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Nico, il no di Commisso, e il telefono senza fili tra il presidente e i suoi dirigenti

Matteo Magrini l'imbucata
Il caso Nico Gonzalez e lo stop alla trattativa con la Juventus imposto dal presidente Rocco Commisso dagli Stati Uniti
Matteo Magrini

C'è una domanda che, più o meno da 24 ore, “tormenta” i miei pensieri: ma Rocco Commisso, fino a lunedì sera, dov'era? E soprattutto, cosa faceva? Il dubbio mi pare lecito, e vi assicuro che ho provato in tutti i modi a darmi una risposa. Ho pensato: magari gli erano scaduti gli abbonamenti ai quotidiani italiani e non se n'era accorto. Oppure chissà, gli si erano rotti (contemporaneamente) telefoni e pc e quindi non riusciva a comunicare con i suoi dirigenti. E la televisione? Bah, potrebbe avere avuto dei problemi pure quella. Insomma, giuro che ho provato in tutti i modi a darmi una spiegazione ma purtroppo, ed è evidentemente un mio limite, non ci sono riuscito. Qualcuno insomma, se ha voglia, mi spieghi come sia stato possibile che il presidente si sia accorto che i suoi uomini stavano trattando Nico Gonzalez con la Juventus soltanto adesso.

Non gliel'avevano detto? Hanno negato fino a quando hanno potuto dicendogli che tutti (ma proprio tutti) i giornalisti d'Italia (e non solo i soliti fiorentini) stavano dicendo e scrivendo il falso? Mistero, destinato molto probabilmente a restare tale. Certo fa un po' sorridere sapere che, come ha voluto far filtrare con forza la Fiorentina, il presidente non ha nessuna intenzione di vendere Nico e che, soprattutto, non ha nessuna intenzione di darlo alla Juve. Sarebbe un'inversione di tendenza quasi clamorosa ripensando al recente passato e, sia chiaro, ai tifosi farebbe sicuramente piacere questo improvviso ribaltone. Restano (appunto) tutte quelle domande e stavolta sarà dura prendersela con chi in queste settimane ha descritto quello che stava accadendo. Perché se la trattativa con i bianconeri venisse descritta dal club come “la solita fake” inventata ad arte per destabilizzare non si capisce come mai, di punto in bianco, ci si sia affrettati a far sapere che dagli Usa era arrivato lo stop. Qualcosa, evidentemente, non torna.


Va bene tutto insomma, e quando si racconta una vicenda il dovere di un cronista è sempre quello di dar conto di tutte le voci e di tutte le posizioni. Comprese quelle, mi si perdonerà, come minimo curiose e difficili da sostenere. Detto tutto questo, resta da capire quello che accadrà da qua alla fine del mercato e soprattutto resta da capire come reagirà Nico Gonzalez se, davvero, gli venisse imposto di restare. Accetterà serenamente e si metterà a disposizione di Palladino (al quale rinnoviamo la “solidarietà” per l'incertezza nella quale è costretto a lavorare) oppure, e non sarebbe il primo, punterà i piedi e cercherà la rottura? Sarebbe, giusto sottolinearlo, un comportamento fastidioso e non condivisibile ma purtroppo ogni valutazione di tipo moralistico ha poco senso quando si parla di calcio. E così veniamo ad una questione ormai affrontata mille volte: conviene tenere un calciatore controvoglia?

La risposta, per me, è sempre la stessa: no. Dovrà pensarci molto bene insomma il presidente prima di prendere questa decisione. Sarebbe importante, se non l'ha già fatto, che parlasse personalmente con Nico per capire davvero quali siano i suoi pensieri. Se stesse a Firenze felice e contento, ovviamente, ne saremmo tutti felici. Perché, pur con tutti i limiti dei quali abbiamo discusso spesso, resta per distacco il miglior giocatore della Fiorentina. Quello più incisivo e, più che altro, l'unico che in questi tre anni ha segnato con una discreta continuità. Al contrario però, se confermasse la sua voglia di andare, non avrebbe senso tenerlo. Ovvio, ma mi pare scontato dirlo, solo davanti a proposte all'altezza e soltanto se si è in grado di sostituirlo degnamente. Eccolo, il nodo. Perché è vero che a “pensar male si fa peccato” ma, come diceva qualcuno, “molto spesso ci si azzecca”. Il sospetto insomma è che il “niet” di Commisso sia casualmente coinciso con le difficoltà nell'arrivare a Gudmundsson. Maligni noi? Forse.

Nel frattempo, ed è questo ciò che più conta, l'esordio ufficiale della stagione si avvicina e la Fiorentina resta una squadra piena di dubbi. Che ne sarà di Nico? Cosa succederà con Amrabat? E se lo United si presentasse soltanto a pochi giorni dalla fine del mercato e il marocchino si impuntasse di nuovo? E ancora. Se Valentini restasse al Boca fino a gennaio come si muoverebbero i viola? Intanto, contro il Parma, uno dei tre centrali (vista la squalifica di Ranieri) sarà Biraghi. Un sacco di questioni aperte, pochissimi punti fermi. Non resta che aspettare, sperando che a fine mercato tutto torni e che, come promesso, questa Fiorentina possa legittimamente pensare di far meglio degli ultimi anni.

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