Sognare non costa
—Bene insomma che giocatori e allenatori abbiano questa mentalità e, perché no, che covino dentro anche un po' di sana (sia chiaro) arroganza. Anche perché non è scritto da nessuna parte, e la storia recente ce lo insegna, che siano sempre i più forti a prevalere. A volte sono i più bravi, e non è per niente la stessa cosa, ad imporsi. E poi si sa, “sognare non costa nulla”. Semmai però, e così veniamo all'altra faccia della medaglia, ad avere un prezzo sono le legittime ambizioni. Mi spiego: per alimentare quei pensieri che stanno crescendo nel gruppo, e per poter concretamente parlare di una Fiorentina in grado di giocarsela più o meno alla pari con parte della concorrenza, serve uno sforzo in più. La squadra è competitiva, sia chiaro, ora come ora può certamente pensare di correre per l'Europa League con le altre, ma per parlare di Champions manca qualcosa.
Cosa manca
—Un difensore top, per esempio, e magari a centrocampo sarebbe servito un profilo diverso rispetto al pur ottimo (e, particolare decisivo, voluto da Pioli) Sohm. E poi ancora, e ci stanno lavorando, un attaccante vice Kean di spessore. Per mettere in piedi un mercato del genere però, si torna sempre lì, va aumentato quel benedetto fatturato. Per questo, per salire quest'ultimo gradino che separa i viola dalla borghesia alla nobiltà della serie A, la stagione che sta per iniziare sarà determinante: perché ci sono comunque i presupposti per fare un altro step, per vincere un trofeo e, quindi, per crescere ancora a livello economico. L'abbiamo detto e scritto tante volte. Non è vero che senza stadio di proprietà non si cresce. Certo, è più difficile. Ma una strada alternativa c'è: i risultati. E non è un caso che alla fine delle annate con le finali (seppur perse) si siano registrati i ricavi migliori di sempre.
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