofeo e, quindi, per crescere ancora a livello economico. L'abbiamo detto e scritto tante volte. Non è vero che senza stadio di proprietà non si cresce. Certo, è più difficile. Ma una strada alternativa c'è: i risultati. E non è un caso che alla fine delle annate con le finali (seppur perse) si siano registrati i ricavi migliori di sempre.
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