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L'imbucata

Mancano ancora qualità e personalità a inizio azione. Ranieri, anche meno!

Matteo Magrini
Cosa ci resta dopo la doppia vittoria contro il Polissya? Una squadra da completare con giocatori di personalità e spessore.

Un play off sempre ostico

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La Fiorentina si è qualificata, viva la Fiorentina! Così, giusto per chiarir subito quale fosse, in questo momento, la priorità. I viola dovevano superare il playoff insomma, l'hanno fatto, ed è giusto prima di tutto prendersi questo (ipermini) traguardo raggiunto e portarselo a casa. E poi c'è poco da fare. Che sia per il valore degli avversari (Twente e Rapid Vienna) per un mercato in ritardo e per scelte cervellotiche (l'anno scorso) per chissà quale altro strano (ma nemmeno troppo) motivo questo ormai classico (ma anche basta) appuntamento d'agosto è sempre stato parecchio duro da digerire. Bene esserselo messo ancora una volta alle spalle quindi, ma senza far finta che quanto visto ieri non sia successo. 

Una partita nata male, proseguita se possibile peggio, e rimessa in piedi solo e soltanto grazie all'ingresso di qualche titolare e all'enorme dislivello tra le due squadre che, in questi casi, alla lunga quasi sempre si fa sentire. Perché chi è (molto) inferiore, in questo caso il Polissya, è costretto a over performare e, di conseguenza, ad andare fuori giri. E' un po' come nel tennis, e agli sfortunati (Alcaraz a parte) che affrontano Sinner negli slam. Possono metterlo in difficoltà, raramente, per un set. Un set e mezzo. Alla lunga però, quando si gioca tre su cinque, cedono. Ieri è successa più o meno la stessa cosa ma il secondo indizio, per quanto mi riguarda, vale già come prova. 

Le stesse difficoltà

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A Reggio Emilia infatti, le difficoltà sono state le stesse, identiche, di quelle già incontrate a Cagliari: l'aggressione alta degli avversari, la pressione sui (pochi) giocatori di qualità nella costruzione bassa, la squadra che non riesce a trovare soluzioni. E bastava ascoltare Pioli a fine gara per capire quanto pure lui sia ormai convinto di quali siano, ora come ora, i limiti della sua Fiorentina. “Le indicazioni sono molto chiare”, ha detto il mister, ripetendo più di una volta come siano necessari “personalità” e “movimenti giusti per venir fuori dalla pressione”. Né più né meno appunto, di quello che era successo domenica. Del resto certe cose si possono allenare, ma difficilmente uno come Comuzzo diventerà Bonucci, o uno come Ranieri imparerà a giocare come Bastoni. E poi il centrocampo, dove il solo Fagioli (che tra l'altro deve abituarsi a giocar molto più velocemente il pallone) ha doti di costruzione. Il resto, sono muscoli, struttura e inserimenti. Nel secondo tempo infatti, con Gud al fianco di Fazzini, la qualità è cresciuta, le linee/soluzioni di passaggio aumentate, e la Fiorentina ha fatto molto meglio.

Attesa per il mercato

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Tutto questo però, ci riporta al mercato. Servono come il pane i due giocatori (il vice Dodò verrà dopo) chiesti da Pioli: il difensore con qualità nei piedi e coraggio nelle scelte, e un centrocampista palleggiatore. Il club lo sa, ha accelerato, e già oggi potrebbe chiudere sia per Lindelof che per Nicolussi Caviglia. Sono i nomi giusti? In teoria a me piacciono, soprattutto il secondo, ma quello che conta (e finora è stato così) è che siano presi d'accordo col mister. Il tutto, in attesa di capire cosa ne sarà di Comuzzo. Inutile girarci attorno. Per la società davanti a certe cifre (35 con i bonus o giù di lì) può andare e se a farsi avanti fossero club “seri” e non arabi la cessione sarebbe più che possibile. Nel frattempo, forse, sarebbe meglio lasciarlo fuori. Non per cattiveria, impossibile non aver affetto e stima per un ragazzo così, ma perché è apparso comprensibilmente “sfasato”. 

Ranieri

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Chiusura su e per Ranieri. In strada si direbbe: “anche meno”. E non voglio star qua ad utilizzare parole e definizioni a lui care. Mi limiti a far presente che non stiamo parlando né di Maldini né di qualcuno di minimamente vicino ad un campione. E' il capitano, Pioli gli ha lasciato la fascia al braccio, e merita ovviamente rispetto. Sostituirlo però non è lesa maestà, così come non lo è lasciarlo fuori. Certe (non) esultanze quindi, certi sguardi incattiviti (lui che di solito ad ogni gol festeggiava, giustamente, come fosse una finale di Champions) se li risparmi e, magari, provi a capire cosa l'allenatore vuole da lui e da chi gioca in quel ruolo.