Un nuovo modo di giocare
—La speranza è che sia stato un caso. Il sogno, invece, è che da ora in poi il mister lavori ad un'idea diversa. Ed è stato proprio quel finale di gara a San Siro a farci vedere un po' di luce. Una Fiorentina quasi padrona del campo, capace di spostarsi nella metà campo dell'Inter senza che questo comportasse una perdita di equilibrio, un baricentro più altro. Più che altro, con una serie di passaggi palla a terra che non si era praticamente mai vista. E poi quelle soluzioni improvvise e in verticale di Fagioli, la personalità palla al piede di Zaniolo. Roba da lucciconi agli occhi. Un modo di giocare nuovo, rispetto a quanto fatto vedere fin qua, naturale (almeno in teoria) conseguenza dei calciatori che sono appena arrivati. Sarebbe un delitto insomma (al fatto che possa star fuori non ci vogliamo nemmeno pensare) non provare a cambiare. Il rischio altrimenti, è fare quello che è stato fatto con Gudmundsson. Inseguito e corteggiato per mesi salvo poi costruire un impianto di gioco che, con lui, non c'entra assolutamente niente. Ovvio, lui deve metterci molto ma molto di più. La sensazione però, è che fino ad ora sia stato sacrificato sull'altare del calcio super diretto e a palle alte giocato fin qua.
Vogliamo ripeterci con Fagioli, Zaniolo e compagnia? Non credo sia così, e anzi sono convinto che Palladino stesso stia lavorando a una Fiorentina diversa. Tra l'altro, sarebbe anche un modo per sorprendere un campionato che ormai ha capito (o almeno dovrebbe) come affrontarla. Vedremo. Di sicuro, il potenziale c'è. Probabilmente, mai così alto. Pensateci: De Gea; Dodo, Comuzzo, Ranieri, Gosens; Fagioli, Cataldi (Adli), Folorunsho; Zaniolo, Gudmundsson; Kean. Classe, tecnica, talento, personalità. In una parola: qualità. Tantissima qualità.
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