Adesso abbiamo qualcosa per cui lottare, un sogno. La Fiorentina oggi è una ragazza della classe operaia che sta provando ad andare in Paradiso.
Diceva Paulo Coelho che “solo una cosa rende impossibile la realizzazione di un sogno: la paura di fallire”. Può sembrare un'enorme banalità eppure, nel calcio come nella vita di oggi, già il solo fatto di averlo (un sogno) può fare tutta la differenza del mondo. Perché viviamo in un mondo che ha distrutto o sta distruggendo qualsiasi ambizione di riscatto e perché, chi parte da dietro, invece che ribellarsi e combattere per i propri sogni (appunto) preferisce e trova più comodo sfogare la propria frustrazione “vomitando” rabbia contro tutto e tutti. Per questo, per tornare a vicende più pallonare e meno sociologiche, la Fiorentina oggi è una ragazza della classe operaia che sta provando ad andare in Paradiso.
Senza urlare, senza far la guerra a chiunque e, soprattutto, senza l'arroganza di chi pensa di esser migliore di quello che è. Al contrario. Dentro questa Viola ci sono umiltà e passione, sana ambizione e consapevolezza. E possono sembrare dettagli ma tra presunzione e autostima, tra convinzione e (auto)illusione c'è un abisso. Sono concetti simili, è vero, ma solo all'apparenza. Chi è arrogante si sente troppo bravo e non farà niente per migliorare, per esempio, mentre l'ambizioso ha voglia di arrivare più in alto possibile e sa che per farlo non può accontentarsi mai. L'illuso perde di vista la realtà, il sognatore convinto ha in mente qualcosa di straordinario, ma sa da dove viene e quale sia il punto di partenza.
Tutto questo insomma per dire che la Fiorentina sogna, fa sognare, e fa benissimo a farlo. Non solo. E così torniamo a Coelho. La Fiorentina non mostra la minima paura di fallire. Probabilmente, perché ha capito che questa città pretende “soltanto” una cosa: che si lasci sul campo e sulla maglia ogni singola goccia di sudore. Fatto questo, difficilmente qualcuno ti verrà a rinfacciare il mancato raggiungimento di un obiettivo. Certo. Ciò non significa che questa piazza si accontenti. Al contrario. Questa è una piazza che per storia, cultura, atteggiamento e mentalità dopo un po' fatica ad accettare di non potere competere con le “grandi” perché, in parte giustamente, tale si ritiene: grande. Non c'è solo questo, però.
Questa squadra non ha paura di fallire perché è fatta da calciatori e uomini forti. E hai voglia (e io sono il primo) a parlare di idee, schemi, soluzioni, proposte, numeri e analisi. Tutto bellissimo e tutto valido quando si cerca di capire questo giochino ma alla base, e per fortuna, ci sono e ci saranno sempre loro: i calciatori. E sia chiaro, giusto per ribadirlo per l'ennesima volta, ciò non significa voler sminuire il lavoro dell'allenatore. Palladino è stato bravissimo nel capire di dover cambiare, ha avuto una grande personalità nel metter da parte alcuni senatori, sta gestendo alla grandissima il gruppo e ha cucito addosso ai suoi l'abito perfetto per loro. Provate però a farvi questa domanda: quanti punti avrebbe la Fiorentina se in porta non avesse De Gea e se là davanti non ci fosse Kean?