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L'imbucata

Nessun obiettivo centrato: tutti colpevoli, ma qualcuno di più

Nessun obiettivo centrato: tutti colpevoli, ma qualcuno di più - immagine 1
Consuntivo quasi finale di una stagione in cui la Fiorentina non ha centrato gli obiettivi sperati.
Matteo Magrini

C'è chi ha appena finito di celebrare “La sera dei miracoli” e chi, invece, viene da quella che potremmo definire “la sera dei rimpianti”. Diciamocelo con grande chiarezza: ha messo una gran tristezza, ieri, vivere sull'altalena di emozioni (molto) minori cercando di capire se la Fiorentina si sarebbe potuta portare a Udine, per gli ultimi 90' di campionato, una piccolissima, tristissima, speranza di qualificazione alla prossima Conference League. “Ancora tu – verrebbe da dire tanto per restare in tema di canzoni – ma non dovevamo vederci più?”. E invece sì, siam sempre lì: incapaci di salire anche il più piccolo dei gradini e anzi, con la più che concreta possibilità di scendere.

Lo dico subito, pur dovendomi violentare un po' per farlo: meglio la Conference che nulla. Perché è pur sempre Europa e la Fiorentina, per storia, dimensione e ambizioni (tra poco ne parliamo...) lì deve stare. E pazienza (anche se i tifosi l'hanno comprensibilmente persa) se nessuno a inizio stagione si augurava un finale del genere. Così è, se vi pare, e dare comunque continuità alle partecipazione alle coppe sarebbe se non altro sintomo (appunto) di un percorso che prova quantomeno a non arrestarsi. Il problema, tanto per venire al vero nocciolo della questione, è che mentre da queste parti si procede col passo del gambero gli altri corrono. E corrono forte.


Inutile, perché già sento i brusii di chi vuol difendere l'indifendibile, tirar fuori il discorso dei punti in più (al momento 5, non 20) rispetto allo scorso campionato. E' inutile prima di tutto perché sarebbe come vantarsi se con una moto con 500 di cilindrata (non voglio esagerare) riesco ad andar più forte che con un 250. Si vogliono pure gli applausi? Certo, c'è anche chi mette in dubbio il fatto che questa Fiorentina sia superiore (per qualità e profondità della rosa) a quella di Atene e vabè, davanti a opinioni (rispettabilissime sia chiaro) del genere alzo le mani. Ma non è solo questo. Paragonarsi a se stessi infatti non è solo rischioso (alla fine, comunque vada, non si è riusciti nemmeno nel fantasmagorico obiettivo di “far meglio rispetto all'anno scorso”) ma, soprattutto, è inutile. Caso vuole infatti che a calcio si competa con degli avversari e che, un'eventuale crescita (o decrescita) la si può misurare solo e soltanto mettendola in relazione con la concorrenza.

E qua il piatto non piange. Lacrima a dirotto. Lasciamo fare l'Atalanta (vi rendete conto che ormai non la si può più manco prendere in considerazione, manco fosse il Real Madrid?), e pensiamo al resto. Il Bologna viene da una qualificazione alla Champions e quest'anno, pur avendo dovuto giocare otto partite (vere) in Europa, ha vinto una Coppa Italia e fino a cinque minuti fa era davanti ai viola in classifica dopo esser stata a lungo tra il quarto e il quinto posto. Anche loro insomma, sono ad esser gentili in fase di sorpasso. E poi ancora, non ci vuole un genio per immaginare che presto (ma molto presto) stessa cosa possa fare il Como. Perché ha un grande allenatore e perché lui stesso, davanti alle garanzie ricevute, ha rifiutato club come Bayer Leverkusen e Roma.

E' vero, pur senza aver messo chissà quali base (serie) per una programmazione visto che quasi tutti i rinforzi sono arrivati in prestito, in teoria la squadra costruita quest'anno era in grado di giocarsela per provare a entrare in Europa League. Per questo, per venire alla contestazione di ieri, capisco più la critica a Palladino (che non ha mai dato un gioco, ha puntato tutto solo e soltanto sul risultato e l'ha comunque mancato) e un po' meno quella al diesse Pradè. Ovvio, anche lui ha commesso degli errori e primo fra tutti (vecchio vizio) mi viene in mente la tempistica visto che sia in estate che a gennaio gran parte degli acquisti sono arrivati all'ultimo. Un problema oggettivo, per l'allenatore, che però ci ha messo tanto, troppo tempo a trovare (ma l'ha trovata poi?) una quadra. E ancora. Siamo sicuri che quei ritardi siano spiegabili solo con una strategia del direttore e non anche con le possibilità che aveva? Mi spiego meglio. Siamo sicuri che se avesse avuto (veri) soldi da investire si sarebbe comportato allo stesso modo? Perché se devi fare i conti della serva è chiaro che ti ritrovi a dover aspettare saldi e occasioni...

Senza far tanti giri di parole insomma. Qua non abbiamo mai risparmiato critiche né all'allenatore (al quale va comunque riconosciuto un grandissimo impegno perché è vero, fidatevi, che ha vissuto un anno sacrificando tutto per la Fiorentina) né alla dirigenza ma nel calcio, come in qualsiasi azienda o luogo di lavoro, tutto nasce (o muore) dalla testa. E' là, in una proprietà che non ha mai parlato di calcio (vero) né di programmi (veri), che ha sempre messo il “progetto” economico davanti a quello sportivo, che va ricercata la principale causa dei problemi. E' da lì, che devono arrivare risposte. Certo, i segnali (vedi rinnovo a priori di un mister che ha mancato tutti gli obiettivi fatto all'insaputa di chi con quel mister ci deve lavorare) non sono incoraggianti. La speranza però è l'ultima a morire anche se, dice un altro proverbio, “chi vive sperando...”