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Kean è la salvezza di Palladino. Se torna, in Grecia col contropiede

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“Palla lunga a Kean e vediamo che succede” è lo schema meglio riuscito, quello che ha fatto grande la Viola nel suo periodo magico: il ritorno del centroavanti di riferimento può cambiare l’orizzonte
Enzo Bucchioni Editorialista 

Se torna Kean tutto diventa più facile. Non è solo un’ovvietà o una banalità, ma una certezza pensando a come (non) gioca la Fiorentina.

“Palla lunga a Kean e vediamo che succede” è lo schema meglio riuscito, quello che ha fatto grande la Viola nel suo periodo magico: il ritorno del centroavanti di riferimento può cambiare l’orizzonte. Da ieri ha avuto il via libera dei medici, ha lavorato con la squadra, vediamo se giovedì ad Atene contro il Panathinaikos Palladino lo metterà in campo dall’inizio, ma credo proprio di sì. Il giocatore ha voglia di tornare, l’allenatore sa bene cosa significhi averlo o non averlo. Tutto ruota attorno alla forza fisica, alla capacità di vedere la porta e di far salire la squadra di questo ragazzo che ha esaltato la Fiorentina.


Non voglio neppure tornare alla partita con il Lecce. Contava vincere e la Fiorentina ha vinto. Stop. E non voglio neppure tornare sulle dichiarazioni post partita dell’allenatore. Dice cose che sinceramente peggiorano la sua situazione di difficoltà e mettono in evidenza una dialettica che fa capire molte cose. Come si fa sottolineare i punti in classifica (che sono tanti) come parafulmine di tre mesi imbarazzanti? Se leggesse i numeri correttamente capirebbe che la nostra preoccupazione è dovuta al fatto che nel girone di ritorno la Fiorentina è al tredicesimo posto per punti fatti e dalla fine di novembre il trend delle prestazioni e dei risultati è in preoccupante calo. Non si può vivere su due mesi straordinari (ottobre e novembre), dopo otto mesi di lavoro invece di crescere la Fiorentina non ha ancora una identità e una personalità definite. Questo dovrebbe spiegare l’allenatore. Il Lecce ha l’attacco peggiore della serie A, una squadra tecnicamente non in grado di fare tre passaggi puliti (l’avete vista o no la partita?) eppure nel finale ha avuto la palla per pareggiare. Ma lo ripeto, contava solo vincere.

Diventa ridicolo analizzare il calcio solo attraverso i risultati come fanno certi presunti commentatori fiorentini, alcuni anche esperti. Almeno all’anagrafe. Quelli che volevano ferocemente l’esonero, da venerdì sera sono a leccare ed elogiare l’allenatore come se la crisi fosse finita. Magari, penso io. Per dirlo servono prove e controprove e vorrei che l’allenatore spiegasse come mai fa così fatica a dare un’idea di calcio a una rosa che ha qualità, quantità e soluzioni come non mai negli ultimi dieci anni. Lo ha ricordato serenamente Paulo Sousa in un’intervista e sono d’accordo con lui: questa Fiorentina ha una rosa che dovrebbe battersi per la Champions. Più forte della sua. E invece perde con il Monza, con il Como, con il Verona, fatica con il Lecce. E’ vero che batte l’Inter, ma quel calcio lì non ha futuro. Ti può andar bene una volta, due volte, ma poi arriva il conto.

E la speranza che i cinque acquisti invernali facessero fare un passo in avanti per ora è vana. Non gioca uno come Fagioli, il migliore, e se le idee del tecnico non cambiano cosa serve uno come lui, bravo tecnicamente, a far legna in mezzo al campo e lanciare lungo? Per fortuna abbiamo cominciato a vedere Pablo Mari e Ndour, ma è tutto approssimativo. Anche il 3-5-2 con il Lecce mancava dell’apporto alla manovra di uno dei difensori (Pablo), i centrocampisti non sono andati senza palla ad attaccare lo spazio, non hanno offerto soluzioni. Tutto bloccato. Ha funzionato un paio di volte soltanto l’azione sugli esterni dei due giocatori migliori: Dodò e Gosens. Situazioni individuali e quando si gioca sulle individualità se manca Kean sono guai. Torno al concetto iniziale.

Spero che torni Kean e da qui alla fine non manchi più, per ritornare a quel calcio basico che ha dato soddisfazioni. La coppia offensiva ideale nel 3-5-2 sarebbe quella con Gud, ma non credo sia giusto schierare subito, insieme, due reduci da infortuni. Quindi Kean con Zaniolo o meglio con Beltran che aiuta di più la squadra. Vedremo. Di sicuro Folorunsho e Colpani sono ancora out, ci proverà Adli forse per la panchina. Non mi meraviglierei neppure se Palladino tornasse al 4-4-1-1 visto contro l’Inter per dare solidità, giocare il contropiede puro e pensare al ritorno a Firenze.

In Grecia c’è da temere il clima infuocato, il Panathinaikos non ha grandi giocatori, sulla carta è inferiore alla Fiorentina, ma il tema ambientale è da tenere ben presente. Mi aspetto comunque un nuovo inizio, almeno nel carattere, spero che la vittoria contro il Lecce oltre ad avere salvato la panchina di Palladino almeno fino a fine stagione, scacci le paure e riporti nel gruppo la consapevolezza di essere forti, al di là del gioco. Scavallato il Panathinaikos ci sono poi partite da far tremare: Napoli, Juventus, Atalanta e Milan tutte in fila. Ma questa Fiorentina da palla lunga e pedalare magari si ritrova come ha sempre fatto con chi comanda la partita…