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Le stragelle

I troppi rossi, Pongracic e il gruppo ritrovato. Ma senza il palo amico…

Palladino Dodò
Le strane pagelle: non solo campo, tutto quanto fa spettacolo in Lazio-Fiorentina
Il ViolAutore

3 ai rossi di Rapuano. Già, tre espulsi dalla panchina (oltre ai due allenatori, anche Adli che erano appena uscito) se non sono un record poco ci manca. E l'arbitro ha trovato il modo di scontentare tutti. Forse sulle decisioni più importanti non ha sbagliato, ma nel nel finale la partita gli è sicuramente sfuggita di mano. Imperdonabile per un direttore di gara comunque esperto.

7 alla fasciatura di Pongracic. A (ri)vederlo in campo all'Olimpico, il suo mancato utilizzo per un girone intero è un mistero buffo. Elegante e con grande senso dell'anticipo, sbaglia solo un'uscita dall'area palla al piede. E non si arrende neppure al problema muscolare che lo costringe a giocare tutta la ripresa con una vistosa benda alla coscia: stoico.


7,5 alla corsa di Dodò per abbracciare Palladino. Al di là dell'espulsione e del rilancio del croato, è il tecnico il vero vincitore dell'Olimpico. Soprattutto per come ha dimostrato di avere ancora il gruppo dalla sua parte: lo testimoniano i 50 metri di campo fatti dal terzino brasiliano dopo l'assist per il 2-0, ma anche le tante esultanze a mo' di gol quando i suoi difensori uscivano da situazioni di pericolo.

7,5 ai continui cambi di modulo della Fiorentina.  Spesso accusato di sbagliare i cambi, stavolta Palladino l'ha anche letta perfettamente, partendo con il centrocampo più folto come un po' tutto l'ambiente gli chiedeva, passando alla difesa a 3 (o a 5?) nel momento di maggior sofferenza e chiudendo con un ancor più abbottonato 4-4-1-1. Una bella risposta ai critici.

8 al palo di sinistra della porta sotto la curva laziale. E, per una volta, una mano alla Fiorentina l'ha data anche la Dea Bendata, che sembrava voltare le spalle ai viola anche all'Olimpico dopo il clamoroso palo di Gudmundsson nel primo tempo. Invece, lo stesso legno nella ripresa ha salvato due volte De Gea: prima su Dia, poi al tramonto del match su Pedro. Sarebbe stato quasi da baciarlo, come fece Pagliuca a Usa 94.