Testa al campo, con il ritorno del croato ed il recupero per l'Inter di Gudmundsson, ma anche alla delicatissima e complicata situazione legata al restyling del Franchi
Il dibattito prima di queste gare è il solito: tanto o poco turnover? Questa volta voglio andare oltre: serve soltanto vincere. E aggiungo, anche una eventuale Fiorentina B ha la forza e la qualità per battere un’altra squadra di Cipro, il Pafos. Palladino qualche indicazione l’ha data, possiamo tranquillamente mettere Pongracic fra i titolari e questa è una bella notizia. Il difensore croato pagato diciassette milioni con i bonus e anche per questo molto atteso, era diventato un oggetto misterioso fra le poche criticatissime apparizioni iniziali e un lungo infortunio dal quale sembrava non uscire. Finalmente c’è. Non è poco. Non sappiamo se i problemi di inserimento in maglia viola siano stati dovuti alle attese, alla pressione, al cambiamento di vita che comunque condiziona tanti atleti, oppure se fare la guida della difesa a tre abbia condizionato le prestazioni di Pongracic, fatto sta che da oggi in poi lo aspettiamo come un rinforzo vero di un reparto che fino ad oggi ha funzionato benissimo con Comuzzo e Ranieri, ma alla lunga avrà bisogno di rotazioni e di nuove certezze che vadano oltre l’inserimento del giovane Moreno o le ormai storiche perplessità sui momenti di amnesia di Quarta. Chi ha visto da vicino a Lecce la crescita di Pongracic continua a dire che trattasi di un giocatore che può fare la differenza e quel giocatore, naturalmente, auspichiamo di vederlo prima possibile. Fa parte di quel pacchetto di cose che ci fanno spesso dire che questa squadra può andare oltre quello che di straordinario sta già facendo oggi. Un nuovo difensore di alto livello consentirebbe un turn over senza grandi rischi e pure il ritorno alla difesa a tre quando l’allenatore lo riterrà opportuno nell’ottica di una grande squadra che deve sapere giocare in più modi. Nella lista di questi margini di crescita c’è anche Gudmundsson, ovviamente.
No al turnover selvaggio
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Quando torna lui…caro lei… In Conference non ci sarà, inutile rischiarlo, c’è parecchia umidità che non fa bene ai muscoli e contro il Pafos se ne può fare a meno. Tornerà domenica contro l’Inter e la sensazione è che Palladino lo voglia risparmiare oggi per farlo diventare una sorta di carta a sorpresa, magari in una Fiorentina inedita con il 4-3-2-1 per dare più forza al centrocampo mettendo Gud e Beltran dietro a Kean, due giocatori che sanno giocare fra le linee e aiutano nella compattezza in fase difensiva. Lo vedremo. Tornando al dibattito sul turnover sapete come la penso. Mi piacciono di più le rotazioni, non amo cambi radicali da dieci giocatori a partita come ha fatto Palladino nelle ultime gare di Conference. Il turnover selvaggio fa perdere identità, chi gioca poco assieme fa fatica, è normale. E psicologicamente fare sempre parte di una squadra B che gioca contro le squadre di Cipro non mi sembra il massimo del segnale. Invece cambiare cinque giocatori subito (esempio) e metterne altri cinque a gara in corso è come cambiare tutta la squadra senza perdere l’identità, il minutaggio lo risparmi comunque. Come fece prima dell’Apoel anche ieri Palladino ha detto che farà giocare la formazione migliore, vedremo quale sarà la sua preferita. Forse stavolta qualche giocatore titolare (diciamo così) in più sarà conservato? Non ci giurerei. E allora possiamo anche divertirci a provare una ipotetica formazione. In porta Terracciano, difesa con Kayode, Quarta, Pongracic e Parisi. In mezzo Cataldi e Mandragora. Davanti Ikonè, Beltran e Sottil. Centravanti Kouamè. Così sarebbero nove cambi rispetto alla formazione iniziale di domenica scorsa, unici superstiti Cataldi e Beltran. Ma non è detto, mi dicono che il giovane Rubino è in rampa di lancio e potrebbe toccare anche a lui. Questo a partita in corso.