In questa serata magica si è rivista la Fiorentina delle otto vittorie di fila. Brutta, sporca ma tremendamente cattiva, cinica e assolutamente ribelle al concetto di sconfitta.
Ripartire da questo cuore
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Dategli una battaglia da combattere, e vi solleveranno il mondo. Non si può non ripartire da qui. Dal cuore grande di questi ragazzi e da un orgoglio che li rende capaci di tutto. E basta, allora, parlare d'impossibile. Prima di tutto perché nello sport, e nel calcio in particolare, “impossible is nothing”. Ci sono imprese fuori dall'ordinario, ovviamente. Partite che, contassero “carta” e teoria, non si dovrebbero nemmeno giocare. “Basta crederci”, però, e il riferimento alle parole di Moise Kean (ieri sera) non è puramente casuale.
Volontà, quindi, cuore. E poi ancora senso di appartenenza, voglia di rivincita, spirito di sacrificio. C'è stato tutto questo nella straordinaria vittoria sull'Inter e c'è stato tutto questo nel cammino che ha portato la Fiorentina fin lassù, in cima alla montagna che si affaccia sulla Champions. Bastava guardarli, ieri. E mi piace citare un giocatore in particolare: Robin Gosens. Nessuno (giustamente) ne aveva parlato più di tanto ma nel lungo periodo di appannamento vissuto dai viola lui è stato tra quelli che ha accusato il calo più evidente. E non parlo (solo) di prestazioni. Parlo di atteggiamento, di rabbia, cattiveria, leadership e determinazione. Quelli bravi (?) parlerebbero di “body language”. Tanto era stato trascinatore anche solo nel modo di stare in campo nel periodo d'oro tanto era parso spento quando la squadra si era infilata nel tunnel. Ecco. Ieri, avrebbe meritato una telecamera tutta per sé: parlava, incitava, se c'era bisogno riprendeva, richiamava. Sempre però, con un atteggiamento positivo. E poi ancora. Esultava per una chiusura, arringava Parisi dopo un cross fatto bene. In una parola: leader. Volendone trovare un'altra: simbolo.
La serata magica e il contagio
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In questa serata magica insomma, si è rivista la Fiorentina delle otto vittorie di fila. Brutta (magari), sporca (se necessario) ma tremendamente cattiva, cinica e assolutamente ribelle al concetto di sconfitta. Una squadra che si esalta, in situazioni come quella di ieri. Deve difendere? Gode. “Si trova a su agio”, disse dopo la partita col Genoa il vice di Palladino Citterio. Deve soffrire? Ne è felice. Per questo, in piena emergenza, con una formazione titolare totalmente inventata, senza poter far cambi e davanti alla squadra/rosa più forte d'Italia, ha tirato fuori una prestazione del genere. Perché, appunto, è nella sua natura. E' nata, questa Fiorentina, per smentire chi non ci crede. Ricordate il concetto di rivincita no? Quello che arde dentro i vari De Gea, Gosens, Cataldi, Adli, Kean e compagnia. Bocciati da qualcuno, definiti “scarti” da altri e venuti a Firenze spinti da motivazioni feroci.
Ecco. L'importante, adesso, è che i tanti nuovi arrivati si facciano immediatamente contagiare da questo dolcissimo veleno che scorre nelle vene di questo gruppo. Ci facciano il bagno, perché soltanto così i viola possono continuare a sognare. A proposito. Sarà anche un caso, ma come per magia una volta mandati via quei giocatori che avevano “mal di pancia”, è tornata l'alchimia dei giorni migliori. C'è poco da fare, e pazienza se al mister questo non piacerà. Quando l'aria è buona, in spogliatoio, è tutto molto più facile. E sia chiaro. Qua nessuno dice che il gruppo fosse spaccato. No. Più semplicemente, era normale immaginare qualche muso lungo che, pur magari senza far alcun tipo di polemica e senza voler metter su chissà quale complotto contro l'allenatore, contribuiva ad appesantire un clima già difficile per i risultati che non arrivavano.