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Palladino, ma cosa combini? Chi allena la Fiorentina deve avere idee e coraggio

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Frasi come “Abbiamo mosso la classifica”, o “Il Parma è una grande squadra”, dette negli spogliatoio della Fiorentina sono più gravi di un pareggio già grave di suo
Enzo Bucchioni Editorialista 

Frasi come “Abbiamo mosso la classifica”, o “Il Parma è una grande squadra”, dette negli spogliatoio della Fiorentina sono più gravi di un pareggio già grave di suo. Sono un po’ indispettito, non lo nascondo, perché la Fiorentina ha buttato forse l’ultima occasione per sperare di rimanere sul treno Champions e pure l’Europa League ora si complica. Spero di no, ma i fatti sono evidenti. Mancano sei partite alla fine e non sessanta, davanti ci sono tante squadre e diversi punti da recuperare, se non batti il Parma e non approfitti degli scontri diretti, che chances restano? Sempre meno, ovvio.

Ma sono anche deluso. Mi sembrava che la Fiorentina fosse cresciuta, che oltre alla difesa a tre, Raffaele Palladino avesse finalmente trovato la strada giusta ottenendo un gioco migliore e un assetto più equilibrato. Contro la Juve, l’Atalanta, ma anche a Milano, s’era vista una squadra con meccanismi migliori, la difesa più alta, movimenti senza palla, il centrocampo capace di proteggere la difesa, ma anche di avere soluzioni offensiva. La Fiorentina non sembrava più solo legata allo schema “palla a Kean” o aggrappata alle parate di De Gea. D’improvviso, contro il Parma è evaporato quasi tutto, non s’è visto neppure il “palla a Kean”, al centroavanti viola è arrivata solo una palla-gol e questa volta l’ha sbagliata. Una pesante, inattesa involuzione. Cosa è successo?


Di sicuro un po’ della stanchezza della Conference evocata da Pradè s’è vista, ma può avere inciso non più del dieci per cento. La Fiorentina ha una rosa ampia è molto forte, non dobbiamo dimenticarlo mai. E l’allenatore ha fatto un turn over anche troppo profondo cambiando in Slovenia sei giocatori rispetto a Milano, e domenica sei rispetto alla Slovenia. Credo invece che molto dipenda dalla mentalità e dal tipo di calcio che l’allenatore predilige.

Palladino fino ad oggi ha dimostrato di essere molto bravo nell’andare a studiare gli avversari. Più forti sono e più li studia. Non a caso la Fiorentina è riuscito a fare giocare male quasi tutte le grandi, Inter compresa. Non le fa esprimere, chiude le linee, inaridisce le fonti del gioco. E’ un calcio passivo che si basa sul frenare gli avversari, sugli errori, sui recuperi palla e sulle ripartenze negli spazi. Un modo di giocare non disprezzabile, ma che non può appartenere alla Fiorentina. Almeno non solo questo. Sui concetti che funzionano, su questo lavoro che va bene, andrebbe innestata anche un’altra cultura calcistica più propositiva, con idee e coraggio.

Il calcio visto anche domenica è da provinciale, va bene quando una squadra deve salvarsi. Forse l’allenatore non ha ben compreso che sta allenando un gruppo molto forte, con valori tecnici elevati, giocatori così, che non si vedevano a Firenze da dieci anni, devono necessariamente esprimere un altro calcio. Non si possono vedere partite interpretate come fa il Parma che lotta per salvarsi. O meglio, non si può vedere che i Viola non riescano a trovare una chiave per imporre il gioco, per essere dominanti, per imporre i valori superiori. Anche basta. Neanche un tiro in porta in tutto il primo tempo, di cosa parliamo?

