La Fiorentina deve essere questa, una squadra che lotta, non molla mai, vuole il risultato a tutti i costi in simbiosi con il suo straordinario pubblico. Una miscela che finalmente c’è e senza la miscela non si va da nessuna parte. Non poteva essere la Fiorentina quella squadra moscia vista in inizio stagione, senza il coraggio di osare, senza la voglia di sfidare il mondo. La Fiorentina non si può accontentare dei pareggini come quello di Empoli, quelli vanno lasciati ad altri, ai ragionieri, chi indossa la maglia viola deve ragionare come un gruppo di pirati all’assalto del calcio. Quando c’è questo atteggiamento tutto il resto viene di conseguenza.
Solo una banda di pirati può ripartire dopo il rigore sbagliato da Kean, come se niente fosse. Solo un eroe può parare due rigori al Milan.
E ricominciamo proprio da qui, dal nuovo eroe viola: David De Gea. L’elogio della freddezza e della concentrazione, lo sguardo di sfida che ipnotizza gli avversari. Mi ha fatto venire in mente Toldo, un altro grande portiere viola. Ero a Rotterdam quando parò tre rigori nella semifinale dell’Europeo del Duemila contro l’Olanda. Ho risentito le stesse emozioni, le stesse sensazioni.
Il nuovo eroe ha un nome e un cognome pesanti, ma lo sapevamo. Non vorrei neppure ricordare tutti quelli che in estate “si piglia un pensionato”, “non è più buono, altrimenti lo teneva il Manchester”, “dopo un anno fermo non torna più quello di prima”, “prendono solo degli scarti”.
Non parlo dei tifosi, il tifoso può dire quello che vuole. Sapete bene a chi mi riferisco. Criticai Palladino perché dopo la prima serata magica di De Gea a Budapest contro il Puskas, la domenica dopo contro il Monza l’allenatore lo rimise in panchina per far giocare Terracciano, qualcuno ebbe a ridire, mi accusò di non capire di calcio… Forse è vero, ma De Gea è un campione e si sapeva. Ora l’ha capito anche Palladino e non l’ha tolto più. Ma ha pure capito che la difesa a tre con questi giocatori non si può fare, che Adli deve giocare sempre come scrivo da un mese e mezzo, che tre punte sono sufficienti e quattro come a Empoli sono troppe, che Gosens è meglio di Biraghi e il capitano può anche andare in panchina, resta un leader lo stesso.
C’ha messo un po’ Palladino
—Ha pagato l’inesperienza e il cambio del livello, e adesso, dopo dieci partite ufficiali, si comincia anche a capire che tipo di calcio vuol fare: italianista riveduto e corretto. Con onestà intellettuale vi dico che mi va bene così.
La nuova Fiorentina giocherà in contropiede o di ripartenza, con la difesa più bassa, verticalizzazioni e concretezza estrema. Non sono innamorato di nessun tipo di calcio, vanno bene sia i giochisti che i risultatisti, l’importante è che le squadre abbiano un’identità e un’organizzazione, sappiano cosa fare e lo facciano con personalità. Questo è il futuro che vedo per la Fiorentina che, ovviamente, dovrà lavorare e migliorare tanto per ottenere una continuità di risultati e di prestazioni.
Penso che il miglioramento decisivo andrà fatto quando si affronteranno squadre che si chiudono e sarà la Fiorentina a dover fare la partita. Il 4-5-1 visto contro il Milan in fase di non possesso dovrà diventare un 2-4-3-1 con Gosens e Dodò che spingono, Gud e Colpani che si avvicinano a Kean, stando sempre compatti per non prendere ripartenze. Ma lo vedremo già dalla prossima contro un Lecce che non è partito benissimo.
Vedremo se Palladino s’è davvero impadronito del gruppo, la qualità c’è e quando hai gente come Adli, Bove e Cataldi, è un delitto lasciarne fuori qualcuno. La personalità questo allenatore sembra averla. Non è facile tenere fuori Quarta per far giocare un ragazzino come Comuzzo, ma è giusto così. L’argentino andava venduto in estate, un difensore che fatica a stare concentrato e a lavorare di reparto (sono tre anni che lo dico) anche se tecnicamente bravo, non è il mio difensore. Evviva Comuzzo. Ma non credo sia facile neppure escludere Biraghi: in questo momento va fatto. Punto.
Tante cose buone, dunque, oltre al risultato
—Il campionato della Fiorentina forse comincia oggi. Forse. Sperando che il fastidio alla schiena di Kean sia roba da poco. Intanto ha dovuto saltare la nazionale e per l’autostima non è bello, ma in questo momento conta la sua salute per dimostrare ancora di più di non essere lo scarto di nessuno. Come De Gea. Come Adli. Come Bove. Come Cataldi e compagnia…
Se ripenso all’estate, servirebbe una trasmissione come quella del maestro Manzi: non è mai troppo tardi per capire il calcio… Avrei da iscrivere una decina di allievi anche se loro non lo sanno…
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