Tutti i nomi del mercato viola
—Ogni giorno perso è un problema in più. Il Botafogo, come sappiamo, non ha accettato i venti milioni più bonus a obiettivo e diritti vari sulla rivendita futura, che avrebbero potuto portare a una trentina l’investimento su Luiz Henrique, mandando in tilt i piani. Il giocatore aveva detto sì, sarebbe venuto volentieri a Firenze, ma alla fine i soldi dei russi hanno convinto anche lui. Quello che avrebbe dovuto essere il giocatore della svolta costringe invece ora a dirottare l’interesse su altri in un mercato difficile come quello di gennaio. Riuscirà, a questo punto, la Fiorentina a prendere Man dal Parma? Il rumeno è un obiettivo e lo sappiamo, ma vale davvero la ventina di milioni con i bonus che il Parma vorrebbe? E’ un buon giocatore, veloce e tecnico, sa saltare l’uomo, ma segna poco e soprattutto la sua storia racconta di un rendimento discontinuo. E poi c’è il dubbio del salto da Parma a Firenze, cosa non da poco. Colpani, come vediamo, è l’ultimo esempio di un giocatore schiacciato dal peso della maglia. Comunque la trattativa per Man va avanti e come direbbe Catalano, meglio averlo che non averlo. L’ho visto giocare benissimo ed essere determinante, ma a volte anche sparire dal campo. Questo forse è quello che frena l’investimento. A Pradè piace molto, dai tempi del Verona, l’esterno Ngonge ora al Napoli dove gioca poco, ma Conte non lo molla fino a quando non arriverà il sostituto di Kvara. Vedremo. Come vedremo come finirà la storia del giovane centrocampista Ndour, italiano di Brescia, vent’anni, alto 1,90, un passaggio dalle giovanili dell’Atalanta, ora del Psg. I francesi lo hanno prestato al Besiktas, ma ora lo vogliono vendere per liberare la casella dei prestiti e fare altre operazioni. Il problema è capire se è pronto o se è ancora acerbo, per evitare un altro Richardson. Per sostituire Kayode, saltato Coulibaly in scadenza che ha preferito il Leicester, si pensa a Fortini, 2006 del vivaio viola, per un motivo molto semplice: le liste Uefa. Kayode era del vivaio e serve una casella simile. In stand by lo scambio Kouamé-Sanabria che il Torino non vuole fare alla pari, ma anche lo stesso Pablo Marì che sarebbe già venuto a Firenze, ma la Fiorentina frena. E’ vero che in rosa ci sono già tanti difensori da scoprire, da Moreno a Valentini fino al caso Pongracic, ma lo spagnolo è un pupillo di Palladino. Si aspetta per capire cosa fare dell’allenatore? Probabile. Insomma, situazione non facile.
Verso la Lazio e un centrocampo a tre
—Mi auguro, ovviamente, che come successe in estate, il settore tecnico della Viola abbia delle situazioni che tiene nascoste e spero che Pradè, come al solito, alla fine trovi qualche procuratore amico per soluzioni last minute. Se non arrivano i giocatori, come sappiamo bene, l’alternativa è licenziare l’allenatore e prenderne un altro capace di rivitalizzare e rivalutare tutti, anche quelli che oggi fanno fatica, da Gudmundsson a Pongracic, da Richardson a Beltran, allo stesso Ikoné che non è mai stato determinante, ma comunque nel passato giocava di più, anche da titolare, e meglio di oggi. Perfino Biraghi potrebbe avere una seconda chance. Come si vede uno scenario non roseo. Fra tensioni e contrapposizioni da risolvere, è inutile mettere in campo il solito disco logoro del “patto di spogliatoio”. Cosa vuol dire? Il patto ci deve essere quando si gioca, il resto sono solo discorsi come ha detto giustamente Gosens.
Domenica sera contro la Lazio capiremo molto di più. La gara è complicata dalla forza dell’avversario e dall’andata a Firenze mai digerita dai laziali che hanno perso per due rigori discussi. Soprattutto uno. Unica positività per la Viola il fatto che la Lazio giocherà in Europa League e avrà sulle gambe una gara tosta da smaltire in tre giorni. Domenica vorrei rivedere la grinta e la compattezza delle partite migliori, almeno quello. Per la formazione credo che Comuzzo abbia diritto a un turno di riposo, ma la Lazio gioca molto sugli esterni, ha giocatori veloci che saltano l’uomo, oggi mi preoccupano anche le condizioni fisiche di Dodò e Gosens. La difesa andrà protetta dal centrocampo, servono compattezza e solidità. Non vorrei rivedere in campo Colpani, passerei a un 4-3-2-1 capace di diventare 4-5-1, con Folorunsho stabilmente in mezzo e la coppia Beltran-Gudmundsson dietro a Kean. Con la partenza di Kayode oggi manca anche un vice Dodò e la soluzione Moreno per le grandi leve e la stazza del giocatore non mi convince.
Comunque l’addio di un 2004 come Kayode che l’estate scorsa si poteva vendere a 30 milioni o quasi, osservato anche da Spalletti per la Nazionale, è una sconfitta per tutti. In primis per l’allenatore che ha il dovere di gestire e motivare 24 giocatori e non soltanto quelli che piacciono a lui e Kayode non è l’unico che gli è sfuggito di mano. Ma è una sconfitta anche per la società che non può non dialogare con l’allenatore. In estate, quando s’è capito che Kayode non piaceva (non ha quasi mai giocato) andava detto chiaramente e di conseguenza si poteva vendere il giocatore con una grande plusvalenza magari per reinvestire e non porre il rimedio di oggi con il rischio che il giocatore si perda in Premier. Speriamo di no, ma sicuramente è una situazione non gestita benissimo come non lo è quella di Biraghi o quella di Ikoné che non vuole andar via. Tanti problemi mascherati da otto vittorie di fila quando andava tutto oltre la realtà, ma il calcio ti presenta sempre il conto.
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