Il Parma non è mai andato in difficoltà, non è mai stato messo ai paletti, non ci sono stati intensità e pressing. Banalmente la Fiorentina s’è adagiata alla partita del Parma e ha pure rischiato di perdere se non ci avesse pensato il solito De Gea in un paio di occasioni. Ha provato Palladino a chiedersi cosa fare per cambiare il corso di una partita che andava vinta a tutti i costi? Spero di sì, ma penso di no visto che ha agito solo sulla condizione fisica dei giocatori, mettendo un centrocampista più fresco per un altro centrocampista, un attaccante per un attaccante, peggiorando addirittura sull’esterno togliendo uno che attacca (Parisi) con un altro che quella gamba non ce l’ha come Folorunsho. Incomprensibile poi togliere Pongracic (non ha chiesto il cambio) per Comuzzo a dieci minuti dalla fine: una sostituzione sprecata. Che senso ha avuto rafforzare la difesa?

Sapete cosa penso? Temo che Palladino abbia programmato le sostituzioni in base al minutaggio e al turn over previsto per il ritorno di giovedì in Conference e in base a questo si sia comportato. Non ha fatto niente per cambiare la partita, per provare decisamente a vincerla? Un’idea non s’è vista. Eppure dal divano, forse perché ero più comodo, attorno al sessantesimo ho pensato: adesso passerei al 3-4-3.

Il Parma, infatti, a inizio ripresa è sembrato meno lucido, un po’ annebbiato. Aveva due difensori (Valeri e Leoni) e un centrocampista-incontrista (Sohm) ammoniti, era quello il momento per alzare il ritmo, aggredire e cambiare qualcosa per muovere la partita bloccata fra due squadre che giocavano a specchio. Con il 3-4-3, ad esempio, si poteva far uscire un centrocampista (Fagioli) per inserire Zaniolo sull’esterno destro con Gud a sinistra, per attaccare proprio l’ammonito Valeri in catena con Dodò. Niente è stato fatto. Ma osando ancora di più, per avere freschezza e gamba si potevano sostituire pure Mandragora e Cataldi per Adli e Folorunsho in mezzo, dove deve stare. Ma vado oltre.

Con un altro modulo, il 3-4-2-1 avrebbero potuto convivere dietro Kean sia Gud che Beltran. Ma volendo si poteva perfino tornare al 4-2-3-1 con un difensore fuori, Dodò e Parisi bassi, Adli e Cataldi in mezzo, Zaniolo, Gud e Beltran dietro a Kean. Niente. Ha prevalso la paura di perdere sulla voglia di vincere. E questo è molto pericoloso. Per cosa poi? Per muovere la classifica di un punto e perderne altri due, quando si sapeva già che Atalanta e Juve avevano vinto.

Lo ripeto: questo calcio conservativo, questa mentalità utilitaristica all’eccesso, non possono fare felice l’ambizioso Popolo Viola. Soprattutto con una squadra forte come questa. Non a caso si sono risentiti fischi più che meritati. Ora dopo la Conference di giovedì prossimo, lunedì ci sarà il Cagliari fuori e poi l’Empoli in casa. Affrontare con questa mentalità altre due squadre che devono salvarsi diventa preoccupante. A Cagliari è sempre stata dura, Nicola tatticamente è molto bravo, ha una squadra viva. Comunque da queste tre partite per provare il recupero era quasi obbligatorio portare a casa nove punti per sfruttare gli scontri diretti delle altre, due sono già stati buttati. Siccome fino ad oggi Palladino è cresciuto, fa ancora fatica, ma è cresciuto e cose buone si sono viste, mi aspetto che superi in fretta anche questo step di personalità e di coraggio, altrimenti è dura.

Rocco Commisso lo protegge e fa bene, quando fai una scelta ci devi credere fino in fondo. Difendere pubblicamente l’allenatore e il suo lavoro, come ha fatto, è qualcosa che fa onore al presidente viola, non si comporta come certi suoi colleghi che scaricano sempre su altri le responsabilità proprie. A bocce ferme, però, un’analisi andrà fatta su quello che s’è visto di buono e quello che si poteva fare meglio, sui margini di crescita e sui limiti. La squadra forte è stata costruita e su questo nessun dubbio, di pari passo serve una gestione in grado di farla crescere e di farla rendere al meglio delle sue potenzialità. Va bene Palladino? La risposta può anche essere sì con tanto di bacio accademico a Coverciano, ma vorrei vedere tutti i dubbi sciogliersi al sole della primavera.