Tutto questo insomma per dire che la Fiorentina sogna, fa sognare, e fa benissimo a farlo. Non solo. E così torniamo a Coelho. La Fiorentina non mostra la minima paura di fallire. Probabilmente, perché ha capito che questa città pretende “soltanto” una cosa: che si lasci sul campo e sulla maglia ogni singola goccia di sudore. Fatto questo, difficilmente qualcuno ti verrà a rinfacciare il mancato raggiungimento di un obiettivo. Certo. Ciò non significa che questa piazza si accontenti. Al contrario. Questa è una piazza che per storia, cultura, atteggiamento e mentalità dopo un po' fatica ad accettare di non potere competere con le “grandi” perché, in parte giustamente, tale si ritiene: grande. Non c'è solo questo, però.
Questa squadra non ha paura di fallire perché è fatta da calciatori e uomini forti. E hai voglia (e io sono il primo) a parlare di idee, schemi, soluzioni, proposte, numeri e analisi. Tutto bellissimo e tutto valido quando si cerca di capire questo giochino ma alla base, e per fortuna, ci sono e ci saranno sempre loro: i calciatori. E sia chiaro, giusto per ribadirlo per l'ennesima volta, ciò non significa voler sminuire il lavoro dell'allenatore. Palladino è stato bravissimo nel capire di dover cambiare, ha avuto una grande personalità nel metter da parte alcuni senatori, sta gestendo alla grandissima il gruppo e ha cucito addosso ai suoi l'abito perfetto per loro. Provate però a farvi questa domanda: quanti punti avrebbe la Fiorentina se in porta non avesse De Gea e se là davanti non ci fosse Kean?
Fare il conto, se ci pensate, non è difficile: basta prendere la gara col Milan (due rigori parati), quella col Torino (un pallone arrivato in attacco, un gol), la sfida col Genoa (tre miracoli del portierone nel finale) e quella di ieri, con quei tre interventi irreali sullo 0-1. Abbiamo citato solo gli episodi più eclatanti, ma bastano e avanzano per capire quanto siano soprattutto le individualità (e queste due in particolare) ad aver proiettato la Fiorentina in una nuova dimensione. Per non parlare del contributo che sempre loro, ma anche gente come Gosens, Adli o Cataldi ha portato (si torna sempre lì) in termini di consapevolezza.
Fame, umiltà, intelligenza, compattezza, qualità. Sono queste le parole chiave che stanno alla base di questo incredibile campionato. Basteranno per sognare fino alla fine? Probabilmente no, nel senso che servirà anche un altro aiuto da parte del club. Stavolta però, e ci rifacciamo alle parole del presidente (a proposito, tantissimi auguri per il compleanno), siamo convinti che non verranno ripetuti gli errori del passato. Stavolta siamo convinti che la società non si faccia prendere dalla paura di fallire e che, al contrario, tirerà fuori il coraggio che serve per rincorrere il sogno.
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