Non sono mai stato tenero con Palladino, non si è dimostrato pronto per un salto in alto così importante come quello da Monza a Firenze, “si sta prontando” appena adesso. Abbiamo visto troppi errori nelle scelte dei moduli e degli uomini, a volte poche idee e poco coraggio, una crescita troppo lenta ha portato a un finale thrilling. Questa squadra è forte-forte, messa in mano a un tecnico più scafato avrebbe dato sicuramente di più, va riconosciuto con onestà intellettuale. E’ la storia di questa stagione.
Oggi però, ora che dopo tanto lavoro e impegno si sta trovando una quadra, sono ingenerose le troppe critiche per la formazione di Roma e sorvolo su chi ha criticato pure Kean colpevole di non aver messo dentro almeno una delle tre grandi occasioni avute. Ci ha abituato troppo bene, evidentemente. Kean le azioni-gol se le è costruite da grande attaccante quale è, con la forza, con il movimento, poi c’è il portiere e ci sono i centimetri. Kean comunque grande.
E il turn over ci stava. La Fiorentina in fondo ha giocato alla pari con la lanciatissima Roma, all’Olimpico, avrebbe meritato il pari e questo dovrebbe bastare. Parisi e Comuzzo hanno fatto quello che dovevano al posto di Dodò e Ranieri assenti. In mezzo la fisicità e la gamba di Mandragora, Richardson e Ndour hanno impedito alla Roma di giocare. La delusione può essere una e si chiama Zaniolo, ma se non provi a caricarlo a Roma, contro la sua ex squadra, se non ti giochi anche la carta del destino, tanto vale non farlo giocare più. Forse andava soltanto tolto nell’intervallo quando Palladino ha messo idee (con Fagioli), anche il dinamismo di Gud avrebbe aiutato.
L’allenatore ha ragionato su domenica e giovedì, come dargli torto? Con i ko di Dodò e Cataldi, la stessa squadra dei titolarissimi non avrebbe potuto giocare tre partite dispendiosissime in sette giorni. Capisco che c’è il rischio di rimanere fuori da tutto, ma come ho detto, le colpe non vanno certamente cercate in questa formazione o in questo finale di stagione complicato. La domanda, casomai è: che squadra mettere in campo giovedì per battere il Betis?
Premesso che serviranno una concentrazione e una determinazioni totali, è vietato sbagliare, la Fiorentina sa di dover provare ad arrivare prima su tutte le palle, la gara dell’andata ha insegnato molto. Il Betis è forte, soprattutto sugli esterni e negli ultimi quaranta metri, quando attacca l’area avversaria, è forte quando riesce a tenere palla e ricamare con Isco o Lo Celso. E qui l’obbligo è stare compatti. Gli spagnoli, però, hanno mostrato limiti e difetti nella fase difensiva. Quando perdono palla e vengono contrattaccati fanno fatica a ricompattarsi, lasciano spazi e linee di passaggio. Soffrono il palla a terra, i cambi di gioco destra-sinistra e viceversa.
La Fiorentina dovrà dominare la partita e non farla gestire da loro con il palleggio. Come? Opponendo qualità a qualità e parlo soprattutto degli uomini del centrocampo. Non mi è dispiaciuto Mandragora davanti alla difesa (lo aveva già fatto bene in passato), lo riproporrei in quella posizione con due interni come Adli e Fagioli, capaci di inventare, di lanciare con i tempi giusti, ma anche di ragionare. A questi va aggiunto Gud che dovrà girare fra le linee, per diventare il sesto centrocampista o lanciarsi negli spazi appena riconquistata palla. Spero, lo sperano tutti, che recuperi Dodò. Il brasiliano a destra e Gosens a sinistra dovranno costringere gli esterni alti (Ezzalzouli e Antony, entrambi molto bravi) anche a difendere togliendo loro lucidità e spazio in fase offensiva. I due terzini o esterni bassi del Betis sono attaccabili e vanno in difficoltà. La spinta sugli esterni può diventare fondamentale per attirare la difesa da una parte e scoprire il centro.
Servono due gol senza subirne e lo sappiamo e qui il pensiero corre a Kean e De Gea. La differenza l’hanno fatta per tutta la stagione e dovranno farla anche giovedì sera. L’attaccante ha voglia di tornare al gol per tornare alla sua normalità, vogliamo tutti fortemente che possa diventare una delle sue notti.
Con una convinzione in più, ora c’è anche una Fiorentina cresciuta, più consapevole, con maggior personalità. Gioca meglio. Non è più solo para De Gea e segna Kean: la terza finale sarebbe meritata. Il Popolo Viola la aspetta.
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