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Pioli e quel 30% che manca: la differenza tra ambizione vera o presunta sta tutta lì

Matteo Magrini
L'Imbucata di oggi si concentra sulle richieste di Pioli per inseguire davvero gli obiettivi di cui profumano le dichiarazioni dei dirigenti e dei tesserati

“Non siamo tanto lontani da quel 70%”. Parola di Stefano Pioli. Lo stesso che, nel giorno della sua presentazione, fece esattamente la stessa percentuale rispondendo a chi gli chiedeva a che punto fosse la costruzione della rosa. Eppure, nel frattempo qualcosa è successo. Qualcuno, soprattutto, è arrivato. Il riferimento è ovviamente a Simon Sohm che però, evidentemente, non basta. A proposito. Visto che impatto? Mica vogliamo star qua a dire che siamo davanti a chissà quale capolavoro di mercato o che si possa gridare al fenomeno. Per carità. Semplicemente, ma nemmeno poi tanto se si pensa al passato, vogliamo sottolineare quanto sia determinante lavorare in sintonia con l'allenatore. Perché quando un tecnico chiede un giocatore l'inserimento nei suoi meccanismi sarà inevitabilmente più semplice. Oserei direi immediato. Bene lo svizzero quindi, e bene quello che i viola ci hanno fatto vedere in Inghilterra: pressione alta (finché il fisico a ha retto), scambi di posizione, palla a terra, idee. Come tuffarsi in un mare ghiacciato in questi giorni di bollore. Bello, ma con la consapevolezza di quanto lavoro ci sia ancora da fare.

Il 30% che manca

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Tutto sta in quel 30% mancante. Tanto? Poco? Dipende. Se si trattasse di operazioni di contorno non ci sarebbe da spaventarsi. Se invece Pioli pensa che manchino ancora due o tre titolari beh, il discorso cambia. Di certo, il mister ha fretta di avere a disposizione un centravanti. Una prima punta vera, che sappia difendere il pallone ma, soprattutto, attaccare la profondità. E sia chiaro. Nei suoi pensieri non c'è (con tutto il rispetto) uno Shpendi qualsiasi. Perché lui vuole “alzare il livello” e, per farlo, bisogna puntare un po' più in alto. Due nomi: Piccoli (Cagliari) e Ioannidis (Panathinaikos). Sono quesi i preferiti ma va da sé che per pensare di prenderli ci sia bisogno di far cassa. Ecco allora Beltran (occhio a Zenit e Spartak Mosca) e la voglia di trovare una soluzione il prima possibile. Punta, quindi, ma non solo. Mancano anche un difensore centrale veloce, un vice Dodò (Calabria la soluzione low cost, Zortea quella di più alto profilo) e, probabilmente, un centrocampista ancora. Uno di qualità e palleggio, per esser chiari, ma che sappia comunque interpretare il ruolo a 360°. Caratteristiche incarnate da Mandragora, per esempio, per il quale la cessione è sempre più probabile. Un nome, forse quello da tenere più in considerazione di tutti, è quello di Nicolussi Caviglia. Uno che, personalmente, vedrei molto volentieri in viola.

Obiettivo Champions da sostenere

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Per farla breve insomma, per far contento Pioli al 100% mancano ancora quattro giocatori: centrale, vice Dodò, centrocampista, centravanti. A qualcuno possono sembrare richieste e pretese eccessive considerando la rosa già a sua disposizione. Non è così. Semmai, è questione di realismo (per rendersi conto di cosa si ha in mano) e di ambizioni. Si torna a quello che ci dicevamo qualche giorno fa: se l'obiettivo (e non solo il sogno) è andare concretamente a caccia di un posto in Champions inseguendo anche la vittoria di un trofeo, serve quest'ultimo sforzo. Del resto, quando si è deciso di puntare su un tecnico come Pioli, lo si sapeva. E lui stesso aveva messo le cose in chiaro. Perché va bene l'amore (profondo) per Firenze, ma mai e poi mai il mister sarebbe tornato per accontentarsi di una Fiorentina alla quale serva un miracolo (tecnico) per conquistare l'Europa. Era, e resta questa, la più grande garanzia per chi spera in un vero salto di qualità.