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Fiorentina, perché Pradè al rogo?

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Il momento è difficile e la piazza ha individuato Pradè come colpevole ma la priorità adesso è un'altra
Massimo Sandrelli

La Fiorentina soffre e i tifosi ancora di più. E quando il malcontento sale, l’atmosfera si scalda e gli animi si pervadono di un giacobinismo radicale. Si tenta di individuare qualcuno da mandare al rogo, per “risolvere” il problema. All’epoca della caccia alle streghe era così: con il fuoco si sperava di scacciare fantasmi ed esorcizzare la malasorte. Ovviamente non valeva all’epoca e non vale certo adesso, figuriamoci poi nel mondo del pallone.

Si leggono striscioni inquietanti e anatemi contro Daniele Pradè. La Fiorentina gestione Commisso ha commesso vari errori di inesperienza. Pradè non è esente da colpe, lo si è sottolineato spesso ma le colpe non sono mai di un singolo, toccano alla società. Commisso, se ne ha ancora voglia, dovrebbe ristrutturare la sua organizzazione accettando la logica del calcio italiano e valendosi di collaboratori validi ma soprattutto esperti. Ma questo programma richiede voglia, dedizione e tempo. Ne è giusto trascurare che nelle ultime due stagioni di mercato sono arrivati a Firenze De Gea, Kean, Gosens, Ndour, Pongracic, Fazzini, Nicolussi Caviglia, Piccoli oltre a Fagioli e Gudmunson e che il saldo economico della campagna acquisti è stato quasi da Juventus: costi come per la tramvia.

Nel calcio, soleva dire un vecchio operatore di mercato, fa bene chi sbaglia meno e ancora: niente si improvvisa. Ecco fino ad oggi la società di Commisso, almeno a nostro avviso, non è mai riuscita a scegliere le priorità. Il primo obiettivo fu lo stadio, quando avrebbe dovuto essere la squadra. Nel periodo di Italiano si è preferito pensare ai cantieri piuttosto che ad un attaccante o un centrocampista. Si è fatto uno splendido Centro Sportivo senza preoccuparsi di come raggiungere la zona “Champions” che è l’unico modo per incrementare le entrate, accontentandosi di veleggiare nella Conference.

Oggi la priorità è come "raddrizzare la barca" perché tre punti in sei partite sono davvero pochi. La società deve star compatta e in silenzio. Pioli, che è un "allenatore che sussurra ai giocatori" ora dovrebbe cambiar registro. Deve "urlare" ai giocatori l’emergenza del momento e lasciar fuori chi non dimostra la giusta tensione. Il presidente sarebbe opportuno mostrasse "de visu" tutta la rabbia del momento. E i giocatori, aldilà di tattiche e moduli, devono dimostrare la giusta grinta per risalire la china. Poi arriverà il momento di tirare una riga e se "rogo" deve essere che si preparino le fascine…