I limiti di un allenatore che non è cresciuto
—La Fiorentina ha portato in campo stanchezza e frustrazione, come se la gara con il Venezia fosse la continuazione dei tempi supplementari col Betis. Stessa nebbia, stesso atteggiamento. Ma Palladino non ha sbagliato solo questo, bensì tutto quello che si poteva sbagliare. A cominciare dalla formazione. Mi spiegate perché Inzaghi ha cambiato il modulo e nove giocatori dell’Inter rispetto alla gara con il Barcellona e non l’ha fatto Palladino? Ha giocato con il solito 3-5-2 contro una squadra che giocava senza un attaccante vero, ma solo centrocampisti offensivi adattati. Perchè ha messo in campo gente che non stava in piedi come Gosens o Ranieri, Dodò o Pongracic? Serviva un’idea, ma anche il coraggio visto che la gara andava assolutamente vinta. A maggior ragione senza giocatori di riferimento, anche per sorprendere l’avversario. Serviva cambiare. Magari mandando in campo i più freschi. Perché poi non tornare al 4-2-3-1 se non ci sono due attaccanti di ruolo? In difesa Ranieri e Pongracic avrebbero dovuto dare spazio a Mari e Comuzzo che negli ultimi mesi ha giocato poco. Io avrei fatto giocare De Gea, Moreno, Comuzzo, Pablo Mari e Parisi dietro, Mandragora e Adli in mezzo; Colpani, Fagioli e Folorunsho dietro Beltran. Caso mai gli altri, quelli più forti, ma stanchi, li avrei tenuti per dopo. E comunque, anche questa Fiorentina che ho appena disegnato, sarebbe stata più forte del Venezia. E più fresca. Ma poi, che senso ha giocare con un solo attaccante e mettere Ndour sottopunta a marcare Nicolussi Caviglia (non è Modric), quando sei la Fiorentina e devi vincere la partita? E’ una mentalità provinciale che non può appartenere alla Fiorentina.
Il tema è tutto qui. Purtroppo Palladino non è evoluto, ha la mentalità di chi pensa prima a non prenderle, studia l’avversario per non farlo giocare, ha un’idea passiva. Questo non è il calcio di una società e di una città ambiziose come Firenze. Purtroppo l’allenatore giovane e inesperto non è cresciuto più di tanto e la mentalità non la cambi. E Pradè non si chieda più perché la Fiorentina ha battuto alcune grandi e perde con le piccole, lo sa benissimo. Perché con le grandi il gioco passivo funziona col contropiede, le ha risolte spessissimo Kean, ha parato De Gea. Con le piccole che si chiudono non sai imporre il gioco e se ci provi ne buschi anche col Venezia. Detto che con il calendario facile la Juve è la chiara candidata al quarto posto, la formazione gigliata nelle prossime gare può ancora fare sei punti e sperare nelle sconfitte di Lazio (ha l’Inter) e Roma (ha il Milan) per continuare a coltivare qualche flebile speranza di Conference. Ma faccio comunque fatica a pensare che la Fiorentina possa recuperare cinque punti alla Lazio e quattro alla Roma sconfitta dall’Atalanta dopo una grande gara. Se il Milan fa sei punti (possibili) comunque ora davanti c’è anche lui. Ma, ripeto, la speranza flebile c’è tanto più che una fra Bologna e Milan andrà in Europa League dalla Coppa Italia. Speriamo, dunque. Turiamoci il naso, ma speriamo.
Le intenzioni del presidente
—Questa estrema possibilità di non restare fuori dall’Europa dopo tre anni, comunque non può non far aprire il dibattito sul caso Palladino. Intanto per me l’allenatore dovrebbe smettere di accusare gli arbitri ogni volta che perde, anche questo è un segnale di debolezza, ma andiamo avanti. Il tema Palladino è aperto perchè con un giovane allenatore come questo, palesemente non pronto a gestire una squadra con ambizioni molto alte come la Fiorentina, cresciuto poco e non maturo, il rischio è ripartire con una guida instabile, non carismatica per i giocatori, senza certezze. Il paradosso è che negli anni scorsi la Fiorentina aveva un allenatore bravo e una squadra non altezza, oggi ha una squadra molto forte e un allenatore che sta facendo l’Erasmus a Firenze. Commisso ha prolungato il suo contratto fino al 2027 sorprendendo l’allenatore stesso, ma anche i suoi dirigenti. Il presidente viola da scafato manager ha capito che la squadra era in difficoltà in questo finale, ha sperato che una iniziativa del genere portasse una scarica di adrenalina. Ricompattasse tutti. Non è successo. La mossa del presidente è legittima e se lui ha visto in Palladino un potenziale grande allenatore, lo vuole far crescere con la Fiorentina, a maggior ragione la decisione va rispettata. Chiamatela programmazione. Però, allo stesso tempo, va detto che nessuno sa quanto tempo necessiti ancora Palladino, di quanto tempo abbia ancora bisogno per diventare un allenatore da Fiorentina a tutto tondo. Ammesso e non concesso che il suo calcio provinciale evolva, che lui sappia cambiare mentalità.
Con Palladino anche l’anno prossimo non si potrà più dire che l’obiettivo è l’Europa League o altro, bisognerà dire che il progetto prevede una crescita non quantificata. Potrebbe andare benissimo, ma anche no. Si ripartirebbe come l’estate scorsa con poche certezze e tante speranze in panchina. E’ questo che si vuole? O con una squadra forte come la Fiorentina di oggi sarebbe meglio puntare su un allenatore (Sarri è il primo nome che mi viene in mente) vincente e capace di trattenere tanti giocatori che senza Europa temo se ne andranno. E allo stesso tempo capace di proporre un calcio moderno, brillante e propositivo del quale il Popolo Viola ha una voglia matta. Non credo che i tifosi siano orgogliosi del calcio proposto quest’anno. Hanno visto grandi giocatori, ma nessuno si è divertito. Quando proponi un calcio come questo lo devi accompagnare con i risultati, giocare male e finire fuori dal campionato, dalla Conference e dalla Coppa Italia mi sembra soltanto tafazzismo.
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