Aspettando Pioli (con fiducia, ma con la consapevolezza di quanto la vicenda sia complessa) m'è venuta voglia di ragionare anche d'altro. Sia chiaro. Si parla sempre di Fiorentina ma visto che sulla questione allenatore ci siamo già ampiamente confrontati e considerando il fatto che ne dovremo parlare ancora parecchio, inganniamo l'attesa con altri pensieri.


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Puntare un po’ più in alto si può. Nonostante fatturati e fair play
Proviamo, per esempio, a capire come potrebbero fare i viola a salire quei benedetti gradini che mancano per sentirsi (tutti) un po' più felici. Prima di tutto, giusto per smentirci subito da soli, è fondamentale non sbagliare la scelta del mister. E basta (ri)pensare alla stagione appena conclusa per capire perché. Sarebbe bastato pochissimo, giusto quel pizzico di coraggio, di idee e di reattività in più, e già oggi staremmo parlando come minimo di Europa League. Per questo Pioli sarebbe perfetto, e per questo anche uno come Farioli avrebbe tutte le carte in regola per iniziare un percorso virtuoso.
Investire sulla guida tecnica
Si vedrà, ma proprio la questione allenatore è fondamentale per iniziare a salire. Pensate al Napoli, e agli investimenti che ha fatto sui tecnici: Benitez prima, e quindi Sarri, Ancelotti, Spalletti, Conte. Oppure l'Atalanta, che una volta trovato l'uomo giusto lo ha assecondato in tutto e per tutto tenendoselo stretto per quasi dieci anni. Vanno benissimo quindi anche i giovani rampanti (Montella e Italiano sono due esempi virtuosi) ma a patto che se ne sia davvero convinti e che attorno a loro e con loro si voglia costruire qualcosa a medio/lungo termine. Altrimenti si rischia di fare come la Roma, che aveva pescato il jolly Luis Enrique salvo trattarlo come l'ultimo degli “scemi” alle prime difficoltà. Era acerbo? Sicuramente. Se ci credi però lo aiuti a migliorare, lo consigli, non lo cacci. Né lo abbandoni al suo destino. Se poi si punta su una figura affermata (vedi Pioli) capace magari di attrarre anche qualche calciatore, bene comunque. Anzi. In certe situazioni, pure meglio.
Ma veniamo al nocciolo della questione: le risorse e le possibilità. “Possiamo fare anche grandi investimenti per i cartellini ma il nostro limite sta nel fatturato perché per il fair play finanziario il monte ingaggi non può superare il 70% dei ricavi”. Traduzione pratica, tanto per fare un esempio: si potrebbe andare a caccia dei migliori giovani in circolazione, spendendo tanto per acquistarli ma contando sul fatto che, ad inizio carriera, non guadagnano tantissimo. Un nome? Nico Paz (ormai imprendibile, purtroppo, perché sulla bocca e voluto da tutti) che attualmente non va oltre i 300mila euro netti a stagione. Ad essersi mossi prima insomma, magari strapagando leggermente il cartellino, si sarebbe potuto fare. Oppure Ndoye, giusto per citarne un altro. Andiamo avanti? Reijnders fu pagato dal Milan circa 20 milioni e, come primo contratto, firmò per circa 1,7 milioni netti all'anno. Numeri (teoricamente ma decisamente) alla portata della Fiorentina. Certo. Bisogna muoversi per tempo, riconoscere il talento, anticipare i club più ricchi e prestigiosi.
Non solo competenza e lungimiranza. Volendo, si potrebbe modificare qualcosa anche sul piano della politica degli ingaggi. Soprattutto se come nella stagione alle porte ci sarà si da affrontare il triplo impegno, ma con una Conference forse mai così poco competitiva. Volendo quindi, sapendo ovviamente di correre qualche rischio, si potrebbe provare a portare qualche Kean e qualche De Gea in più (altre primissime scelte, per intendersi), riconoscendo loro (come a Dodò, tramite rinnovo) ingaggi più alti del solito “tagliando” un po' sulle alternative. Il che non vuol dire, sia chiaro, avere 11 titolari forti e riserve anni luce peggiori. Semplicemente, significherebbe lanciare qualche giovane del vivaio in più e (appunto) portarne altri da fuori. Una specie di “Zidanes y Pavones” (la formula che studiò Florentino Perez per il Real Madrid) in formato (quindi decisamente più piccolo, va da sé) Fiorentina. Giocatori forti e pronti subito (Zidanes) e ragazzi di grande prospettiva (Pavones) cresciuti nel vivaio o comprati. In fondo, in questi anni, c'è stata l'occasione per avere in mano qualcosa del genere.
Pensate a questa (ipotetica) rosa: De Gea (Martinelli); Dodò (Kayode), Milenkovic (Comuzzo), Pongracic o Quarta (Ranieri), Gosens (Parisi); Fagioli Richardson), Torreira (Amatucci), Mandragora, Cataldi; Gudmundsson, Kean, mettiamoci (a fatica) dentro Sottil, e teniamo fuori due come Vlahovic e Chiesa perché, senza voler tornare su vecchie storie e polemiche, qualche sacrificio in uscita, nel calcio di oggi, va fatto. Stesso discorso per Amrabat, per me giocatore normalissimo ma che per una piazza come Firenze era comunque prezioso. Dove poteva arrivare, sotto la guida di un allenatore di livello? Certo, per costruire bisogna aver la forza di non smontare sempre tutto e, soprattutto, bisogna aver la forza di difendere i propri gioielli almeno per qualche anno. Anche il Napoli, per tornare agli esempi di prima, ha venduto Cavani, Lavezzi o Higuain...ma quanto li ha tenuti, prima di cedere?
Sono idee, sia chiaro, niente di più. E senza pretendere che siano giuste o percorribili. Semplicemente, spunti e riflessioni per provare a ribadire che, pur con tutte le difficoltà del caso, si può/potrebbe puntare un po' più in alto anche con i ricavi della Fiorentina e sempre rispettando il fair play finanziario. Non è semplice, ovviamente, ma si può. “Basta” volerlo, prima di tutto, e poi avere risorse (umane) all'altezza della sfida.
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